di Marco Freccero. Pubblicato su YouTube il 25 luglio 2019. Ri-pubblicato su questo blog nello stesso giorno.
Oggi andiamo alla scoperta di un romanzo di Charles Dickens: Nicolas Nickleby.
Però non parlerò del romanzo, ma di altro: di che cosa?
Per scoprirlo devi vedere il video.
Buona visione!
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Nicolas Nickleby è un romanzo del grande Charles Dickens. L’editore è Newton e Compton e io come spesso succede ho preferito l’edizione digitale. La traduzione è di Riccardo Reim.
Non credo che sia il migliore Dickens, ma di certo quel geniaccio di inglese ancora una volta riesce a costruire una storia interessante dove troviamo un sacco di temi a lui cari. Per esempio la violenza sui bambini da parte di persone che si definiscono “educatori”. La nobiltà che pensa solo a sperperare denaro e non si cura di niente e di nessuno. Gli usurai che lavorano per distruggere la ricchezza altrui, o per rovinare la vita degli altri.
In realtà non desidero affatto parlare della trama di questo romanzo.
Perché mi sono domandato: Charles Dickens è davvero servito a rendere il Regno Unito un posto migliore? I suoi romanzi, sono solo storielle per far passare il tempo, oppure…
Sappiamo che i temi a lui cari sono quasi sempre tornati nelle sue opere. Lui visse in un periodo storico molto particolare. Ebbe così enorme fortuna non solo in Inghilterra perché si trovò a vivere in un’epoca di rivolgimenti. Nasceva una borghesia benestante che aveva bisogno di storie, e lui gliene fornì in gran numero.
Ma sarebbe un errore piuttosto grave credere che lui sia stato solo il “fornitore” di storie per una classe sociale che acquistava sempre maggiore peso all’interno della società inglese a scapito della nobiltà.
Perché Dickens era uno scrittore schierato. E le sue opere mettono sul banco dell’accusa una società inglese che non si cura affatto di quello che succede per esempio ai bambini. Alle violenze e ai soprusi che subiscono. E nemmeno si cura di chi lavora e spesso perde la salute, o la vita, ed esasperato sceglie magari il crimine, oppure vive nella più spregevole miseria.
Questi sono i temi che Dickens affronterà più spesso durante la sua carriera di scrittore. E lo farà sempre con energia, scagliandosi contro l’ipocrisia di una parte della società inglese che mostra di ignorare quanto accade appena oltre la soglia di casa, impegnata com’è ad arricchirsi e a divertirsi.
Dickens non ci sta, non accetta come va il suo mondo; per questo lo scrive.
E i suoi lettori, certo non tutti, in breve sono dalla sua parte. Capiscono cosa lui voglia dire, e per questo credo che se il Regno Unito poi sceglierà di prendersi cura dei minori, lo farà anche perché nel frattempo si era creata un’opinione pubblica che non era più disposta ad accettare l’andazzo delle cose.
E questo succede anche grazie all’impatto che i romanzi di Dickens, che si vendevano come il pane, avevano proprio tra le persone. Pochi erano quelli che sapevano, che conoscevano come andavano le cose in certi settori della società civile.
Grazie ai suoi libri, le persone vedono che cosa accade per esempio in alcuni istituti, in alcune scuole che hanno la pretesa di “educare” i bambini quando invece si limitano ad affamarli, e a percuoterli.
Sì, a volte la letteratura, anche se non è il suo scopo, riesce anche a indurre gli individui a prendere atto di come va il mondo. Spingendoli quindi a cambiarlo.
Alla prossima e: non per la gloria, ma per il pane.
Dickens è un grande scrittore che descrive le miserie del suo tempo, dove allora come oggi sono i bambini l’anello debole
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