La sublime Irène Némirovsky: L’orchessa e altri racconti


 

Di Marco Freccero.

Pubblicato su YouTube il 23 maggio e ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.

 

Oggi ce ne andiamo in Francia: a leggere chi? LEI: Irène Némirosky. La sublime.

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Una straordinaria scrittrice francese, una delle voci migliori di quella letteratura, e della letteratura mondiale. Oggi parliamo di Irène Némirovsky e di un suo libro: “L’orchessa e altri racconti”. L’editore è Adelphi mentre la traduzione è di Simona Mambrini.

Questa volta non è un romanzo, bensì una serie di magnifici racconti, forse il primo è un po’ inferiore agli altri, quello intitolato “La commedia francese”, pensato e realizzato come se fosse la sceneggiatura di un film.
Il resto è di eccellente qualità.

Già perché l’idea che i racconti siano un sottoprodotto, al quale l’autore si dedica tanto per ammazzare il tempo è dura a morire. Ma è completamente falsa.
Qui siamo alla prese con un genio.

Certo: abbiamo come sempre i “soliti” temi, i consueti argomenti che troviamo nei grandi romanzi di questa fuoriclasse francese.

(si nota che la adoro? No? Meno male. Pensavo di essere troppo di parte).

Abbiamo quindi questi interni borghesi dove uomini, o donne, sono alle prese con le ceneri di un vecchio amore che in gioventù ne divorava carni e pensieri. Mentre adesso, sul viale del tramonto, si ha a che fare con la disillusione, i tradimenti, le sconfitte amare. E soprattutto l’invidia per i giovani che ancora credono che l’amore possa durare, che la passione sia un fuoco che non si spegne mai.

Sono 9 racconti che la Némirovsky costruisce con la perizia che le è propria, con la precisione chirurgica che da sempre la rende unica.

Per lei la vita è qualcosa di folle e incomprensibile, di feroce. C’è la gioventù scarmigliata, che si getta a capofitto nella vita, e poi c’è l’età matura, dove quei giovani sono diventati adulti e fanno i conti con le occasioni perse o mancate, magari mantenendo in vita sogni grotteschi, come succede nell’ultimo racconto, che dà il titolo alla raccolta.

Il suo è uno sguardo duro, impietoso.
Ho detto: impietoso? Forse ho sbagliato. Non credo affatto che la sua scrittura sia così. Se fosse davvero impietosa credo che non si riuscirebbe a trovare la sua scrittura così piena di fascino. Le sue opere, al di là di tutto, sono un inno alla vita, e se a volte, anzi spesso, il suo sguardo è così chirurgico da apparire, appunto, privo di pietà, è solo perché le sue aspettative proprio nei confronti della vita erano gigantesche.

Come le delusioni che ne riceveva.

Ricordiamoci che lei era di origine ucraina, ma non riuscì mai a essere accettata dalla Francia, in quanto ebrea. Il governo francese non le riconoscerà la cittadinanza, benché lei l’avesse richiesta. Finirà poi per essere arrestata e inviata ad Auschwitz, dove sarà uccisa nel 1942.

Rammentiamo il rapporto con la madre, che con un eufemismo possiamo definire: disastroso?
Ecco: a questo punto possiamo capire da dove arriva questo sguardo solo in apparenza pessimista, tragico, che lei ha sempre nei confronti della vita e soprattutto delle persone.

Come ho detto all’inizio: sono i soliti temi. In fondo chi scrive non fa che tornare sempre agli argomenti che predilige, non fa che riscrivere sempre la stessa storia.

Ma Némirovsky riesce sempre ad affascinare, ad ammaliare con la sua scrittura sempre puntuale, la sua passione per la vita, per la gioventù soprattutto, che va verso un destino di rassegnazione e disincanto, ma lei ancora adesso, e per sempre, sembra sussurrarci: Non importa, non importa. Cerca solo di vivere.

Di vivere.
C’è qualcosa di smodatamente vitale e allegramente sfrontato nelle sue storie, che in questi tempi di stanchezza e omologazione è salutare leggere e rileggere.

Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane.

7 commenti

  1. Non conoscevo questa autrice, ma da quanto leggo sembra davvero interessante. Certo che i francesi che non le diedero la cittadinanza in un certo senso la condannarono a morte.

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  2. Una splendida scrittrice. Ho tuttala sua intera produzione e ho letto quasi tutto. Mancano pochi racconti. Questo è l’ultimo che ho letto di lei ma onestamente lo trovo inferiore a molti altri racconti come Davide Golder, che per me è magnifico.
    La sua prosa semplice ma incisiva, le sue riflessioni che analizzano l’animo umano è efficacissima.
    purtroppo è morta troppo presto vittima dell’indifferenza dei francesi e del suo non volersi mettere in salvo quando era ancora in tempo.
    Un vero peccato perché abbiamo perso una voce del nostro tempo.
    Nemirovsky ha avuto sempre la predilezione della sceneggiatura e molti suoi testi risentono di questa impostazione.
    L’ho imparato a conoscere con Suite francese, il grande affresco sulla seconda guerra mondiale e sulla occupazione nazista della Francia. Romanzo rimasto incompleto ma veramente grandioso. Un amore a prima vista.

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  3. Possiamo definirla una scrittrice di “erbacce francesi”? 😀
    Non la conoscevo ed è strano che la sua storia non sia nominata a scuola, tra i vari tragici risvolti del nazismo. Quanti altri artisti, non solo scrittori, saranno finiti nei campi di concentramento allo stesso suo modo, ignorati dalle altre nazioni?

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