di Marco Freccero. Pubblicato il 27 maggio 2019.
Tutte le cose belle finiscono. Infatti questa è l’ultima tappa de “The Legacy Tour”, il primo tour immobile nella storia dell’umanità.
Grazie al carburante offerto dai lettori (ma un carburante assolutamente “verde”: quello delle impressioni che in ciascuno di essi ha generato la mia “Trilogia delle Erbacce”), abbiamo viaggiato per la penisola. Siamo stati a Roma, a Padova, a Napoli; a Bologna e a Castenaso (sempre in provincia di Bologna); in Friuli Venezia Giulia, e in provincia di Imperia.
Ma adesso cala il sipario su “The Legacy Tour”. E nel ringraziare quanti hanno partecipato a questo incredibile tour, non rimane che svelare l’ultima tappa. Stavolta, per l’ultima volta, senza usare treno, aereo o automobile ci spostiamo a…
Biella!
Qui abita infatti la scrittrice Silvia Algerino che gestisce ovviamente un blog.
Sì, sono un poco in difficoltà, lo confesso. Non sono mai stato in quel di Biella, ed è un guaio bello grosso.
Di Biella ricordo solo il mobilificio Aiazzone. Non conosco altro di questa città purtroppo, ma spero che Silvia non se la prenda troppo.
Come hai scoperto la Trilogia delle Erbacce?
Ti ho conosciuto attraverso il suo blog, quindi – vista la stima che nutro per te – è stato automatico acquistare i tuoi libri e leggerli. Con molto piacere, per altro.
- C’è un racconto che ti ha colpito con particolare forza?
I tuoi racconti hanno tutti una certa forza. Vuoi per i temi scelti, vuoi per la sincerità (che a volte sconfina nella crudezza) con cui scrivi. Se devo dire qual è il primo che mi viene in mente, quindi quello che probabilmente mi ha più colpita, penso a Intelligenza. Mi pare che sia il primo della raccolta La Follia del mondo. A mio giudizio la sua forza consiste nel come vengono trattati temi difficili, quali l’ingiustizia, la disperazione, la solitudine. Ma questo racconto in particolare contiene una storia di grande dignità, quasi commovente. Una specie di pugno in faccia, ecco.
- Secondo te, cos’hanno di particolare i miei racconti?
I tuoi racconti – lo so quanto sembrerà strano che io lo dica – hanno leggerezza. La vera leggerezza, per me, non è occuparsi di cose frivole o di poco conto. Al contrario, è poter pensare agli antieroi senza giudizi e alle brutture della vita senza aggiungere peso al peso che hanno già di per sé. Si può essere gli ultimi e conservare la dignità. Questo è il messaggio più profondo che mi hanno trasmesso i tuoi racconti, e ti ringrazio per questo.
Finale con il botto. Gran bella trovata quella del tour.
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Grazie! Troppo gentile.
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Applauso, sia per l’ennesima tappa, sia per il Legacy tour in sé. L’hai ideato per tempo, hai raccolto le adesioni con il dovuto anticipo, l’hai condotto ottimamente ad ogni tappa, senza improvvisare e senza perdere un colpo. Tu dirai “E che ci vuole?” Beh, è facile annunciare un recensioni tour, un blog tour, un contest o qualsiasi altra iniziativa e partire senza la minima cognizione di come realizzarla. L’ho visto e gli effetti poi sono disastrosi. Si perde in credibilità. Purtroppo però pochi scrittori capiscono l’importanza della pianificazione.
Ergo, complimenti a te.
PS. Ma c’è ancora il mobilificio Aiazzone? Me le ricordo anch’io le pubblicità in tv! 😀
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Barbara, Aiazzone è fallito molti anni fa e adesso c’è il deserto lì :D.
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Eh sì, è tutto finito. Un po’ mi dispiace. Mi ricordo il concorrente, di Nichelino. Adesso mi sfugge il nome però (e c’ero pure passato davanti, mentre lavoravo da quelle parti).
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Quello di Nichelino non lo ricordo. Aiazzone, sì.
Una triste fine con la morte del fondatore.
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Granato! Ora ricordo!! 😀
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il nome non mi ricorda nulla.
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Aiazzone è ufficialmente fallito nel 2011, dopo essere stato rilevato da vari marchi, tra cui Semeraro. Il declino, però, iniziò già a metà degli anni ’80, dopo che Giorgio Aiazzone, imprenditore rampante che si era costruito dal nulla (come si suol dire), morì in un incidente aereo.
Chissà come sarebbe andata se non fosse morto.
Fino a poche settimane fa, nei capannoni che furono di Aiazzone, c’era Mercatone One, fallito anche quello di recente.
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È incredibile che il mobile italiano non sia riuscito, e non riesca, a essere un concorrente un po’ temibile per gli svedesi.
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“Provare per credere” 😀
Io mi ricordo lo spot con le navi che trasportavano il legname e sulla fiancata la scritta “Aiazzone”. La scritta era sovraesposta in post-produzione (in modo anche maldestro) 😀
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finale col botto. Originale interpretazione di marketing.
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Che dire? Grande emozione fare parte del finale col botto.
Grazie, Marco, per avermi ospitata e complimenti per questo tour originale e ben studiato che ci è davvero piaciuto. Ora aspettiamo solo il romanzo. 😉
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Grazie Silvia. Il tuo contributo è stato prezioso, come quello degli altri.
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Questo viaggio è stato molto piacevole e istruttivo, Marco è stato molto bravo, l’ha organizzato molto bene, inoltre è stato bello scoprire le opinioni sui suoi racconti, avendoli letti tutti mi piace sentire cosa ne pensano gli altri lettori. Mi sono trovata in sintonia con tutti.
Non sapevo che Giorgio Aiazzone fosse morto in un incidente aereo…
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Eh sì. Mi pare che sia precipitato dalle sue parti, tra l’altro.
Grazie 😉
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Sì, esatto. Precipitò con un piccolo bimotore nella Lomellina, mi pare.
Sembra che decise di decollare comunque anche se le condizioni meteo lo sconsigliavano e con lui morirono un’amica e il pilota. Era senza dubbio un personaggio particolare, qualcuno direbbe genio e sregolatezza.
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