Pubblicato il 27 giugno su YouTube. Ripubblicato lo stesso giorno su questo blog.
Andiamo in Germania. A scoprire uno scrittore tedesco in Italia poco noto: Werber Bergengruen. Il suo romanzo: “Il grande tiranno”.
Buona visione.
Iscriviti al mio canale YouTube.
Siamo nel Medioevo, italiano. Quindi anche la città, Cassano, è italiana. E nel giardino del grande Tiranno, che governa questa città, un frate, frate Agostino, viene assassinato.
Il capo della sicurezza, Nespoli, riceve l’incarico di risolvere il caso; ma in soli tre giorni.
Ci riuscirà?
Questa è l’ossatura del romanzo “Il grande tiranno” dello scrittore tedesco Werner Bergengruen. Pubblicato nel 1935 costerà caro al suo autore perché verrà espulso dalla Camera per la letteratura del Reich. Ma non abbandonerà mai la Gemania. Morirà a Baden Baden nel 1964.
Di questo tedesco nato nella città di Riga, in Lettonia, ho già parlato qualche tempo fa parlando del libro “La morte a Reval”. Lì l’editore era Bollati Boringhieri, qui è Jaca Book ed è un libro pubblicato nel 1985, con la prefazione di Giancarlo Pontiggia, e la traduzione di Marco Zapparoli.
Si tratta solo di un romanzo giallo, magari l’antesignano de “Il nome della rosa” di Umberto Eco? Niente del genere.
Il libro è suddiviso in 5 libri, ciascuno scritto dal punto di vista di uno dei protagonisti: Nespoli, il capo della sicurezza del grande Tiranno. La sua amante Vittoria, sposata a un uomo nobile che non ama; il figlio del nobile, Diomede Confini, che cerca di difendere l’onore del padre che pare, pare, essere il responsabile dell’omicidio. Poi il tintore e infine il grande Tiranno.
In realtà è un romanzo sulla natura del potere. Questo tiranno che governa la città, non è interessato solo a mantenere l’ordine perché gli affari e la vita di tutti sia buona e sana. Non aspira solo a governare i corpi perché in fondo quello che un po’ tutti possono fare, nelle giuste condizioni.
Lui vuole governare le anime. È questo il cuore del potere, ci dice questo scrittore tedesco quasi dimenticato qui da noi. Il potere, per sua stessa natura, non può limitarsi a “dirigere il traffico”, a osservare che tutto vada bene e a intervenire se qualcosa non va per il verso giusto.
Non è questo, il potere.
E infatti il grande tiranno mette in opera la sua azione, la sua pretesa di giustizia rapida e implacabile, mantenendo però nell’oscurità alcuni elementi che limitano il raggio di azione di Nespoli, il capo della sicurezza.
In breve tempo, quell’oscurità, quell’opacità si trasmette, come un effetto a cascata, a tutti gli altri protagonisti della storia, ma anche la gente comune viene trascinata in un vortice di sospetti, giuramenti e spergiuri, corruzione e complicità.
Come se ne esce?
Se ne esce, se ne può uscire solo in un modo. Non prendendo il posto del tiranno, magari con un altro tiranno. Ma con un modo di agire, di fare, che stronca alla radice la natura prevaricatrice del potere.
Non è un romanzo per tutti, ma è un romanzo tutt’altro che banale che riflette sul potere, e che per questo il partito nazista non poteva certo apprezzare. Non solo non esaltava Adolf Hitler. Ma ne smascherava il cuore cupo.
Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane!
Caro Marco ci fai scoprire sempre degli autori interessanti
"Mi piace""Mi piace"
Be’, ci provo 😉
"Mi piace""Mi piace"
interessante questo testo
"Mi piace""Mi piace"
Ma non per tutti! 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
nessun dubbio che non lo è per tutti
"Mi piace"Piace a 1 persona