Charles Dickens secondo Chesterton (Video)


 

foto marco freccero

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 22 novembre 2018.

 

 

Se Charles Dickens è diventato così popolare, ma apprezzato anche dalla critica, lo si deve anche al “lavoro” di Gilbert K. Chesterton.

Buona visione!

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C’è uno scrittore inglese dell’Ottocento che in vita ha avuto un successo colossale. La gente stravedeva per lui e per le sue opere, che erano lette e amate sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Ma anche nel resto del mondo, ovviamente!

Un uomo le cui opere hanno fornito materiale preziosissimo sfruttato poi dal cinema e dalla televisione. Uno scrittore i cui libri e personaggi sono entrati anche nel cinema di animazione, nei fumetti.
Ti ricorda qualcosa il personaggio di Scrooge, e il fantasma del Natale passato, presente e futuro?

Quello scrittore è Charles Dickens.

Ho detto Charles Dickens. Inginocchiati, miscredente!

Eppure buona parte della critica, quando era in vita, non lo apprezzava affatto. E alla sua morte non furono pochi quelli che pensarono: “Finalmente sulle sue opere mediocri calerà l’oblio”.
Non è successo, come sappiamo tutti.

Ma non è accaduto perché ci sono state delle voci che si sono levate, alte, per proclamare la genialità di Dickens. E tra di esse spicca di certo il buon Gilbert Keith Chesterton. Costui fu giornalista, saggista e anche scrittore. È lui ad aver inventato la figura di padre Brown, il prete cattolico che risolve intricati gialli in giro per l’Inghilterra.

Chesterton adorava Dickens, e per questo lui scrisse moltissimo su Dickens. Per esempio: scrisse una serie di prefazioni ad alcune delle sue opere più celebri.
Da “Casa desolata” a “Il circolo Pickwick”; da “Oliver Twist” a “Il nostro comune amico”, e via discorrendo.

E queste prefazioni sono raccolte in questo libro “Una gioia antica e nuova – Scritti su Charles Dickens e la letteratura”. L’editore è Marietti, la traduzione di Sofia Novello ed Edoardo Rialti, che cura anche l’introduzione.

Sì, d’accordo. Chesterton adorava Dickens, lo leggeva e lo rileggeva e ogni volta trovava nelle sue opere un dettaglio, un elemento che prima non aveva considerato con la giusta attenzione.
Ma proprio perché lo amava, in questi suoi scritti non gli risparmia proprio nulla. Che questo straordinario e prolifico scrittore inglese fosse un genio, composto di tanto intuito e istinto, non è certo una novità. Ma aveva anche i suoi difetti che Chesterton elenca in maniera precisa.

Certo: scarsa cultura. Un certo gusto per il macabro. Il desiderio di piacere al pubblico e di offrirgli quello che desiderava e si aspettava.
Ma non sempre.
Siccome Dickens era un autentico genio, aveva una capacità tutta particolare di prevedere e annunciare distorsioni o derive che la società inglese covava al proprio interno.

Per esempio: molti lo definivano affine al socialismo, per via delle sue opere che trattavano così di frequente il tema della miseria di Londra, delle ingiustizie, della prevaricazione dei ricchi sui più poveri, sulla giustizia fintamente cieca perché vedendoci benissimo, menava i suoi fendenti solo su chi aveva poco o nulla, risparmiando spesso chi aveva tutto.

Ma Chesterton, giustamente io credo, osserva che gli attacchi di Dickens non sono mai contro una particolare classe sociale, e in favore di un’altra. Lui odiava il potere, quindi metteva sul banco degli imputati tutti quelli che lo usavano, senza distinzione alcuna.

Un altro difetto di Dickens segnalato da Chesterton, oltre ai soliti noti? Vale a dire il gusto per il patetico, la retorica eccessiva, i bambini sempre molto sfortunati, i personaggi rimbambiti? E non scordiamo che era accusato anche di essere approssimativo nella descrizione del carattere dei personaggi!

Dickens scrisse, per esempio, una “Storia d’Inghilterra per bambini”, proprio lui che non aveva avuto un’istruzione decente. E che per scrivere questo libro non consultò alcuna fonte. Ma era e rimane un formidabile divulgatore, e proprio questa sua dote fuori dal comune lo rende comunque interessante, ci dice Chesterton.

E per quelli che pensano si tratti di una lettura tutto sommato inutile: la critica esiste per svelare quello che persino uno scrittore ignora di sé, e delle sue opere. Ecco cosa ci rivela Chesterton in questo libro.

Alla prossima e anche questa volta come le precedenti: Non per la gloria, ma per il pane!

7 commenti

  1. Senta lei, mi sta forse dicendo che Dickens era il Volo dell’epoca sua?! No, dai, non è possibile.
    Però secondo me era amato proprio perché, più che dei poveri, parlava degli esclusi e degli oppressi. E quelli, in ogni tempo, sono ahimè la maggioranza.

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  2. Dickens piace perché sa parlare alla gente, usa il loro linguaggio. Questo infastidiva le classi colte – ovvero che sapevano leggere e scrivere e basta – perché metteva a nudo i loro egoismi..
    Sarà stato anche poco colto ma di certo ha lasciato un segno.

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