di Marco Freccero. Pubblicato il 24 giugno 2019.
Era il 10 giugno del 1949 quando la scrittrice norvegese Sigrid Undset si spegneva a Lillehammer, cittadina norvegese che qualcuno conosce solo perché nel 1994 accolse le Olimpiadi invernali.
Ma anche di Sigrid Undset non sono in tanti a sapere che cosa ha scritto; almeno qui in Italia. Pure io in realtà non ne so moltissimo, eppure ne parlo perché… Be’, non è semplicissimo rispondere.
Forse è meglio smettere di perdersi in chiacchiere e provare a conoscere questa scrittrice poco nota.
Sigrid Undset: chi è?
Sigrid nasce in Danimarca, nella cittadina di Kalundborg, il 20 maggio del 1882. La morte del padre (archeologo e medievalista; forse la sua malattia era il morbo di Parkinson), quando ha 12 anni (e al quale era molto affezionata), precipita la famiglia nelle difficoltà economiche. A 16 anni viene assunta da una ditta, la AEG, dove resterà a lavorare per circa 10 anni. Dimenticavo: la sua famiglia era tornata a vivere in Norvegia quando lei aveva 2 anni.
Ma dov’è la lezione di Sigrid Undset? Adesso arriva, un attimo.
Nel 1902 ha solo 20 anni quando presenta un manoscritto a un editore di Oslo, che non solo lo rifiuta, ma le consiglia anche di lasciar perdere. È bene ricordare che nella Norvegia luterana di inizio Novecento, una donna era una donna. Ed era meglio che si occupasse di altro. Inoltre, quel libro era ambientato nel Medioevo norvegese: come accadrà anche al suo libro forse più celebre.
Ecco la lezione di Sigrid Undset. Punto primo: il fallimento, il rifiuto, è parte dell’esistenza umana. Sarebbe troppo facile affermare che quell’editore non capiva nulla; forse quella storia non meritava davvero di essere pubblicata. E nemmeno uno scrittore (o scrittrice, come in questo caso) che poi vincerà il Nobel nasce “imparato”. Ecco allora che arriviamo al secondo punto della lezione.
Lei lavora, e legge. Studia. Anche se ha subito il rifiuto non molla. Impara.
Perché la scrittura è una faccenda maledettamente serie che pretende molto: lo studio appunto, vale a dire la lettura di qualche quintalata di libri.
Scrive un altro romanzo “La signora Marta Aulie”; è un successo enorme, ma è anche uno scandalo per la buona società luterana norvegese, per via dell’incipit:
“Ho tradito mio marito”.
L’opera esce nel 1907, è il suo debutto ufficiale. Solo se si ha una visione limitata della Storia si potrà ridere dello “scandalo” di un simile incipit. Lo era, senza dubbio alcuno; ed erano altri tempi, e un’altra Nazione.
Ma se si pensa che la Storia sia un eterno presente dove noi brilliamo e illuminiamo tutto e tutti: meglio smettere di leggere e darsi alla dama.
Nel 1911 esce “Jenny”; altro successo. Il Governo norvegese decide di premiarla con una borsa di studio che consiste in un viaggio in Italia. Si innamora, a Roma, dell’uomo che sarà suo marito, il pittore Anders C. Svarstad, di 13 anni più grande di lui, e sposato con 3 bambini. Lui divorzia e si sposa con Sigrid; avranno 3 figli, ma Tulla, la bambina, ha un grave handicap mentale.
A complicare la faccenda, Sigrid scopre che l’ex moglie di Anders ha piazzato i 3 figli in un orfanotrofio; non intende più occuparsene. Decide di adottarli tutti e 3, e uno di essi ha un grave handicap mentale.
Nel 1924 il matrimonio finisce. Lei annuncia alla Norvegia (luterana), la propria conversione al cattolicesimo. I suoi genitori erano atei e lei non aveva mai ricevuto una seppur minima istruzione religiosa.
Per la Norvegia la notizia è sconvolgente. Meglio atei che cattolici (questo è il pensiero comune), perché i cattolici, secondo il pensiero protestante dell’inizio del Novecento, sono superstiziosi e ignoranti, e hanno bisogno del Papa per sapere che cosa fare e cosa pensare.
Viene attaccata dalle classi più “evolute” della Norvegia; non solo dai luterani, ma dai progressisti che, imbevuti di marxismo e socialismo, trovano intollerabile che una così grande autrice finisca per abbracciare una religione come il cattolicesimo.
Ma Sigrid non gioca affatto in difesa, e anzi va all’attacco. Trascorrerà buona parte della sua vita a difendere con forza la Chiesa cattolica (il titolo di una delle sue opere sarà “Propaganda Cattolica”), e a pubblicare agiografie. Ma anche altri romanzi, poesie, racconti, saggi e memorie.
Dal 1907 sino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale scrive un libro all’anno: una macchina da guerra, praticamente.
La vittoria del Nobel
Nel 1928 vince il Nobel per la letteratura. Grazie alla sua monumentale opera dal titolo “Kristin, figlia di Lavrans”, ambientata (indovina un po’?) nel Medioevo della Norvegia (a essere precisi: il XIII secolo); quel periodo storico che suo padre aveva tanto amato, e pure lei vi si dedica con enorme passione.
Il libro, in 3 parti, è un successo formidabile, sia di critica che di pubblico; e non solo in Norvegia ma in un po’ tutta Europa e nel resto del Mondo. Un successo (del libro; ma anche di questa scrittrice), che sembra durare sino ai giorni nostri.
Di quest’opera esiste un film prodotto negli anni Novanta, per la televisione, con Liv Ullmann come regista. Pure questo è stato un successo ed è stato “ridotto” per il cinema (ma in Italia non è mai arrivato).
Io ho letto quel libro: lo consiglio?

Se devo dirla tutta: sono in difficoltà. L’ho anche mollato, per poi riprenderlo e terminarlo. Questo che cosa vuol dire? Esatto: è lungo, lunghissimo, con descrizioni che spesso (almeno per me), sfiancano e affaticano. I nomi, i gradi di parentela, tante altre piccole cose rendono quest’opera difficile. Che lei fosse capace e abile è ovvio, perché la storia regge eccome. Il libro segue la vita di Kristin, dalla sua fanciullezza (con uno strano “incontro” nel bosco…), sino alla fine della sua vita. E i difetti dell’opera non riguardano il fatto che è scritto all’inizio del Novecento (e Balzac allora?). Né la lunghezza (sono 3 libri) credo possa essere la causa che mi spinge a consigliare con estrema cautela la lettura del libro.
Mi sono ripromesso di rileggerlo prima o poi: sul serio. È come se mi fossi perso qualcosa, per colpa mia ovviamente, e questo elemento mancante, la tessera del mosaico che mi sono perso, non mi ha permesso di apprezzarla.
L’editore è comunque Rizzoli.
La casa editrice Iperborea ha pubblicato anche altri 2 libri (“L’età felice” e “La saga di Vigdis”), ma mi risultano fuori catalogo e dubito che saranno ristampati.
Una scrittrice fuori moda? Ma nemmeno per sogno, almeno in Norvegia. L’hanno dipinta persino sulla coda dei Boeing!
L’opposizione al nazismo, e la fuga
Lei è una delle poche intellettuali europee che si scaglia contro il nazismo. Mentre Knut Hamsun, norvegese come lei, regala la medaglia del Nobel al gerarca nazista Goebbels, Sigrid vende la medaglia ricevuta e usa i proventi per aiutare gli ebrei. Lei vede con chiarezza cosa porterà al mondo Hitler e la sua ideologia. In Germania i suoi libri sono banditi, e quando le truppe naziste invaderanno la Norvegia, lei sarà costretta a fuggire prima in Svezia, poi, attraversando l’Unione Sovietica, giungerà in Giappone per imbarcarsi alla volta di San Francisco e da lì approdare infine a New York. In questa città continuerà la sua opera di opposizione al nazismo, che le costerà carissimo.
Un figlio, Anders, ufficiale dell’esercito norvegese, muore nello scontro con le truppe naziste vicino a Lillehammer. La casa di Sigrid sarà occupata e trasformata nel comando delle truppe tedesche. La figlia malata era già deceduta alla vigilia dello scoppio del conflitto, nel 1939.
Dopo la guerra tornerà in Norvegia; vivrà ancora 4 anni, durante i quali scriverà poco o nulla. Molte sue opere (tra le quali: racconti per bambini, racconti e romanzi), saranno pubblicate postume.
Il senso di una scrittrice norvegese nel XXI secolo
Già, e anche il senso di questo lungo articolo. Perché scriverlo dal momento che ho letto di lei solo un libro, e non mi ha convinto nemmeno troppo?
Buona domanda, sul serio.
Forse il senso sta in quello che lei è stata. Una delle poche voci che si sono opposte al nazismo in Europa, pagando un prezzo altissimo. Se ho ripreso a leggere il suo libro, sino a terminarlo, è perché mi dispiaceva piantarla in asso.
Ma non è sufficiente.
Questa donna, in apparenza così distante da noi (anche geograficamente), mostra un elemento che è comune ad altri autori o autrici.
Se molti raggiungono il successo seguendo la corrente; altri lo raggiungono andando controcorrente. (Ma in parecchi altri casi: niente successo). In una società conformista come quella norvegese, dove per conformismo si era socialisti e marxisti, lei è la dimostrazione che prima di tutto ci sono… Le storie. Le proprie storie, scritte secondo il proprio gusto, la propria passione, il proprio desiderio. E pazienza se i conformisti non ne sono soddisfatti. E pazienza se i conformisti sono persuasi di essere loro a portare la luce nel mondo, e chi non parla come loro è da guardare con prudenza, e chi parla in modo opposto a essi, è un povero idiota.
Nella Rete del XXI secolo dove il conformismo, l’omologazione, sono spacciati come unica strada per arrivare alla libertà, e la sola libertà è il denaro, lei forse può ricordare qualcosa di più essenziale.
La libertà non è nel denaro, né la dona il denaro.
La libertà è disciplina.
Tempo fa ho iniziato a leggere Primavera, ma l’ho mollato perché in pratica non succedeva mai nulla. Mi incuriosisce però “Kristin, figlia di Lavrans”, che ho già adocchiato su Ebay.
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C’è anche in digitale su Amazon 😉
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Non l’avevo mai sentita nominare. Oltre che una valente scrittrice anche una grande donna, da ciò che racconti… nel senso di coraggiosa e determinata, decisa ad assecondare le proprie vocazioni a dispetto degli ostacoli, della mentalità imperante.
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Sì, è stata una persona di primissimo livello. In Norvegia a quanto pare è ancora letta e apprezzata.
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non la conoscevo ma sono tanti gli autori a me sconosciuti ma la tua descrizione mi sembra che sia stata una donna dai principi etici saldi.
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Sì, e per questo mi sono imposto di finire la sua opera.
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rti ammiro. Scrivi, leggi, pubblichi e lavori 😀
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Ma io cerco un mecenate che mi mantenga 😀
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come nel rinascimento?
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Esattamente! 😀
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Presso quale corte vorresti essere?
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Ci sono ancora le corti? 😉
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certamente. Nascoste ma ci sono 😀
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Cassssspiterina che donna! E poi lo chiamano il sesso debole! 😀
Però non hai spiegato come ci sei arrivato a quest scrittrice e ai suoi libri! Starai mica leggendo tutti gli scrittori del Nord Europa? O tutti quelli con un Nobel in Letteratura?
Certo che finire sulla coda di un aereo… no, non mi piacerebbe per niente!!! :O
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