Come trovare il tempo per scrivere?


 

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 5 agosto 2019.

 

 

 

 

Scrivere è bello (almeno finché non lo inizi a fare sul serio), ma: come trovare il tempo per scrivere?

La faccenda richiede tempo, appunto; e uno dei problemi più grandi è proprio quello di trovarlo. 

Perché tra noi e il libro che vorremmo scrivere c’è una faccenda che si chiama “vita”. E che pretende che si rispettino una serie di sciocchezze chiamate: “Bollette da pagare” (tanto per iniziare, ma c’è pure dell’altro).

Il lavoro.

Gli altri.

Il sonno.

Eccetera eccetera.

Alcuni dicono che bisogna “ottimizzare” il tempo che si ha a disposizione. Per esempio: alzarsi molto presto e sfruttare l’ora decisamente mattutina per scrivere.

Dipende…

Il metodo “Abate Faria” (ovvero: scavare una via d’uscita)

Se come il sottoscritto ti alzavi alle 5 meno un quarto per partire alle 5 e mezza direzione “posto di lavoro” (dove arrivavo dopo un’ora di viaggio)… Col cavolo che ci riesci. 

La sera? Fuori discussione. Alle nove, nove e mezza al massimo a dormire.

Resta il fine settimana, esatto. Ed è quello che ho fatto per circa 5 anni. Ma nel fine settimana non scrivevo praticamente nulla. Facevo dell’altro.

Facevo l’abate Faria. Scavavo la mia via di fuga. Sapevo (e dovresti saperlo pure tu), che con la scrittura non si campa. Quindi dovevo:

  • trovare un altro lavoro che mi permettesse una vita più “normale”
  • avere più tempo da dedicare alla lettura e poi alla scrittura

Quello che invece facevo, il mio lavoro, non mi permetteva parecchie cose.

In quegli anni non ho scritto storie o racconti. Ho cercato solo di gettare le basi per il mio “nuovo” lavoro. Alla fine ci sono riuscito; ma non è stato né rapido, né indolore.

Ho preparato la fuga. Per esempio, scrivevo un sacco di articoli dedicati alla piattaforma Mac (recensioni e non solo), e cercavo di imparare. Di fare esperienza. Studiavo per capire come si costruiva un articolo capace di farsi leggere dai lettori.

Facevo, appunto, l’abate Faria. 

Non pensavo a scrivere un libro che mi avrebbe reso ricco. Ma cercavo di costruire l’ecosistema più adatto per permettermi di dedicare un po’ del mio tempo alla lettura e alla scrittura.

Ma tutto questo non è sufficiente…

Scrivere è un mestieraccio

Perché occorre tagliare passatempi “utili”. Per esempio la televisione. Porta via molto tempo. E se non impari a tagliare, a eliminare le ore che passi davanti al piccolo schermo, probabilmente questo vuol dire che non stai seriamente pensando di scrivere. Perché scrivere è un mestieraccio, e tu non puoi credere di farlo dopo questo e quello. No: prima viene la scrittura. Su tutto. E quando inizierai a lasciarle sempre più spazio, scoprirai un fenomeno bizzarro. 

Vorrà sempre più spazio.

Il tempo per la scrittura: un equilibrio difficile da trovare!

Per questo scrivo che è un mestieraccio. Un sacco di gente crede che scrivere sia molto romantico. Te ne stai lì alla scrivania e “pensi”.

Diceva bene l’ottimo Conrad:

Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra, sto lavorando?”.

E soprattutto: come diavolo puoi riuscire a spiegare a tutta la gente che vuole scrive che se scrivi facilmente, probabilmente lo stai facendo male?

Uno dei “punti deboli” di tanti autori è che avendo una visione romantica della scrittura, immaginano che basti poco. A fare cosa? Ma a scrivere!

Quindi lo possono fare se e quando ne hanno voglia. E infatti… Lo fanno. Nel 90% dei casi quello che producono è superfluo e di zero interesse; ma di certo troveranno un discreto numero di persone che faranno loro i complimenti, lasciando ottime recensioni su Amazon. Molto più numerose delle mie; ma questo lo so.

Nessuno fa un mestiere solo se e quando ha tempo o voglia: lo fa e basta. 

Qualcuno potrebbe osservare che il mestiere (o lavoro) che facciamo, in cambio ci offre uno stipendio; mentre la scrittura, no.

Ecco: penso che questo modo di pensare sia sbagliato. O la scrittura la si affronta come se fosse un mestiere, e quindi occupa il primo posto nella nostra giornata.

Oppure è uno scherzo. Fine.

Al massimo riuscirai a fare i soldi per una pizza? E allora? Dove sta scritto che tutti quelli che scrivono devono vendere milioni copie? 

Se hai un talento, lo assecondi e lo esalti; non stai a pensare se ti renderà ricco. L’editoria è un mondo di folli. Dove quelli che non hanno talento vendono a carrettate, e quelli bravi pranzano alla Caritas. Ma a volte quelli bravi vendono tanto, e quelli senza talento non vendono un fico secco. 

È una follia, appunto.

Ma torniamo all’argomento dell’articolo.

Ogni occasione è buona

Se per esempio viaggi in treno per raggiungere il lavoro, o la metro, tutti consigliano di sfruttare quella fetta di tempo per scrivere. Ammesso che si riesca a trovare un posto a sedere. 

Io di solito preferisco guardare dal finestrino, ma sono un caso a parte. 

Un altro mezzo per scrivere è… prendere appunti. Ogni cellulare ha un’applicazione per le note: usala. Ogni cellulare ha un’applicazione per prendere appunti vocali: usala. 

Poi, e questo è il punto più importante, devi programmare quando scrivere e non mancare mai quell’appuntamento.

Quando lavoravo come operaio, io passavo il fine settimana a scrivere recensioni, articoli su Apple, a leggere articoli di blogger ed esperti di scrittura online per imparare. E lo facevo ogni fine settimana perché la sola idea di dovere alzarmi ancora e ancora alle cinque meno un quarto, e di percorrere 50 chilometri: mi dava l’orticaria. Non potevo né volevo che quel lavoro durasse per il resto della mia vita.

Una questione di disciplina

La scrittura è soprattutto una questione di disciplina. Molti, avendo una visione “romantica” dello scrivere, quando sentono questo fanno spallucce. E invece è proprio così. 

La disciplina ovvero: come i binari permettono al tram di arrivare a destinazione (be’, forse!)

Se vuoi fare sul serio devi iniziare a rivedere le priorità e smettere di fare tutta una serie di cose: quali? Non sta a me farne l’elenco, ma se non hai tempo, devi per forza eliminare qualcosa per far spazio alla scrittura. E poi continuare su quel percorso, sempre. Se dopo un po’ ti stanchi, va bene. È normale. Se ti stanchi e stai lontano per un po’ dalla scrittura, a volte torni sui tuoi passi con più determinazione e forza; a volte non torni più. Quasi non te ne accorgi e ti ritrovi a “osservarti” lontano dalla scrittura e con uno strano senso di pace. Cioè: stare distante dalla scrittura non ti produce nulla. Stai bene. Forse non fa per te; o non fa per te adesso. Più avanti, chissà.

Impostare o no un traguardo?

Alcuni, per imporsi la disciplina, decidono di darsi un traguardo. Entro il 2020 (per esempio), devo avere il romanzo finito, ed editato.

Non so se funzioni. Io non l’ho mai fatto. Da quando mi sono dato una disciplina, vado avanti senza alcun traguardo o scadenza. Anche perché gli imprevisti sono tanti e vari che è difficile a volte rispettare le date che ci si dà. 

La strada sembra priva di insidie…

Se però a te questo modo di fare può esser di aiuto: bene. Per alcuni è una manna perché li costringe a eliminare i tempi morti e gli impegni superflui e inutili, e li induce a essere sempre “puntuali” nel rispetto dell’appuntamento che danno alla scrittura: un’ora al sabato e un’ora alla domenica, per esempio.

 

Elaborazione in corso…
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18 commenti

  1. Nessun traguardo per me da impostare, ho smesso di prendermi per i fondelli. Di solito occupo buona parte delle giornate libere e dei week end per scrivere, ma non è abbastanza. Per introdurrre la scrittura nel mio quotidiano, il che ti aiuta anche a mantenere una certa coerenza nella mano che scrive evitando diversità da un mese all’altro abbastanza inevitabili, ho rinunciato alle sedute davanti alla televisione. Alla fine ho recuperato un paio d’ore al giorno. non è detto che le utilizzi tutte per scrivere ma di sicuro non sento la mancanza della tv. Anzi.

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  2. La disciplina è fondamentale per trovare il tempo per scrivere, io scrivo nel fine settimana, punto sulla costanza che premia nel lungo termine; però è importante per me programmare sia pure in forma minima, serve per darmi un obiettivo…

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  3. Concordo su tutto. Ho pensato anche io di impostare un traguardo, finire il libro entro…, ma non credo che possa funzionare, ci sono sempre imprevisti che capitano a ritardare la scadenza.
    La disciplina è una soluzione, scrivere ogni volta che si può. Un pezzo per volta il libro si finisce di scrivere.

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    • Ecco, la disciplina credo che sia la base di tante cose (anche della scrittura). Se non ce l’hai, se non riesci a dartela è un bel guaio.
      Le scadenze non credo che sia possibile rispettarle, soprattutto nella scrittura. lavori con troppe variabili (e come tutte le variabili non dipendono da te che in misura minima).

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  4. Be’, dipende. Io guardo serie TV su Netflix che mi fanno venire voglia di scrivere perché sono fatte come un romanzo di narrativa andrebbe scritto, ti insegnano a ideare le scene, i dialoghi, a far evolvere la trama, a creare storie parallele alla trama principale, ecc… Non uso il cellulare per annotare, piuttosto, una volta ho usato un bloc-notes e scritto a mano delle cose, tipo nomi di vie, provato a descrivere ciò che vedevo davanti a me, nel cielo sopra di me. Non ho sempre gli stessi ritmi. Nel fine settimana a volte non scrivo nemmeno una virgola.
    Tornando a rileggere Stephen King dopo anni mi si è innescata una sorta di miccia. Nuove idee per una storia ambientata d’estate… e non solo una. Poi penso: “OK, potrei anche scrivere, magari editare, consegnarmi al mio beta lettore, correggere, ricorregere, forse pubblicare, e poi?” Mi era arrivata una recensione su GoodReads a 5 stelle per il secondo romanzo della serie, vado a riguardare stamattina e non c’è più.
    Per scrivere, scrivo, non credo di poter smettere. Ho idee a getto continuo e mentre cerco di contenerle non scrivendole, per alcune non ce l’ho fatta, le ho iniziate in una sorta di raccolta di racconti, ma sono composte solo di inizio, magari butterò tutto.
    In questi giorni sto mettendo la parola fine al quinto volume della mia serie. C’è sempre l’ultima scena e poi ti sfugge un dettaglio, una cosa, ma ora so esattamente che ho praticamente finito. So esattamente quale sarà l’ultima immagine del testo.
    Poi non ho alcuna voglia di rivedere, editare, riscrivere, far beta leggere, rileggere, ricorregere, riscrivere e poi… il nulla.

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    • No, io le serie non le guardo. Non ho bisogno di idee (ma sarà presunzione?), perché quelle non mi mancano mai. Il tempo, ecco: quello sì. Lo so che poi c’è qualcuno che dice: se avessi il tempo non scriveresti, lo butteresti. Mah, non so. Questo non lo so proprio.

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      • Non le guardo per le idee, quelle non mancano nemmeno a me. Le guardo perché alcune ti insegnano come montare un abile impianto narrativo o come si scrivono certi dialoghi, oppure ti mettono in un ambito di cui sai poco o nulla. Ambito medico o carcerario o poliziesco, ecc… si impara 🙂

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  5. ah, non ho risposto alla domanda. Di solito quando mi do una scadenza già so che sforerò di 3 mesi, poi di 5. Certo, partecipare a un NaNoWriMo o a un CampNaNoWriMo aiuta a scrivere ogni giorno, fossero anche due paragrafi dopo aver rivisto il precedente, certo a due paragrafi alla volta non si finisce più e magari si rischia di scrivere un testo per anni rendendolo enorme, però se inizio mi dico: 10 minuti, ma poi ottengo un certo riusultato solo se diventano 60 o 90 minuti. Interrompersi spesso è controproducente, parlo per esperienza personale. Ovviamente se c’è altro da fare non si scrive. Se si è stanchi si dorme.

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  6. dipende molto dove i fattori esterni contano per una buona fetta. Scrivere serve tempo e concentrazione ma nessuno deu viaggiano in coppia. A volte hai tempo ma manca la concentrazione. A volte hai idee ma non riesci a trovare il tempo di tradurle in parole.

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  7. Come ho scritto in un post recente, io scrivo in Quel che resta del giorno. La sera, il dopo lavoro (a parte commentare nei blog nella pausa caffè e la pausa pranzo, sono multitasking 😀 ), che però in estate diventa la sera, dopo il giardinaggio, ma devo dire che mentre do l’acqua al prato e il sangue alle zanzare (!) sono lì che penso a un mondo di storie. A volte scrivo con un occhio al portatile e uno alla televisione, dove guardo-ascolto solo altre storie: quindi sì ai film, poche fiction perché non ho pazienza e nemmeno memoria di ricordarmi di seguirle, il telegiornale quando serve, assolutamente vietati talk show, carrambate e tribune politiche, piuttosto mi guardo Tom e Jerry, sono più intelligenti. Altre volte non mi schiodo dalla scrivania quando devo finire non solo di scrivere, ma anche di preparare, pensare, editare, gestire tutto quel che gira attorno al blog.
    Sono però nell’anno di transizione. Come tu eri stanco di alzarti alle cinque e perdere tutto quel tempo per un lavoro che ti lasciava stanco e insoddisfatto, anch’io sono stanca di alcune situazioni. Arriva un punto in cui si cresce, cambiano le prospettive, si vede la vita diversamente, non lo so… forse la scrittura stessa ci cambia… per cui sono alla ricerca di un nuovo equilibrio. Recentemente mi hanno chiesto di studiare nuove tecnologie, di accrescere le mie competenze professionali, ma di farlo nel tempo libero, a mie spese. Cosa prettamente italica, tra l’altro, priva di serietà. Ora sto facendo l’abate Faria… 😉

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