Quali letture per lo scrittore indipendente


foto marco freccero

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 27 novembre 2018.

 

Le letture dello scrittore indipendente: un titolo che non significa un bel nulla, in apparenza.
Perché uno scrittore che lavori per una casa editrice media, piccola o grande; oppure quello che decide di essere appunto indipendente, devono leggere. Questo si sa e dovrebbe essere ovvio e non dovrei essere qui a perdere tempo a scrivere queste righe. 

Ma questo articolo è scaturito da una rilettura di una lettera di Fedor Dostoevskij al fratello.

Dostoevskij scrive al fratello

 

E adesso ti chiedo dei libri, mandameli fratello. Di riviste non ho bisogno. Mandami invece gli storici e gli economisti europei, i padri della Chiesa e possibilmente tutti gli antichi (Erodoto, Tucidide, Tacito, Plinio, Flavio, Plutarco, Diodoro e così via. Sono tutti tradotti in francese). E infine il corano e un dizionario di tedesco. (…) Mandami anche il manuale di fisica di Pisarev e un qualche manuale di fisiologia (magari in francese, se in russo è troppo caro). Scegli le edizioni più economiche e fittamente stampate.

 

Dostoevskij scriveva tutto questo dalla cittadina di Semipalatinsk, a quei tempi impero russo, ora città del Kazakistan. Lì, se non ricordo male, fece tappa nel suo viaggio verso il confino. Dagli anni Quaranta la città (che adesso si chiama Semej), ospitò nelle vicinanze un poligono nucleare.

Sto divagando? Può darsi: ma un blog che ti regala tutte queste informazioni, mi dici dove lo trovi?

Torniamo a Dostoevskij: lui legge così tanto perché teme di perdere il contatto con la vita. Condannato alla Siberia, proprio quando iniziava a essere al centro della vita letteraria russa, è convinto che se non riuscirà a tenere vivo il legame con il mondo, non solo il mondo si scorderà di lui. 

Soprattutto lui non sarà più in grado di interpretarlo. E quindi di scriverne.

Leggi: 15 libri per imparare a scrivere

Non voglio star qui a ripetere che dobbiamo leggere e bla bla bla. Si sa che è così e non desidero spendere tempo a ribadire questi concetti che alla lunga annoiano me per primo.

Però ho anche riflettuto sulle mie letture di quest’anno e soprattutto su una certa resistenza che trovo nell’ambiente della scrittura indipendente.

Anche tra coloro che leggono, non trovo molte persone disposte (per esempio), a spendere tempo nella lettura di altri libri. 

Dostoevskij studierebbe marketing?

E quando mi riferisco ad “altri libri” non parlo solo di filosofia, teologia, scienza, fisica eccetera eccetera. Niente del genere. 

Parlo di marketing. 

Ma Dostoevskij studierebbe marketing? No; e per un motivo molto semplice. Ai suoi tempi non c’era niente del genere o meglio; c’era eccome.
Si chiamava “Anna Grigoriewna”, ed era sua moglie. Era una donna intraprendente e sarà lei a spingere Fedor all’autopubblicazione con il romanzo “I demoni”.

Leggi: Come Dostoevskij si autopubblicò

Ci troviamo, in fondo, alle prese con una questione di lana caprina, esatto.
Quello che faceva un certo scrittore immerso nella sua epoca ci deve lasciare abbastanza indifferenti, in realtà.

Al giorno d’oggi uno scrittore indipendente, o che si autopubblica, SA (perché lo ha capito sulla sua pelle), che sono necessarie una serie di competenze. Per esempio: aprire un blog è spesso motivo di perplessità e rifiuto da parte di chi scrive. Me ne rendo conto. Perché diavolo dovrei perdere tempo a scrivere queste frasi, invece che scrivere racconti?

Leggi: Resurrezione

Io infatti scrivo articoli, e racconti. (Il prossimo anno pure un romanzo).
Come mi pare di avere già scritto più volte da queste parti, il blog, tra i tanti punti di forza che ha, ne presenta uno che forse è sottovalutato. 

Vale a dire permette di fare esperienza proprio con la scrittura. Certo la parolina magica “esperienza” presuppone tempo: sia per scrivere dei brevi racconti; che per riuscire a conquistare l’attenzione dei lettori.

Per come la vedo io: hai una possibilità: l’autopubblicazione. Non è “Rosa & Fiori – Premiata Ditta – Fornitrice della Real Casa”; niente del genere. Su questo mi pare di aver già ribadito questa verità un centinaio di volte, su questo blog.

Lascia perdere quello che facevano (o non facevano), certi scrittori del passato. Il passato è… è… Esatto: passato!
Qui siamo, e qui ci tocca restare.

Quindi?

Gutenberg vs amanuensi

Ecco perché credo che uno scrittore indipendente del XXI secolo che ami davvero le sue storie deve per forza leggere… Libri che teoricamente non dovrebbe nemmeno prendere in considerazione. 

O credi alle tue storie, oppure non ci credi. Tralasciamo il secondo aspetto, concentriamoci sul primo. Se pubblichi e non si muove mosca: non è il brutto mondo cattivo. Ti ricordi? Sei uno scrittore che si autopubblica, un autore indipendente. Quindi è responsabilità tua, dalla A alla Z. Alcuni concetti che forse ti sfuggono:

  1. nessuno te lo ha chiesto, né imposto;
  2. hai deciso di autopubblicare;
  3. pensavi che fosse uno scherzo (sei andato per suonare, e sei stato suonato).

Succede. 

Succede soprattutto quando non si percepisce la novità dell’autopubblicazione. È come se fosse arrivata la tecnologia di Gutenberg, e un sacco di gente pensasse che è meglio rivolgersi agli amanuensi. Che è sempre meglio il lavoro degli amanuensi.

No.

Da alcuni pallidi segnali mi pare di capire che l’autopubblicazione ha già mutato pelle. Certo, se tu ascolti gli editori sentirai le solite cose.

  1. Dilettantismo;
  2. mediocrità;
  3. superficialità;
  4. in una parola: autopubblicazione.

Ma è evidente. Che cosa potrebbero dire, costoro? Le loro casse si riempiono dei soldi che alcuni autori indipendenti hanno garantito loro. In che modo? Pubblicando in maniera indipendente, riscontrando un successo del tutto imprevisto, firmando infine con loro. 

Poi, verrà il momento (e già è qui), che l’autore dipendente dirà: no, grazie. Preferisco così.

Prediligo l’autopubblicazione. 

L’editore del futuro? Un taxi

Enrico Mattei è stato il fondatore e presidente del “Cane a 6 zampe”. L’Agip insomma, acronimo di Agenzia Generale Italiana Petroli. A proposito dei partiti affermava che lui saliva, pagava la corsa e scendeva.

Se dovessi perciò definire come saranno le case editrici in futuro per gli autori che sceglieranno l’indipendenza risponderei: come un taxi.

Sino a ora pochi sono gli autori (italiani) che continuano sulla loro strada in modo indipendente. In parte perché la casa editrice ha ancora un fascino (eppure: boh!), e poi perché di certo manleva un sacco di lavoro dalle spalle dell’autore.

Però vorrei vedere come sarà la vita (letteraria) di questi autori che si sono affidati giulivi alla casa editrice, tra qualche anno. Io un sospetto ce l’ho (vale a dire: delusi); ma vedremo.

Poi ci sarà una piccola pattuglia di autori che tratteranno con la casa editrice: manterranno il pieno controllo sull’edizione digitale, e cederanno solo quello relativo al cartaceo. Sulle traduzioni saranno loro a scegliere i traduttori (perché magari da anni collaborano con un professionista che cura questo aspetto; eccetera eccetera).

Le letture dello scrittore indipendente

Le letture dello scrittore indipendente dovranno quindi avere come oggetto anche:

  1. marketing;
  2. Seo;
  3. Inbound marketing;
  4. content marketing;
  5. reti sociali e loro utilizzo;
  6. più qualcosa che al momento mi sfugge, oppure sta emergendo (Blockchain? Bitcoin?).

Me ne rendo conto: non è esattamente quello che sognavi/desideravi. Hai ragione. È molto meglio. Se vuoi avere un buon punto di osservazione per capire (anche), come le tecnologie cambieranno la lettura (e la scrittura), è sull’autopubblicazione che devi investire.

Le case editrici, al momento, si baloccano (ancora) con i DRM Adobe.


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9 commenti

  1. Mmmh, brutto tasto… non provo avversione verso il marketing in sé, se non mi fa vendere libri porta a porta, ma non navigo nemmeno in un tale mare di tempo libero per cui io possa dire con tranquillità: ma sì, facciamo anche questo. Avevi dato in passato qualche buon titolo su questi argomenti? Mi sa di sì. Sull’importanza del blog: in certi momenti neri credo che il blog, pur da me bistrattato, mi abbia mantenuta collegata alla scrittura.

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  2. E quando leggo Gutenberg, il mio cervello bacato mica pensa a colui che inventò la stampa. No, istantaneamente pensa al nuovo editor che uscirà di default su WordPress 5.0 atteso per domani.
    Ecco, come ci si riduce a leggere di blogging e marketing… 😀
    (Ma io sto pure leggendo di Aristotele, Newton e Einstein, per cui tutto è relativo no?)
    I Bitcoin rischiano di diventare come i mutui subprime. Quando generi un guadagno dal nulla, prima o poi la bolla scoppia.

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