Pubblicato su YouTube il 28 marzo. Ripubblicato su questo blog nello stesso giorno.
Andiamo in Francia, a scoprire uno degli scrittori più prolifici ed entusiasmanti. Sì, esatto: è lui: Honoré de Balzac!
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Per le strade di Parigi si aggira un disperato. Chiede udienza a un avvocato ma i suoi assistenti gli spiegano di tornare durante la notte quando il loro capo, sempre così impegnato, riceve.
E l’uomo torna. Di notte. E trova l’avvocato che accetta di ascoltare il suo caso. Si fa raccontare la sua storia.
Non è una storia qualunque. È quella del colonnello Chabert!
“Il colonnello Chabert” è un racconto del possente scrittore francese Honoré de Balzac qui nell’edizione di Newton & Compton con la traduzione di Roberto Bonchio. È uno dei capitoli di quel grande, immortale affresco della “Commedia Umana” che Balzac sviluppa nel corso di tutta la sua vita. Stiamo parlando quindi di un colosso della letteratura europea e mondiale, che ispirerà altri scrittori come Dostoevskij e Dickens.
Circa 10 anni prima, nel 1807, c’era stata la battaglia di Eylau, una cittadina della Prussia, allora, mentre adesso fa parte, con un altro nome, della Russia. Fu un massacro che non portò una chiara vittoria a Napoleone e alla sue truppe, anche se i francesi la considerarono una vittoria. Lì era presente il colonnello Chabert, che viene ferito alla testa, e in mezzo a quel marasma di morti e feriti i medici lo considerano morto. Quindi viene gettato in una fossa comune. Riesce a riemergere e viene accolto e curato da dei contandini.
Quando finalmente si riprende e inizia a dire chi è, la gente non gli crede. Lo considera o un pazzo, o un imbroglione. Il colonnello Chabert è morto, anche Napoleone lo ha dichiarato.
Il peggio deve ancora venire perché quando torna a Parigi, scopre che la moglie si è risposata e adesso ha 2 figli. Ha fatto carriera, come si dice, ma non è la sola: Parigi, tutta la Francia ormai sembra impegnata a fare carriera. Vale a dire ad arricchirsi, a conquistare un posto al sole e a difenderlo costi quel che costi.
L’avvocato crede a Chabert, e decide di patrocinare la sua causa. Ci sono buone possibilità, se non di ritornare alla condizione di prima (non si può certo annullare tutto quello che è successo durante quegli anni), almeno di abbandonare la condizione di miseria nella quale il colonnello Chabert si trascina. È tanto convinto della storia del colonnello, da prestargli del denaro.
Tutto sembra andare a gonfie vele, dunque? Al contrario. A un certo punto il colonnello Chabert prende una decisione: abbandona ogni pretesa, ogni diritto, e sparisce nel nulla. Torna in quel mondo miserabile di Parigi che ha imparato a conoscere così bene. Ma dove, forse, è possibile ancora trovare un poco di umanità.
Perché lo fa? Può legittimamente avere quanto gli spetta, il denaro per vivere in maniera più decorosa, per esempio. E recuperare l’onore del vecchio ufficiale di Napoleone.
Il punto è che Parigi è cambiata. Come sono cambiati gli uomini e le donne.
Chabert si rende conto che dovrebbe avere a che fare con persone grette e meschine, compresa sua moglie, per settimane, mesi, forse per tutto il resto della sua vita. Persone senza onore ma piene di denaro, perché ormai conta solo quello, e il resto è per stupidi o vecchi idioti.
Capisce che l’onore è un concetto che non vale più nulla. Conta solo la ricchezza, e tutto quello che può comprare. Il resto, che è pure tanto, non vale niente.
Per questo si dissolve.
Questa storia ci insegna anche un’altra cosa. Balzac era un uomo che voleva arricchirsi, si butterà in diverse imprese come per esempio la creazione di una tipografia, ricevendone in cambio solo debiti. Cercherà di frequentare la nobiltà, che lui ammirava tantissimo pur essendo un borghese, e questo annienterà più di una volta le sue finanze. Il suo sogno era quindi la ricchezza, il bel vivere, il lusso, e far parte della società che contava.
Eppure questo libro è un atto di accusa a ciò che egli amava. Attacca quella società piena di sé, ricca, smaniosa di avere sempre più ricchezza, determinata a difendere i suoi privilegi con le unghie e con i denti. Verso il colonnello Chabert, Balzac ha ammirazione, forse viva simpatia. Lo comprende perfettamente.
La grandezza di uno scrittore si nota proprio in questo. Nella sua capacità di dare voce a personaggi, a idee che magari non condivide, riuscendo però a renderli memorabili. E a mettere sul banco dell’accusa i difetti, le ipocrisie di una certa società. Pur sognando di farne parte.
E Balzac è stato davvero uno scrittore immenso.
Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane!
di Balzac ho in lista d’attesa due romanzi ; Eugenia Grandet e Papaà Goriot. Non mi decido mai di iniziare la lettura.
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Fallo subito! 😀
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ci proverò
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Immenso Balzac! E i tuoi video sono un valore aggiunto alla recensione. Non ho letto questo romanzo basato sul problema dell’identità, ma la tua narrazione mi ha ricordavo in qualche modo Il Fu Mattia Pascal di Pirandello.
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Orsù, non più esitare ma Balzac corri ad acquistare! 😉
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Non conosco Balzac. Come sempre prenderò spunto da te per tentare territori nuovi. 😉
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Ottimo! 😀
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Balzac mi sta antipatico solo perché era il preferito della mia professoressa d’Italiano Kattiva delle superiori. E quindi per associazione d’idee… 😀
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Ma la lettura apre la mente! 😀
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