di Marco Freccero. Pubblicato l’8 luglio 2019
Ideologia, ideologia, ideologia: vale a dire? Che cos’è, nel concreto? Che cosa vuol dire?
L’unico modo per spiegarlo è non solo leggere, ma leggere certi libri. Per esempio “I grandi cimiteri sotto la luna” dello scrittore francese Georges Bernanos.
Non lo conosci? Non mi sorprende affatto.
Chi era Georges Bernanos
Come puoi immaginare Georges Bernanos (1888 – 1948) è stato uno scrittore. Lo so, esiste Wikipedia e pure l’Enciclopedia Treccani, quindi questa parte la potremmo liquidare piazzando un semplice link da qualche parte e invitando chi passa su queste pagine a cliccare, andare a leggere, e poi tornare qui.
Diciamo che Bernanos è stato uno scrittore che avevo apprezzato un poco molti anni fa, leggendo “Diario di un curato di campagna”. Poi l’ho abbandonato per poi recuperarlo solo qualche mese fa, proprio leggendo “I grandi cimiteri sotto la luna”.
Di questa sua opera parlerò tra poco, per intanto (quanto mi piace infilare un “per intanto”), possiamo svelare che era un monarchico, vicino agli ambienti di destra (che poi mollerà), e che finirà la sua vita di fatto solo, lontano da circoli e partiti.
Resterà sempre monarchico, e contrario (sì, parecchio contrario) alla Democrazia per cui avrà sempre parole di fuoco. Per lui la Democrazia era solo un prodotto della borghesia, quindi da disprezzare. (I francesi paiono avere un odio profondo per la borghesia, causa di quasi tutti i mali; e Bernanos quindi non è affatto un’eccezione).
Fa parte di quel gruppo di scrittori che (come Hamsun, Tolkien, ma anche Dostoevskij, Tolstoj, Huysmans, Georges Mackay Brown e altri ancora), guarda alla “modernità” con la consapevolezza che probabilmente è in pericolo il cuore stesso dell’Europa.
Buona parte di questi autori di fronte a una forza che non promette solo benessere, ma che ha bisogno di omologazione e mediocrità per prosperare, si butterà nelle braccia del nazismo (Hamsun). Altri sceglieranno la Terra di Mezzo (Tolkien), oppure le isole Orcadi (Mackay Brown).
Ma è un discorso al momento troppo lungo e che non si può certo fare adesso.
Bernanos nelle isole Baleari
Bernanos è nelle isole Baleari quando scoppia la guerra civile spagnola. Non esita un attimo: si schiera coi falangisti fascisti di Francisco Franco. Suo figlio fa parte delle falangi. Ma lui, Bernanos padre, resta per poco in quella compagnia.
Ben presto vede l’opera dei falangisti. Fucilazioni. Persone arrestate e poi trovate con la testa fracassata lungo la strada il mattino dopo.
Il suo disprezzo per la Democrazia non gli permette di chiudere gli occhi di fronte ai massacri. Per questo prende carta e penna e scrive. Non per difendere la Democrazia; semmai per difendere la religione cattolica che in Spagna si appoggiava a dei macellai per “resistere”.
Lo fa soprattutto per accusare una parte del clero che impartiva l’assoluzione alle persone fucilate a mazzi, e non aveva nulla da dire per gli uomini dei plotoni di esecuzione, e di quelli che li comandavano. Grazie alle fucilazioni il numero delle confessioni, e delle comunioni, aumentava in tutta la Spagna. Era questo il solo elemento importante.
Il suo libro, se ufficializzerà la rottura con il gruppo di estrema destra “Action Française” (dal quale pare che avesse già preso le distanze), lo allontanerà anche da gran parte della Chiesa. Alcuni alti prelati (cardinali e vescovi), non gradiscono che si parli male di Francisco Franco, e chiedono di mettere all’indice il libro. Non saranno ascoltati.
Le forze di sinistra se da una parte sono felici di avere una voce così autorevole contro la dittatura spagnola, attendono: che cosa? Un passo “ulteriore” che non ci sarà mai perché Bernanos resterà sino alla fine della sua vita monarchico, avverso alla Repubblica e alla Democrazia.
Se dopo la guerra rientrerà in Francia su invito del generale De Gaulle, rifiuterà di prendere parte al governo della Francia (e lo credo: era un monachico). Viaggerà, per poi rientrare precipitosamente in Francia dalla Tunisia e morire.
Durante la Seconda Guerra Mondiale ripara in Brasile ma da lì appoggia la Resistenza contro l’invasore nazista. L’intera sua opera è adesso parte della prestigiosa Biblioteca della Pléiade.
Simone Weil gli scriverà una lettera per esprimergli gratitudine; aveva letto “I grandi cimiteri sotto la luna”.
Pure Albert Camus avrà per lui parole di ammirazione.
Ma adesso: l’ideologia.
Un esempio di ideologia ne “I grandi cimiteri sotto la luna”
In fondo l’ideologia è la sostituzione della carne e del sangue, con una rappresentazione. La realtà viene rimossa, non la si vede più, non la si sente più (nemmeno se urla), e il suo posto viene colmato da un sistema impeccabile e perfetto, e soprattutto senza carne e sangue.
Sia chiaro: siamo tutti dei miserabili. Ma l’ideologia permette di dire che “essi” (chiunque siano) sono più miserabili di noi; e si meritano di morire.
Ne “I grandi cimiteri sotto la luna” Bernanos riporta una storia pubblicata su diversi giornali.
Nella città di Porto Cristo c’è un educandato gestito da suore (vuoto perché è estate), che viene occupato dai comunisti. Lo trasformano in un ospedale. Tra di essi c’è un sudamericano cattolico e comunista che rassicura le suore: non devono preoccuparsi. Se qualcuno mancherà loro di rispetto, gli farà saltare le cervella.
Le aiuta a curare i feriti. Procura loro cibo.
Dopo circa 3 giorni arrivano i falangisti. I comunisti scappano abbandonando i feriti; le suore, in ginocchio, pregano il Cielo di intervenire a favore dei liberatori.
Il finale è agghiacciante nella sua semplicità. A parlare è la madre superiora:
“I bravi soldati entrano da ogni parte, regolano i conti con i feriti. Il nostro sudamericano viene ucciso per ultimo”.
“Regolare i conti” significa che i feriti sono tutti (tutti) uccisi. Le suore pregano davanti a Cristo crocefisso e non “sentono” le urla di uomini che sono trucidati nei loro letti. Non “vedranno” nemmeno i loro cadaveri.
Non c’è mai fine al peggio però…
Non c’è mai fine al peggio
Perché Bernanos incontra il giornalista che ha redatto l’articolo e riportato le parole della suora; gli esprime il suo stupore. Ma il giornalista (anch’egli sotto il tallone dell’ideologia), qualche giorno dopo risponderà direttamente dal giornale (avrei potuto anche mettere “pulpito”, visto che sono coinvolte delle suore). Bernanos di quell’articolo ricorda questo (è il giornalista che scrive):
“Alcune anime generose si credono in dovere di indignarsi contro le necessità della guerra santa. Ma chi fa la guerra deve conformarsi alle sue leggi. E la prima legge della guerra si enuncia in questi termini: guai ai vinti!”.
La conclusione
Proviamo a concludere?
Innanzi tutto: chi si stupisce di dettagli quali l’uccisione di persone ferite è “un’anima generosa”. Purtroppo queste “anime generose” sentono il dovere di indignarsi. Quanto spreco di energia! (Energia che si dovrebbe impiegare altrove. Nella guerra santa, per esempio).
Poi: è fondamentale piazzare 2 elementi mica da poco: la guerra santa e la necessità di (fare la guerra santa). Perché ovviamente chi cincischia, chi si fa prendere da dubbi o incertezze, o peggio ancora è “un’anima generosa” non capisce cosa succede e sì, magari è possibile “spiegarglielo”. Ma solo perché si chiama Georges Bernanos.
Un altro non avrebbe tanto onore.
Un operaio, o un semplice parroco di campagna che rifiuta l’ideologia, lo si potrebbe caricare di legnate che non necessitano di spiegazioni o parole, e arrivano subito allo scopo.
Uno scopo alto, meglio se altissimo (la guerra santa), permette probabilmente di alzare lo sguardo al cielo, e di non notare che gli stivali sprofondano nel sangue dei fucilati o dei torturati.
Questa è appunto l’ideologia.
Ma attenzione: pure adesso l’ideologia la fa da padrone. Magari ne riparleremo…
Che dire, la democrazia avrà un sacco di difetti, ma le dittature e i regimi totalitari ne hanno di più.
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In realtà la dittatura ritiene se stessa del tutto priva di difetti, la più perfetta forma di governo possibile. Per questo meglio la democrazia: ci si sente a casa, tra simili 🙂
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un po’ strano che un reazionario come Bernanos sia osannato a sinistra e disprezzato a destra. Che lo scrittore non ami la democrazia questo è chiaro. Che preferisca la monarchia è fuori di dubbio.
La Democrazia ha molti difetti – ma chi non ne ha? – ma di certo è migliore di dittatura e monarchia.
L’ideologia? Un falso mito per gabbare e confondere le idee a chi vuol portare il proprio cervello all’ammasso.
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Osannato? Mmmm. Non credo.
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da quello che hai scritto pare di sì
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Magari lo osanno (un po’) io 😀
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😀
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Purtroppo la Chiesa è fatta di uomini e gli uomini peccano. C’erano vescovi e cardinali anche alla tavola di Hitler, per non parlare poi delle religioni che predicano la guerra all’infedele.
Gli uomini sbagliano. La democrazia è sicuramente difficile, ma il potere in mano ad una sola persona, dittatore o monarca che sia, non ammette contraddittorio. E nemmeno superstiti.
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La democrazia non è difficile; è complicata 😉
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Oggi noi possiamo solo farci una vaga idea di come l’ideologia si sia sviluppata fra i due precedenti secoli. Come metti in evidenza tu, Bernanos e altri vivono il delicato momento di passaggio da una società in cui la borghesia si affaccia la potere e quella in cui la democrazia borghese comincia a mostrare il proprio fallimento, lasciando il posto ai regimi totalitari. Un po’ quello che accade adesso, con il fallimento della globalizzazione voluta dalle democrazie progressiste e l’avanzare di ideologie di destra. Corsi e ricorsi storici.
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Il problema, credo, è che la globalizzazione non è stata gestita dalla politica, ma si è lasciato che si gestisse da sé. Perché la politica “lega e strozza”. Il che è possibile; ma senza politica abbiamo solo la legge dei più forti.
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DI Bernanos avevo letto “Diario di un curato di campagna” e mi piacque molto, specialmente per il personaggio principale. Tuttavia ignoravo che lo scrittore avesse avuto queste traversie politiche. Aderire a un’ideologia è molto comodo agli inizi perché ti permette di non pensare; poi, come sempre accade, divora i suoi proseliti.
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Anche io avevo letto quel romanzo. Avrei intenzione di leggere anche qualcos’altro di lui. Se ci riesco!
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