Il suono della solitudine – di Michele Marziani


 

foto marco freccero

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 7 gennaio 2019.

 

 

Un po’ di tempo fa mi ha scritto lo scrittore Michele Marziani. Di lui sapevo e conoscevo qualcosa. 

Per esempio che è stato direttore della rivista di StreetLib “Il colophon”; editor della Antonio Tombolini Editore. Oltre a essere uno scrittore e, come tanti scrittori, ha il suo sito. 

Mi ha scritto per propormi la lettura del suo ultimo libro: “Il suono della solitudine”. 

Ho accettato e dopo qualche giorno il libro è arrivato, inviato in una busta da Ediciclo Editore.

È uno scrittore che vive in un piccolo paese ai piedi del Monte Rosa in quella Valsesia che io ho incontrato parecchi anni fa…

Nel luglio del 1987 ero proprio in Valsesia; ad Alagna (“Imland” secondo la lingua dei Walser), che visitai velocemente; poi mi spostai al rifugio Barba Ferrero.

Visitai anche il Sacro Monte di Varallo Sesia, la “diga” cattolica contro l’avanzata dei tedeschi protestanti (come erano i Walser). (Errore che mi ha fatto notare Michele Marziani: erano cattolici).

Fu una vacanza indimenticabile: ma per via della pioggia che presi. Non sono più riuscito a bagnarmi così bene e in maniera così meticolosa come in Valsesia. Non riuscii mai ad arrivare a destinazione delle mie camminate progettate. Alla fine, dopo 5 giorni di tentativi (“Oggi il tempo sembra ottimo: andiamo”; per poi tornare di volata al rifugio inzuppato d’acqua), scappai per la disperazione.

Però sto divagando.

Il suono della solitudine

Il suono della solitudine” è un’apologia della stessa; cioè della solitudine. Non mi viene in mente un’altra definizione. Non è un romanzo e nemmeno una raccolta di racconti. Un saggio, forse?
Direi di no.

 

copertina libro il suono della solitudine

 

Però attenzione: la protagonista di questo libro non è la solitudine canaglia che molti adottato per inchiodare la propria esistenza a un insieme di riti inutili o dannosi (per sé, o per gli altri).

Marziani si è ritrovato tra le mani questo dono (ma all’inizio non sapeva che fosse appunto un dono; lo ha scoperto soltanto attraverso gli anni). E lo ha fatto fruttare nella maniera migliore. O almeno: nella maniera che ci è data. Che faticosamente scopriamo un giorno dopo l’altro, con pochi aiuti e una buona dose di incomprensione, oppure indifferenza, da parte degli altri.

Sì, si potrebbe dire che il suo mestiere di scrittore ha bisogno di questa caratteristica; anche se non mancano quelli che riescono a scrivere anche in mezzo alla folla (ma come fanno?).

Il nocciolo di questo libro non è solo nelle sue pagine; e nemmeno tra le righe. Si trova anche in esse, ovviamente. 

Prima però di spiegare che cosa intendo, meglio cercare di stabilire un proficuo legame con altri libri: quali?

Il mondo (be’, non proprio il Mondo, infatti l’ho scritto minuscolo), dedica in questi ultimi tempi un’enorme attenzione alla scrittura. Dappertutto è uno sbocciare di libri e webinar (a pagamento), che spiegano per filo e per segno che cosa devi fare per ottenere dei risultati tangibili ed essere uno scrittore di successo.

Tutti, giustamente, si applicano con grande ed enorme impegno a spiegare che ci vuole proprio il marketing, eccetera eccetera.

Tutto inevitabile.

Tutto anche molto “luminoso e gioioso”.

C’è un dettaglio che viene messo da parte.

Questo libro di Michele Marziani ce lo ricorda. 

Vale a dire?

Qual è il dettaglio che Marziani mette al centro, mentre tutti tendono volentieri a metterlo da parte.

Ma che razza di domande:

la solitudine.

Sembra sempre festa.

Sempre gioia.

Sempre felicità.

Sarà che sono ligure, e i liguri sono cupi; gotici. Soprattutto quelli dell’entroterra. Ma dappertutto c’è ordine di fare festa e gioia.
Perché; perché; già, perché?

Ah, adesso ricordo.

Il successo. È che non ho molta dimestichezza con lo stesso; in più io sono tenacemente abbarbicato alla mia volontà di essere indipendente, quindi ci siamo capiti.
Il successo: nel senso che è accaduto?
L’accaduto?
Ma cosa, precisamente, è accaduto?

Questo librino (di piccole dimensioni, ma realizzato con una cura che ormai si trova solo nelle piccole case editrici, e nemmeno tutte), così fuori moda; così lontano dalle chiacchiere e dalle parole su scrittura e successo; scrittura e best-seller. 

Così inutile.

Così necessario e per questo utile.

Il suono della solitudine dovrebbe essere letto da quanti leggono libri su come imparare a scrivere. Per ricordare a costoro che alla fine la pagina è bianca; e la scalata è affar tuo.

Perché scrivere è una scalata che nessuno ti ha chiesto.

L’hai scelta tu.

E per questo sei solo: tu e la parete.

O meglio: tu e la pagina bianca. 

In questo piccolo mondo che ha fede e fiducia solo in tutto quello che è eccessivo, straordinario, capace di produrre solo numeri, e numeri sempre più grandi. Dove solo ciò che è eccezionale conta davvero, e tutto il resto è fallimento, paura, paura di osare, ogni tanto…

Ogni tanto capitano questi piccoli libri che ci ricordano che la scrittura è un cammino solitario e un poco in disparte. Non per orgoglio, o per il piacere di essere “bastian contrario”.

Ma perché è necessario.

Bisogna.

Bisogna coltivare la solitudine. Occorre praticare sì un cammino; ma differente. Di lato. Quasi nascosto. C’è la strada, lì, comoda e pianeggiante; e accanto c’è quel sentiero che nessuno percorre più, perché scomodo, perché non pianeggiante.

Chi racconta storie, chi scrive insomma, sceglie quel sentiero che per forza di cose è solitario, distante dal caos di quella strada dove tutti corrono, si ammassano. Urlano e strepitano.

E li guardi.

Il tuo passo differente, solitario: è uno sguardo che sceglie e che ha scelto.

Il suono della solitudine – di Michele Marziani. Ediciclo Editore In vendita su IBS. E su Amazon. Non esiste la versione digitale (purtroppo!).

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