di Marco Freccero. Pubblicato il 29 novembre 2018.
Un libro di Chesterton che parla di… Un’osteria volante? Ma volano, le osterie? Oppure ne vola solo una? E perché lei sì e le altre no?
Buona visione!
Nel 1914 lo scrittore e saggista inglese Gilbert Keith Chesterton pubblica il romanzo “L’osteria volante”. La sua particolarità è di essere ambientato nel futuro, 100 anni dopo dunque. Ma se tu pensi che si tratti di un romanzo di fantascienza, sbaglieresti.
Questa edizione del “L’osteria volante” è edita dalla casa editrice Falsopiano. Il traduttore è Gian Dàuli.
Di che cosa parla?
Prima ho detto che è ambientato nel futuro, ma qui non ci troverai automobili che volano, ascensori che collegano la Terra alla Luna, o colonie su Marte. Nulla del genere. Chesterton immagina che nel futuro in Inghilterra il Cristianesimo sarà messo da parte per essere sostituito dall’Islam, perché considerato, dai politici e dagli economisti, più adatto. Più teso alla perfezione.
E in questa tensione verso la perfezione vengono chiuse tutte le osterie del Regno Unito, e il vino viene proibito, perché l’Islam lo proibisce. Be’, quasi proibito a tutti. Qualcuno il vino continuerà a berlo comunque, soprattutto tra le classi agiate. Ma in questa Inghilterra tesa alla perfezione proposta dall’Islam, e che si appresta a mettere al bando anche la carne di maiale, due sinistre figure si aggirano con un cacio, e una botte di Rhum. E portando con sé l’insegna di una vecchia osteria.
Forse non tutto è perduto! Forse da qualche parte è possibile farsi ancora un goccetto in santa pace!
Il tono del libro è allegro, quasi si vede il sorriso dell’autore mentre lo scriveva. Ma soprattutto si tratta di un’allegoria. Vale a dire: Chesterton scriveva questo, ma voleva indicare qualcosa di differente. Che non è quello che pensi tu, però.
A prima vista sembrerebbe trattarsi di un attacco all’Islam, ma lo scrittore inglese ha altro per la testa. Il suo obiettivo è infatti altrove.
Mi sembra che Chesterton con questo libro voglia spiegare che il problema della democrazia non è la deriva demagogica o totalitaria. Ma la scelta di imporre agli individui comportamenti e direttive che poi inevitabilmente conducono alla demagogia.
Il problema del potere, anche in democrazia, è che nella sua indole più intima, senza la quale non sarebbe affatto potere ma uno scherzo grossolano, c’è un forte disprezzo per la realtà. E una smisurata ambizione: quella di eliminare dall’orizzonte ogni conflitto e imperfezione.
Questa ambizione che a prima vista pare buona e sana, in fondo tutti quanti noi vorremmo vivere in pace e raggiungere la perfezione, è un formidabile attacco proprio alla natura dell’essere umano, che è imperfetto e sempre portato, come è giusto che sia, al conflitto.
Perché solo il conflitto ci permette di crescere, di migliorare.
La politica, assieme al potere economico, decide che l’Islam è la religione giusta per l’Inghilterra. Quindi inizia non solo ad agire in un certo modo. Ma impone a tutti un certo comportamento. Ad alcuni, le élite, si spiega la bontà della scelta. Perché sono elites e meritano una spiegazione. Si sa: le élite sono intelligenti.
A tutti gli altri, il popolo insomma, non si spiega proprio nulla, e si decide solo di imporre, attraverso leggi e divieti, un radicale cambio di rotta.
Si sa: il popolo è bue.
Che cosa succede alla fine?
Questo non lo dirò.
Il libro si legge velocemente, è godibile, e strappa anche il sorriso. Siamo lontani anni luce dall’introspezione che troviamo per esempio negli scrittori russi. O dalla complessità della trama che ci regalava invece l’ottimo Charles Dickens.
Non hai sentito che ho detto: Dickens? Inginocchiati, miscredente!
È una lettura deliziosa che ha il pregio di affrontare con leggerezza un tema importante. No, non è l’Islam, lo ribadisco. Semmai è la natura del potere che sogna di trasformare il mondo in un Eden colorato e senza conflitti.
Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane!
Chi è al potere crede sempre di avere la verità in tasca e di sapere cosa è meglio per la massa, salvo poi trasgredire alle stesse regole. Interessante questo libro che consigli.
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Però in un’altra edizione. Ci sono refusi…
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Vengono chiuse tutte le osterie del Regno Unito e l’alcool (per cui anche il vino) viene proibito?
Ma allora Chesterton ha anche inserito la separazione della Scozia dal Regno Unito… che non ce li vedo proprio a restare senza whisky!! 😀
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Eppure 😃
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