Nella corrente – Parliamo ancora di Huysmans (Video)


 

di Marco Freccero.
Pubblicato su YouTube il 10 aprile. Ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.

 

 

Un altro libro dello scrittore francese Joris Karl Huysmans. Ne avevo già parlato in occasione della lettura del libro “Controcorrente”. (Titoli simili; ma qui la responsabilità è delle case editrici italiane).
Che storia è? Cosa racchiude? Per scoprirlo: continua la lettura (e la visione del mio video).

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Un uomo si aggira per Parigi, è un piccolo impiegato che si chiama Folantin. Ha un lavoro nell’amministrazione pubblica, che trascina attraverso gli anni senza entusiasmo. Senza entusiasmo frequenta le osterie del suo quartiere per il pranzo e la cena, ricavandone sempre cibo di cattiva qualità e vino mediocre. Senza entusiasmo torna a casa e rimpiange di non essersi sposato.
Salvo poi, di lì a poco, definirsi fortunato per non essersi sposato.

Questo è lo scheletro della storia di questo libro pubblicato dalle edizioni Clichy dal titolo “Nella corrente”, e con la prefazione di Stefano Lanuzza. Chi è l’autore? Lo scrittore francese Joris-Karl Huysmans di cui ho già parlato su questo canale a proposito di un’altra sua opera: “Controcorrente”.

Questo libro, di un centinaio di pagine solamente, ma io ho l’edizione digitale, è del 1882, un paio di anni prima di “Controcorrente” e in effetti anche qui c’è un malessere che gira, si interroga, cerca una via d’uscita ma senza soluzione.

Huysmans era amico di Zola e faceva parte di quel circolo letterario che considerava il progresso la soluzione a tutti i mali. Finalmente con l’Ottocento termina ufficialmente il Medioevo e inizia un’era di progresso e felicità per tutti, dove non c’è bisogno di metafisica perché non esiste alcuna metafisica. Tutto è qui e tutto quello che vediamo e realizziamo ha senso e scopo solo qui, non ci sono altre realtà.

Eppure Huysmans con questo piccolo libro ci dice già che le cose non stanno proprio così.

Questo impiegato che vediamo nel suo libro (lui stesso lavorerà al Ministero degli Interni per tutta la sua vita), si muove infatti in una Parigi che si sta americanizzando, sta diventando una nuova Chicago, dove i soldi guadagnati onestamente da un impiegato non assicurano pasti decenti o compagnie interessanti. È un volto di quel progresso tanto celebrato per nulla rassicurante, che non piace.

Il progresso, utile e necessario in molti campi, mostra già qualche limite e Huysmans sembra essere più sensibile di tanti suoi colleghi scrittori verso il malessere che l’uomo moderno sta coltivando.
Folantin è una specie di progenitore del nobile che troveremo nell’altro romanzo di Huysmans, “Controcorrente” appunto, perché ha già in sé i germi di un male che pare senza soluzione. Huysmans è infatti considerato il padre del decadentismo europeo, ispiratore di Gabriele D’Annunzio.

I germi del male: ma quali sono? E la cura, esiste? Difficile rispondere. Di certo inizia con questo libro, probabilmente, il distacco di Huysmans da Zola e dal suo circolo letterario, e che diventerà concreto quando anni dopo pubblicherà “L’abisso”, un romanzo cupo che indaga sul male e il satanismo. Zola non poteva accettare che si credesse a una tale superstizione.

Huysmans con la sua indagine dichiara invece, anche con questo piccolo romanzo, che c’è un male che nessun progresso è in grado di combattere. Un male metafisico. Una concezione che i suoi amici letterati non possono certo condividere.

Aggiungo solo che Huysmans fa parte di quella corrente di autori che guardano con sospetto e diffidenza alla modernità che sta arrivando. Tra di essi metterei anche Dostoevskij, Tolstoj, ma pure Tolkien, Knut Hamsun e altri scrittori magari poco celebri. Ma che hanno verso il progresso un atteggiamento di viva preoccupazione. Spazzerà via tutto, lascerà l’essere umano solo e disperato.

Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane!

5 commenti

  1. Esagero se definisco Huysmans, e gli altri con cui spartisce la medesima corrente di pensiero, misoneista e anche un pizzico oscurantista?
    Di certo, in quanto decadentista, è antipositivista e nichilista. (‘mmazza quanti -ista…)

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    • Lui all’inizio fu con Zola, quindi non era oscurantista. Ma credo che abbia trovato quella corrente letteraria inutile, alla lunga, e se ne sia distaccato sempre di più. Ma ogni “ista” può andare bene per certi periodi; che cosa sia stato davvero, forse nemmeno lui lo ha capito.

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      • In effetti è del tutto logico che un autore/pensatore subisca l’influenza delle diverse correnti filosofiche che si avvicendano negli anni; è il vantaggio dell’aver maturato una mentalità, se non aperta a tutto, quantomeno flessibile. L’ottocento, poi, è stato una fucina di scuole di pensiero.

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