Il favoloso The Legacy Tour arriva a Roma (Quarta tappa)


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Di Marco Freccero. Pubblicato il 23 aprile 2019

 

 

 

 

The Legacy Tour procede. Il solo e unico tour al mondo completamente immobile (non è necessario prendere aereo, treno, metro né automobile o motocicletta), quest’oggi sbarca nella Città Eterna, signore e signori. Ebbene sì: questa tappa esiste grazie a Maria Teresa Steri, scrittrice, giornalista e blogger naturalmente. Un tour dedicato a illustrare che cosa i lettori della “Trilogia delle Erbacce” hanno trovato nei miei racconti, e cosa hanno lasciato loro.

Lei risiede proprio a Roma, e allora andiamo un po’ a parlare di questa strabiliante città.

Esagero? Probabile. A Roma ci sono stato solo qualche anno fa, in tutto 2 o 3 volte. Forse 2. Non scriverò le solite cose che si leggono in giro, anche perché al turista tutto appare bello e buono. Ricordo bene il traffico da manicomio, quello sì; la metropolitana (no, nessun manicomio). La stazione Termini, i monumenti, Trastevere. Il Palatino, il Caravaggio nella chiesa di San Luigi dei Francesi e un mucchio di altre cose (San Paolo Fuori le Mura, la Cappella Sistina e i Musei Vaticani).

Ricordo anche un giovane prete uscire dal Vaticano a bordo di un’Audi; ottima auto sia chiaro. Ma le auto sono come le tasse, più sono grandi più paghi, quindi se vuoi pagare poco: scegli un Fiat Panda.

L’impressione che mi fece vedere l’ufficio delle Poste in via Beato Ottaviano (a due passi c’è Piazza San Pietro), chiuso di sabato pomeriggio (a Savona invece era aperto, e lo è stato fino a qualche anno fa). La barbona che se ne stava su un trono di sacchetti della spazzatura vicino alla Bocca della Verità (che fine avrà fatto?). Sorrideva. 

I ricordi a proposito di Roma sono anche altri, ma qui non possiamo certo dilungarci troppo. Perché questo è The Legacy Tour e stiamo qui a parlare dell’eredità che i miei racconti hanno lasciato in questa lettrice: Maria Teresa Steri.

E il suo contributo è un po’ particolare poiché… Esatto, è audio. Si tratta di una file in .mp3 al quale Maria Teresa affida le sue riflessioni.

Chissà cosa dice! Per saperlo basta premere il pulsante e ascoltare. (Controlla che il volume sia attivo!).

 

Hai ascoltato tutto? Molto bene.

Anche in questo intervento di Maria Teresa emerge per l’ennesima volta il ruolo cardinale che ricopre il blog. Lo so che un sacco di gente afferma che è meglio WattPad o Facebook o ancora Instagram. Ma continuare a offrire delle “eccezioni” spacciandole come “regole” da seguire alla lettera è piuttosto superficiale.
Il blog non è morto, non muore, e permette di offrire ai lettori il mezzo migliore (anche il più a buon mercato) perché imparino a riconoscere, tra le tanti voci, la tua voce. E in seguito, forse, diventeranno i “tuoi” lettori.

Una precisazione importante da fare. Non credo affatto che le persone che pure apprezzano un certo blog (questo che stai leggendo per esempio), diventino i tuoi lettori. Ma non è affatto un problema. Sono certo che alcuni dei lettori di questo blog apprezzino certi argomenti, e il modo che uso per affrontarli. Le mie riflessioni insomma. Però non acquistano i miei libri. Va benissimo così, ci mancherebbe altro.
Probabilmente non amano il genere che affronto. Presumono che le mie opere siano poco professionali; oppure, preferiscono gli autori che sono pubblicati da case editrici. Pure in questo caso: sta bene.

Ma torniamo a parlare del blog (lo so, sono un fissato). Lo scopo di un blog è (lo riscrivo ancora una volta), stabilire una conversazione. Creare un habitat, un ecosistema dove una persona arriva, legge, e per esempio trova tutti i contenuti (i “tuoi” contenuti) in un solo luogo che gestisci tu. Mentre sulle reti sociali questo non succede: un “like”, un “mi piace”, e poi? esatto. tutto scorre via e si perde. Qui tutto resta finché non decido io di cancellare qualcosa, oppure tutto.
E se lo scopo di un blog è creare una conversazione, va bene anche che alcuni non acquistino le mie opere. Non è che stanotte non riuscirò a prendere sonno; o che la trascorrerò a pensare una strategia per “convincerli”.

In fondo un raccontastorie cosa vuole ottenere? Che le sue opere lascino una traccia; e “The Legacy Tour” dimostra che ci sono riuscito. Potevano essere di più i lettori? Può darsi; ho sbagliato parecchio, modestamente; ma quando Stephen King dice che lui non ha iniziato a scrivere per i soldi o il successo: afferma la verità. Non c’era nulla di pianificato, o organizzato. È accaduto, ma poteva anche non succedere. Quello che lui si è imposto è di essere sempre onesto con i lettori, fossero 10 o 100.000. E il bello sai qual è? Che un sacco di altri autori si sono comportati come lui, o si comportano come lo scrittore di Bangor, e non hanno conseguito un terzo della sua fortuna o attenzione.

Gli esseri umani sono folli, e lo sono (soprattutto) quelli che leggono (per non parlare di quelli che scrivono).

Adesso parlerò brevemente dei 2 racconti citati nel contributo audio di Maria Teresa.

Il racconto “Società civile” (ne parlavo in questo vecchio articolo) è stato uno dei primi che ho scritto, e fa appunto parte di “Non hai mai capito niente” (il primo volume della Trilogia delle Erbacce. È la tipica storia frecceriana di una madre sola e due bambini piccoli che vivono a Savona (e dove altrimenti?). A me fa impressione quando sento che qualcuno si è commosso a leggere le mie storie. Forse perché a me non succede. Quando racconti una storia cerchi solo di essere onesto. Di raccontare come stanno le cose. Quindi cerchi (e speri di trovare), le parole giuste, proprio quelle lì e non le altre. Ed è appunto sorprendente scoprire che quella ricerca abbia prodotto una certa reazione. Non sai bene come sia successo (se scrivi non sei mai consapevole di quello che succede: esatto. Accade a mia insaputa), ma sei grato alla lettrice che ti ha reso partecipe di quanto le è accaduto.

Un altro racconto che ha colpito Maria Teresa è “Il lupo cattivo” (racchiuso ne “La Follia del Mondo”). Credo che sia il migliore dell’intera raccolta, e uno dei migliori di tutta la Trilogia delle Erbacce. Faccio fatica a credere di averlo scritto io, ecco. Ma pare proprio che ci sia riuscito. Ne parlavo in questo articolo.
Come tutti i racconti non sapevo cosa c’era da dire; non sapevo nemmeno il finale (non accade mai), e per capire quello che volevo dire dovevo per forza di cosa continuare a scrivere. In questo modo, alla fine, riesco a trovare “il bandolo della matassa” e cosa (forse) ha prodotto quella specie di apparizione. (So che parlando di “apparizioni” o “visioni” un sacco di persone penserà che sia matto. A parte che sono DAVVERO matto: ma è così).

Ringrazio Maria Teresa Steri per il suo contributo a “The Legacy Tour”.

Elaborazione in corso…
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24 commenti

  1. A parte il fatto che è sempre bello ascoltare Martia Teresa, anche questa tappa è stata proprio piacevole. Belli i racconti citati e anche la riflessione su quanto possano commuovere. Per noi lettori sono storie inaspettate che coinvolgono, quindi frecciate al cuore.

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  2. Vedi, Marco, i social sono un po’ i “bassifondi” delle piattaforme di interazione e condivisione. Quando si leggono commenti con cui altri autori (magari nell’ambito di una discussione nata in un gruppo fb) si prendono la briga di dare gratuitamente a un/una collega del falso e ipocrita e accusare di voler sfoltire la concorrenza, solo perché si è ingenuamente ammesso di non conoscere il finale di un racconto fino a quando non arriva il momento di scriverlo (discorso ben diverso per i romanzi), si comprende che il blog è non solo più costruttivo ma anche meglio frequentato.

    Far provare emozioni al lettore è una dote rara e a quanto pare tu ci riesci benissimo. Ammirato.

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  3. Davvero qualcuno dice che il blog è morto? Io credo – anzi non lo dico io, lo dicono quelli che ne capiscono – che social propriamente detti e blog siano mezzi diversi con finalità diverse. È come dire che, dato che esiste l’automobile, la bicicletta non serve più.

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  4. Che bella sorpresa essere qui oggi per questo tuo originale tour ^_^
    Devo dire che Roma vista con i tuoi occhi è stata una cosa interessante.
    Mi sembra comunque che finora tutti i partecipanti al tour hanno sottolineato di aver conosciuto i tuoi libri tramite il blog. A conferma che questo mezzo non è affatto morto e anzi resta il mezzo più diretto e approfondito per farsi conoscere come autori.

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  5. bello l’intervento aufio e interessante i tuoi commenti aggiunti a quelli della Steri. Come è tuo solito riesci a descrivere in maniera sintetica tutto.
    Il blog? Non è morto, anzi secondo me sta vivendo una giovinezza incredibile.

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  6. Mi piace questo tuo legacy tour, ed è stato un piacere sentire per la prima volta la voce di Maria Teresa! L’onesta dell’autore (la tua) si sente, senza dubbio, e abbatte anche qualche barriera per la via, come ha fatto nel mio caso. Quanto al blog, non credo che sia facile sostituire uno strumento che trasmette così bene chi sei e come sei. Come dici tu, questo non significa che chi ti legge poi acquisti ciò che pubblichi, ma a volte anche sì; e quel primo passo verso il passaparola è importante.

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  7. Quelli che dicono che il blog è morto, non lo sanno usare. 😉
    Bellissima la voce di Maria Teresa, era la prima volta che la sentivo in audio. E a Roma dovrei tornarci, ci sono stata solo una volta nel 2015, in un weekend di corsa, ed era tutto in restauro! Sia Piazza di Spagna che la Fontana di Trevi.

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