Parliamo della città medievale? – Video


foto marco freccero

 

di Marco Freccero. Pubblicato su YouTube il 31 gennaio 2019. Ripubblicato nello stesso giorno.

 

Medioevo? Sì, grazie!
Andiamo a scoprire assieme come era la città in quel periodo storico? Sì, perché no.
Buona visione.

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Questo secolo, il XXI, è il secolo della città. Per la prima volta nella storia dell’uomo, ci sono più abitanti nelle città, che nelle zone rurali o di campagna.
Ma: che cos’è la città?

Per capirlo conviene leggersi questo libro di un grande storico del Medioevo, il francese Jacques Le Goff, dal titolo “La città medievale”. L’editore è Giunti.

Ma perché la città medievale? Non esisteva già ai tempi dei romani? Dei greci? La città di Gerico, per esempio, tra l’8000 e il 4000 a.C. nella valle del Giordano, in Israele, e poi ancora le città della Mesopotamia. E quelle cinesi? O indiane?

Sì, la città c’è sempre stata, ma se buona parte di noi continua a vivere in questo ambiente è perché essa è rinata proprio nel Medioevo. Portando con sé una tale carica di innovazione da poter affermare che senza la rinascita della città verso il X secolo, non ci sarebbe molto di quello che sappiamo e vediamo.

Dopo il tracollo dell’Impero Romano le persone si sono ritirate dalle città. Per secoli ne sono stati ben distanti. Poi, le cose hanno cominciato a migliorare.

Periodi meno turbolenti, e una generale situazione politica e militare più stabile. Innovazioni tecnologiche come l’erpice, l’ammodernamento dell’aratro, l’uso sempre più massiccio del mulino ad acqua per produrre non solo energia ma anche altro… Tutto questo e tanto di più hanno spinto le persone ad aggregarsi di nuovo.

A tornare in città, insomma.

Ma la città occidentale, ci ricorda Jacques Le Goff, è ben diversa dalle altre città di altre parti del mondo. Sì, la sua rinascita la si deve al potere religioso: il vescovo oltre a gestire le anime, amministra la città. Ma ben presto questa diventa anche centro di potere economico, non solo quindi religioso, e terreno di incontro. E di scontro durissimo.

Uno dei grossi limiti delle civiltà rurali è la sostanziale estraneità che si stabilisce tra vicini. Il contadino che abita accanto spesso è sconosciuto, e a volte persino un tipo poco raccomandabile. Ma anche se conosciuto, è uno solo: lui e la sua famiglia, e basta.

La città al contrario costringe un mucchio di persone che magari nemmeno vorrebbero conoscersi, a stare gli uni accanto agli altri. A stabilire dei legami, a fare fronte comune quando ci sono dei pericoli, delle minacce.
Tutte cose che in campagna non avvengono.

Ecco perché la città, soprattutto in Italia, e poi nel resto dell’Europa, diventa anche la palestra, diciamo così, che permette la nascita e lo sviluppo delle prime, abbozzate libertà individuali.

Perché i suoi abitanti chiedono all’inizio più potere, e poi il potere, per amministrare le loro cose.
Senza la città, non ci sarebbe questo mondo.

Senza la città medievale di certo non vivremmo in questo modo. E non solo perché Roma, Genova, Firenze o Milano, o Savona, hanno al loro interno intere zone, o monumenti che si riallacciano a quel lontano periodo storico.

Ma perché la natura delle nostre azioni, i suoi fondamenti, sono stati gettati in quei secoli distanti.
Perché è la città che vede la nascita delle prime università; non le campagne.

Perché è la città che vede le prime scuole. Nel 1338 a Firenze tra gli otto e i diecimila ragazzi e ragazze imparano a leggere e a scrivere.
Sì, anche le ragazze.
Ecco perché la città è così fondamentale per lo sviluppo della nostra civiltà.

Il concetto di merito nasce nella città medievale. Perché nelle scuole si applicano gli esami e li supera chi è bravo, ha studiato, non chi ha i soldi, e il prestigio della famiglia alle spalle.
Lo studio, e l’esame, sono il primo mezzo offerto a tanti (non a tutti) per superare la propria condizione di partenza.

La nobiltà cavalleresca entra così in crisi, si inizia a delineare il contorno di una nuova figura: la borghesia commerciale, mercantile, che sarà protagonista di tante pagine della storia medievale.

Questo libro è molto breve, lo si può leggere in un pomeriggio. Si tratta quindi di uno di questi testi divulgativi che permette di farsi un’idea meno superficiale e più completa di quello straordinario periodo storico che chiamiamo Medioevo.

Un periodo storico da riscoprire e rivalutare: subito!

Alla prossima e come al solito: Non per la gloria, ma per il pane!

3 commenti

  1. come storico lo conosco. Ha spaziato molto. La lettura dei suoi testi è sempre facile. Hai ragione nel dire che non è superficiale senza diventare saccente.

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