Sono un Self Publisher Writer (Intervista allo scrittore Roberto Bonfanti)


Pubblicato il 4 marzo 2019

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Tornano le interviste agli scrittori (dopo una pausa un bel po’ lunga). Questa volta è il turno di Roberto Bonfanti, “Self Publisher Writer”. Un’occasione per conoscere da vicino un autore indipendente e la sua opera.

Buona lettura.

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Sul tuo sito ti definisci “Self Publisher Writer”. Ma quanto impegno e fatica c’è nell’essere uno scrittore che si auto-pubblica?

Doppia o tripla, rispetto a un autore che ha alle spalle una casa editrice. Ci si deve accollare il lavoro che di solito viene (o dovrebbe essere) svolto dall’editore: editing, correzione delle bozze, impaginazione, realizzazione della copertina, promozione ecc.

Per te che cosa significa essere uno scrittore che si auto-pubblica? O meglio: come è cambiato il tuo modo di affrontare la Rete, il tuo lavoro di scrittura, quando hai deciso di “fare sul serio”?

Hai giustamente virgolettato il “fare sul serio”; per me è ancora solo un divertimento, un hobby e sono convinto che la scrittura lo rimarrà per sempre. Nonostante questo ritengo che pubblicare un libro, che sia fatto tramite l’editoria tradizionale e con l’autopubblicazione, comporti una certa responsabilità, quantomeno verso i lettori, quindi sicuramente il mio approccio alla scrittura è cambiato, spero in meglio. Sono più attento ai dettagli, alla forma, faccio revisioni più scrupolose dei miei testi sapendo, appunto, che finiranno sotto gli occhi di eventuali lettori e non rimarranno confinati nel proverbiale cassetto. Cero di comportarmi da scrittore “vero”, anche se non lo sono.

Quali sono, a tuo parere, i miti da sfatare attorno all’autoeditoria (o self-publishing che dir si voglia)?

Il principale è quello di accumunare self-publishing e EAP (editoria a pagamento) nel calderone della “vanity press”. L’autopubblicazione andrebbe vista come alternativa all’editoria tradizionale, chi la sceglie spesso lo fa a ragion veduta e non come ripiego, non è detto che chi intraprende questa strada lo faccia perché i suoi libri sono scadenti e quindi non appetibili da un editore, ma semplicemente perché vuole un maggior controllo sulla sua opera, accettando anche tutti gli oneri di cui parlavo prima. Direttamente collegata a questo discorso c’è l’altra opinione diffusa, cioè che la qualità dei libri self sia sempre scarsa. Io, ovviamente, non la penso così e ne ho avuto la riprova leggendo molti autori indipendenti, scoprendo tanti romanzi e racconti di assoluto valore. Anzi, credo che questo fenomeno accresca la “biodiversità” letteraria, sfornando talvolta libri sui quali le CE, magari vincolate da esigenze di profitto, non rischierebbero. La bontà di un libro non dipende dal metodo di pubblicazione ma dalla capacità dell’autore.

Il problema più grande per un scrittore indipendente è quello della discoverability: farsi trovare dai lettori. Secondo te, qual è la prima mossa da fare: blog? Gruppo Facebook? Twitter? Google AdSense? (Oltre ad avere scritto un’opera almeno interessante, è ovvio). Oppure basta “tenere duro” e non badare troppo alle reti sociali? 

Oggigiorno sarebbe un atteggiamento miope ignorare internet, i social. Penso che ogni auto-editore (uso questo termine per ribadire che il lavoro non si limita solo allo scrivere), per avere un minimo di visibilità debba trovare i mezzi più adatti per raggiungere il suo pubblico potenziale. Ritengo che un blog possa essere utile per segnalare nuove uscite, postare brani e anticipazioni, quindi più per mantenere un dialogo attivo con chi già ci conosce. Secondo me all’inizio, ma non solo, è importante una presenza discreta ma costante sui social più diffusi: facebook, twitter, instagram ecc. Un paio di volte ho utilizzato Facebook Ads (annunci a pagamento di fb), in occasione di nuove uscite. Per individuare il proprio target bisogna anche tenere conto del genere che si scrive; per fare un esempio, a un autore di thriller consiglierei di essere presente nei gruppi Facebook che trattano libri simili, mentre sarebbe inutile segnalare i propri ebook dove si ragiona solo di fantascienza. Anche il confronto con “colleghi” autori può essere molto utile, come scambio di consigli e opinioni. 

Puoi rivelarci, se ti va, quali sono gli errori che hai commesso nella costruzione della tua piattaforma di fan?

Quando ho iniziato a pubblicare, e parlo di diversi anni fa, ho fatto gli errori tipici del novizio, il più grave di tutti è stato quello di postare a raffica, “spammare” i miei libri su Facebook, pratica controproducente che ho presto abbandonato e che sconsiglio vivamente. Col tempo ho capito che è molto più utile partecipare alla vita social con un profilo basso, costruendo la propria reputazione senza fare pubblicità ossessiva. Sono errori dovuti all’inesperienza, devo dire anche che a quel tempo, e parlo di sei-sette anni fa, il self-publishing era un fenomeno relativamente nuovo, eravamo una sorta di “pionieri”; non lo dico per vanto, è solo un dato di fatto. 

“Studiare il mercato, individuare il pubblico, e poi scrivere di conseguenza la storia”. Concordi con questa strategia, oppure la consideri una strada che porta a produrre libri tutti uguali?

No, è una strategia che non sposo, non sarei neanche capace di scrivere avendo in mente un lettore tipo. Come ho detto prima, apprezzo la possibilità che ci siano testi fuori dal coro, magari anche di nicchia.

Pensi che sia necessario frequentare dei corsi di scrittura creativa (oltre a leggere tantissimo)?

Può essere utile, ma non sostituisce la scuola fondamentale di ogni scrittore: leggere, leggere e ancora leggere.

Le cose che uno scrittore indipendente deve fare assolutamente

Primo: non innamorarsi troppo di quello che scrive. Difficilmente sarà un capolavoro indimenticabile, è dura da accettare ma io la penso così.

Secondo: rileggere fino alla noia quello che si è scritto, magari lasciandolo riposare per qualche giorno o qualche settimana dopo la prima stesura. C’è sempre qualcosa da migliorare, da cambiare, soprattutto da togliere.

Terzo: se è possibile, avvalersi di uno sguardo esterno ed accettare critiche e suggerimenti con obbiettività e umiltà. Questo riduce il rischio di ricadere nel punto primo.

Quarto: non farsi prendere dalla frenesia della pubblicazione ad ogni costo. Mostrare il proprio lavoro solo quando (e se) si è davvero convinti di aver fatto le cose al meglio delle proprie possibilità.

Quinto: una volta fatto il grande passo, la pubblicazione, evitare di prendersela troppo per eventuali recensioni negative; non possiamo piacere a tutti, un libro non è solo di chi lo scrive ma anche di chi lo legge, può succedere che non scatti la giusta sintonia.

Quali sono i libri di formazione alla scrittura da leggere a tutti i costi

Domandona. Ne ho letti alcuni, da ognuno ho colto suggerimenti ma non credo che esista il manuale definitivo, il Santo Graal della scrittura. Uno dei più interessanti mi è sembrato “On writing” di Stephen King.

Puoi rivelarci a che cosa stai lavorando?

Sono uno scrittore, pardon, uno scribacchino poco prolifico. Sto lavorando da troppo tempo (ahimè) al mio terzo romanzo, nel frattempo scrivo racconti, ogni tanto.


Chi è Roberto Bonfanti?

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A lui la parola.

“Sono nato nel secolo scorso.
Anzi, nel millennio scorso.
Sarà per questo che non mi sento più tanto giovane?
Di mestiere faccio il tecnico audio nel settore dello spettacolo.
Ho da molti anni il “vizio” di scrivere, un po’ di tutto, racconti, poesie, riflessioni, ma solo negli ultimi tempi ho concretizzato in una forma più razionale le mie creazioni.
Ho autopubblicato alcuni libri e ebook:

  • Come un granello si sabbia e altre storie – Racconti
  • Sogni 2010 – Racconti
  • Storie di ordinaria fonia – Racconti legati al mio lavoro
  • La vita è dura nei dettagli – Romanzo
  • Cose che si rompono – Romanzo (sequel del precedente)

Ho iniziato il terzo romanzo della trilogia e prima o poi lo completerò
Forse.”

Ovviamente Roberto Bonfanti ha un sito web.

21 commenti

  1. Roberto scrive per passione ma sa coniugare alla passione una grande professionalità, e al tempo stesso ha chiaramente talento. Sul web abbiamo empatizzato molto lui e io, quindi si vede che abbiamo vedute simili e infatti mi rispecchio pienamente nei concetti che lui ha espresso nell’intervista. Ovviamente con l’occasione lo incoraggio a non mollare e a portare a termine il terzo romanzo.

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