Chi può affrontare la scrittura a 4 mani?


 

foto marco freccero

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 27 novembre 2018.

 

 

Già, parliamo ancora di scrittura a 4 mani. E affrontiamo un argomento sostanzioso, complesso, sul quale forse è difficile se non impossibile dire una parola definitiva. Ma lo scopo di questo articolo non è dire appunto la parola “Totale”, in grado di rispondere a tutti i dubbi.

Solo cercare di fare un poco di chiarezza, e aiutare nella riflessione chi, magari, medita proprio di scrivere un romanzo a 4 mani.

La domanda è semplice ed è racchiusa nel titolo “Chi può affrontare la scrittura a 4 mani?”.

La risposta rapida, ma che se hai esperienza di questo blog un poco conosci già, è: non tutti.

Chi sono? Anzi: chi siamo?

Se per caso sei precipitato su questo blog per caso (non proprio per caso: probabilmente cerchi informazioni sulla scrittura a 4 mani), vorrai conoscere il sottoscritto.

Ecco: io ho scritto un romanzo a 4 mani dal titolo “L’ultimo giro di valzer”. E siccome è a 4 mani, l’altro paio di arti appartiene alla scrittrice Morena Fanti.

copertina l'ultimo giro di valzer

 

Fatte le debite presentazioni, possiamo procedere.

La scrittura a 4 mani non è per tutti

Come dice il titolo, la scrittura a 4 mani non è per chiunque, e infatti non è molto popolare, vero? A parte Fruttero e Lucentini, un duo di scrittori di sicuro e luminoso talento, non ci sono state molte coppie (almeno: molte coppie che hanno proseguito l’avventura).

Credo che sia una pratica che tiene lontani una serie di persone, diciamo una categoria (in realtà è più di una). Andiamo a iniziare.

Chi desidera essere protagonista assoluto, può lasciare perdere. È strano, vero? Perché lo scrittore da sempre è dotato di un grande egocentrismo. Per questo non si accontenta più di leggere ma vuole a tutti i costi fare il passo successivo e più arduo. Scrivere, esatto.

C’è da fare una precisazione. Di certo chi racconta storie è un egocentrico, ma pure questa “qualità” deve chinare il capo di fronte a una necessità “Alta & Nobile”. 

Mi riferisco alla storia.

Occorre “chinare il capo” proprio a lei. I personaggi, si sa (o almeno mi auguro che TU lo sappia) hanno una dignità. Non sono pupazzi nelle tue mani ai quali puoi imporre le tue idee, i tuoi comportamenti, la tua logica di sicuro folle e bislacca. Ma a questo punto potresti pensare che: “Be’, scrivere una storia in 2 allora non è poi troppo diverso”.

Lo è invece. Perché: c’è un’altra persona.

Se l’egocentrismo deve lasciare il passo alla storia e ai personaggi, e tutto si deve fare perché sia la storia e non noi a brillare.

La faccenda si complica un po’ quando non hai a che fare con dei personaggi, ai quali cedi volentieri il tuo scettro.

Ma un’altra persona: è una faccenda ben più complicata!

Si tratta infatti di mettersi in discussione.

Se quando si scrive una storia la giustificazione di una scena, o quel certo dialogo ci pare buona (e spesso lo è, ma non sempre): se si è in 2 a scrivere, cambia parecchio.

Quella scena o quel dialogo deve essere giustificato “adesso”. O al più tardi entro domani.

La flessibilità dello scrittore

Uno scrittore quindi (ecco un’altra categoria di persone, che però deriva dalla precedente), deve essere flessibile. Scrivendo in 2, apre il proprio terreno all’altro (e l’altro: idem!).

Non è poi così semplice come potrebbe sembrare e apparire. Si dirà: uno scrittore, anche indipendente, a un certo punto sul suo terreno fa entrare un editor. Che problema c’è, allora?

Probabilmente, tutti gli scrittori sani di mente (un’esigua minoranza), sanno che un editor ci vuole. 

Ma non amano mostrarsi flessibili con un altro scrittore. Con l’editor e col tempo di crea una certa affinità. E se non c’è ed è “imposto” dall’editore, lo si accetta.

Oppure: lo sceglie l’autore indipendente: ma riconosce comunque a questa figura un ruolo.

Accettare che un “mio pari” dica: questo dialogo non gira; questa scena fa acqua da tutte le parti… Non è semplice. Occorre appunto essere flessibili.

Ma non è una faccenda per tutti (ah, l’ho già detto? Davvero?).

La conseguenza dell’essere rigido

A questo punto è come spingere una palla dall’ultimo scalino in alto: rimbalzerà mestamente sino in fondo. Vale a dire: la mancanza di flessibilità non può che tradire un’indole che pensa: “Io sono il più bravo”.

Lo scrittore è un animale che SA di dover sempre imparare a scrivere, perché si tratta di un apprendistato continuo. Ecco perché di solito gli scrittori leggono.

Perché sono consapevoli di poter sempre imparare qualcosa. 

Né si tratta di sposare un atteggiamento umile e solo formale. Se scrivi a 4 mani lo fai perché ci credi. Ti piace e ti ha convinto l’idea.

Una specie particolare di rischio

La scrittura a 4 mani è una specie tutta particolare di… rischio. Perché di fatto affidi parte del tuo lavoro a un altro (e lui fa altrettanto con te, è naturale).

Il confronto non lo puoi rimandare tra 6 mesi (be’, anche, però…). Se c’è un dubbio (“Ma perché inserire la scena del furto? Non c’è già abbastanza carne al fuoco?”), bisogna dirlo e parlarne all’istante (o il prima possibile). Dopo, si potrà sì metterci le mani e stravolgere; ma rischia di essere un lavoro da pazzi.

Sì: perché lo si fa in 2, ricordi?

Sei insomma chiamato a “entrare” in un mondo che non è il tuo. Se infatti la scintilla della storia proviene da un altro, entri nel suo mondo, con il tuo.

Qualcosa si analogo accade quando invece la scintilla è tua: permetti a un “estraneo” di calpestare il tuo mondo! 

In qualunque modo accada tu stai “contaminando” il tuo mondo. E questo è un bene!

La fuffa che “siamo un’isola” quando scriviamo, è appunto pura fuffa. Solo che nella scrittura a 4 mani la contaminazione è ben più massiccia, arriva in quantità che potremmo definire industriali.

Farà bene alla scrittura, quando torneremo ad affrontare la pagina da soli? Su questo non ho dubbi: sì. 

Credo di averlo già scritto in passato su questo blog. Riguarda l’IBM…

L’omino dell’IBM

L’IBM è stata un’azienda fondamentale nel campo dei computer (che ha abbandonato da anni, vendendo ai cinesi di Lenovo la sua divisione PC). E insegnavano questo a chi stava preparando, per esempio, una presentazione.

Invitavano a immaginare un omino che alle spalle diceva: “Quindi? E allora?”.

Ecco: diciamo che la scrittura a 4 mani è un omino IBM più massiccio e muscoloso. E che non ti lascerà più, per fortuna.


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9 commenti

  1. Non so se riuscirei a scrivere un romanzo a 4 mani, forse ci vuole anche la storia adatta, che metta d’accordo tutti e due.
    Questa dell’omino IBM comunque non la sapevo. (mannaggia a loro che hanno venduto a Lenovo e la qualità ne ha perso notevolmente) Ma in un certo senso ce l’ho anch’io un omino IBM alle spalle, è quello che mi pungola ogni volta che stress e stanchezza mi fanno esitare di fronte la palestra. Il mio omino IBM però c’ha gli occhi blu, gli viene pure facile convincermi… Devo dirgli di applicarsi pure con la mia scrittura! 😀

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  2. la storia dell’omino non la sapevo ma la metto nel mio bagaglio. Scrivere a quattro mani? Non è facile e nemmeno semplice. E’ vero che lo scrittore è il più egocentrico del mondo. Esiste lui e basta. Semmai il mondo ruota intorno a lui

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  3. Che non sono adatta alla scrittura a più mani lo avevo capito nella mia unica esperienza (a otto mani, ma non credo faccia molta differenza, a parte nell’organizzazione pratica). Detesto l’idea di non avere l’ultima parola nelle decisioni riguardanti qualcosa che sto scrivendo. Detesto anche l’idea di scrivere detestando qualcosa. No, non fa per me. 😉

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