di Marco Freccero. Pubblicato su YouTube l’8 agosto 2019. Ripubblicato su questo blog nella medesima giornata.
C’è bisogno di un altro Charles Dickens, di questi tempi?
Forse.
Buona visione!
C’è forse bisogno di un altro Charles Dickens, in questi tempi di grandi cambiamenti?
Questa riflessione nasce da un commento di “lise legge lise viaggia” a un mio video su Charles Dickens. Il link al suo canale è qui sotto.
Questo enorme scrittore inglese visse in un’epoca di cambiamenti epocali: proprio come adesso.
Il lavoro per esempio si sta trasformando, e buona parte degli impieghi saranno spazzati via dai software, che sostituiranno gli umani nei compiti più ripetitivi.
Già adesso l’omino che al casello autostradale prende i soldi e dà il resto è sostituito dalle casse automatizzate: quindi da un software.
Ma la politica invece di incoraggiare questo balzo in avanti, investendo in formazione e studio anche per le persone in là con gli anni, preferisce parlare di altro. Oppure dipingere scenari catastrofici.
Che si avvereranno, perché se non fai nulla, di certo il peggio diventerà molto concreto.
Ma siamo certi che Charlees Dickens scriverebbe romanzi? Oppure…
Lui, e tanti altri, come Dostoevskij e Tolstoj, vivevano in un’epoca priva di concorrenza. Vivevano nell’Ottocento, e oltre al romanzo, alla lettura dei libri, non è che ci fossero molte alternative.
“Che facciamo stasera? Andiamo al cinema?”
Ma lo devono inventare.
“Un po’ di televisione?”
La devono inventare.
“La radio allora. Non c’è niente di meglio della fedele radio che…”
La devono inventare!!
“Ah. Diamo un’occhiata a Internet!”.
Ma sei di coccio allora: devono inventare anche questa!
Esatto: nell’Ottocento il libro era al centro della vita sociale. O meglio: della vita sociale di chi aveva una vita sociale. Per esempio i contadini della sconfinata Russia di certo non erano interessati alle opere di Dostoevskij. Erano analfabeti, e avevano cose più importanti da fare che leggere. Per esempio: non morire di fame.
Per questo sono abbastanza convinto che il buon Dickens sarebbe qualche geniale sceneggiatore di serie televisive. Che poi trasfomerebbe in libri; ma prima di tutto lui lavorerebbe per la televisione o l’industria cinematografica. O entrambe.
La sua capacità di offrire al pubblico quello che desiderava, almeno in apparenza, per poi condurlo dove voleva lui, vale a dire in territori tutt’altro che banali: lo renderebbe un perfetto animale televisivo. Oppure cinematografico.
Ma esiste un Dickens televisivo? Cinematografico? Quello che forse gli assomiglia di più è Stephen King, che di questi tempi vede buona parte della sua produzione letteraria saccheggiata da cinema e televisione. Ma lui è ancora un prodotto più vicino all’Ottocento e al Novecento, che a questi anni del XXI secolo.
Di certo c’è, è ben presente e sta lavorando. Ma io che guardo pochissima televisione, non so rispondere a questa domanda. Però sì: c’è bisogno di un Dickens che ricordi a ciascuno la compassione.
Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane!
Si, probabilmente Dickens si darebbe alle serie tv al giorno d’oggi. Proprio per raccontare i possibili effetti dei cambiamenti in corso, non solo dell’omino al casello ma anche dell’impiegato in banca, oramai in sostituzione dalle app sul telefono e dalla signorina al call center.
Ma la domanda è: che ne direbbe Dickens di questo, nello specifico? 🙂
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Bella domanda. Ma come tutte le domande essenziali: non esiste la risposta 🙂
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anch’io mi pongo la domanda cosa direbbe il buon Dickens descrivendo questi tempi?
Non lo so ma forse sarebbe spiazzato anche lui.
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Non credo. Lui era il tipo che andava dove c’era il pubblico.
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ma adesso il pubblico è virtuale
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La compassione! Certo, è così. 🙂
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