Che cos’è Amazon (per davvero)


 

i libri sono tutti uguali

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 14 ottobre 2019.

 

 

Che cos’è Amazon (per davvero?). 

Ovviamente faccio questa domanda dal punto di vista di un autore indipendente, in modo da aiutarlo ad avere la giusta prospettiva, come dicono quelli bravi.

La risposta che moltissimi danno è: “Si tratta di un sito di commercio elettronico, che vende anche libri”.

Non ci siamo, mi dispiace.

Una macchina per fare denaro

Amazon è una macchina per fare denaro a palate. 

Fine.

E fa denaro a palate per il signor Jeff Bezos, che tra l’altro sta divorziando e deve staccare un cospicuo assegno per l’ex moglie.

Per quanti siedono nel consiglio di amministrazione della società; per gli azionisti.

Anche per i dipendenti, perché se Amazon va male, inizia a licenziare. 

(Su quello che accade dentro i magazzini Amazon: è un discorso di cui dovrebbe occuparsi la politica. Quando uscirà dal letargo magari lo farà).

Questo modo di vedere Amazon è di certo cinico, ma aiuta a capire la portata della rivoluzione che questo sito ha creato anche nel mondo del libro.

In che senso?

Amazon ama chi lo fa guadagnare (chiunque sia)

Ad Amazon non interessa se il libro più venduto è di Mondadori, Marsilio o Rizzoli, oppure di un autore indipendente o ancora di una sconosciuta piccola casa editrice. 

Basta che venda.

Questo dettaglio, piccolo in apparenza, è invece qualcosa che fa impazzire abbastanza gli editori. Perché capiscono che non sono più loro a dettare le regole del gioco.

Nel panorama sigillato dell’editoria c’è un nuovo arrivato, Amazon che, almeno sulla carta, permette a chiunque di vendere, senza l’aiuto di un editore.

Sia chiaro: non è affatto così semplice come certi guru de noartri vogliono far credere, ma diciamo che è possibile togliersi qualche soddisfazione, escludendo le case editrici. 

Le case editrici prima investivano un sacco di soldi su un autore, e questi sfondava.

Oppure: investivano un sacco di soldi su un autore, e questi NON sfondava.

Ancora: non investivano soldi su un autore e questi sfondava.

Ricorda sempre questo: è la follia che guida l’editoria. Nessuno sa e saprà mai perché a un certo punto un libro comincia a vendere. Se si sapesse, ci sarebbero sempre e solo best seller. Ma succede di rado.

In questo panorama, fisso e in apparenza immutabile, è arrivato Amazon che ha abbattuto le barriere di ingresso all’editoria, permettendo a chiunque di pubblicare. E a pochissimi di diventare celebri grazie all’autopubblicazione.

Fai attenzione a questo adesso.

Quando entri in una libreria di catena, come Feltrinelli o Mondadori, i libri sugli scaffali non ci sono per caso. Ma perché gli editori hanno sborsati dei soldi. Ogni metro quadrato di scaffale è venduto e comprato.

Come nei supermercati.

Nei supermercati la merce che trovi sugli scaffali, occupa quel posto perché il produttore ha pagato. Per esempio Barilla paga per occupare la posizione più importante nel reparto “Pasta”, e gli scaffali ad altezza occhi sono i più ambiti.

Di solito la pasta più economica occupa i piani inferiori di uno scaffale perché pochi produttori hanno la potenza finanziaria di una Barilla.

Lo stesso succede coi libri nelle librerie di catena. 

Su Amazon, no.

Amazon ha tutto l’interesse di fornire al lettore quello che effettivamente gli piace. Come ci riesce?

Semplice: mettendo assieme una quantità enorme di dati che noi gli forniamo. Vale a dire:

  1. i nostri acquisti precedenti 
  2. se e come abbiamo effettivamente letto i libri che abbiamo comprato su Amazon (qui ci riesce se compriamo ebook, perché attraverso il Kindle o le app per computer Amazon sa se arriviamo a completare la lettura di un libro, oppure lo abbandoniamo dopo le prime 32 pagine) 
  3. la nostra cronologia di navigazione 
  4. la nostra lista dei desideri

Accanto a questa già rilevante quantità di dati, Amazon innesta quella delle persone che hanno gusti simili ai nostri. 

Fa tutto questo per un preciso fine, come ho detto poco fa: mostrarti i titoli che probabilmente acquisterai, rendendoti un cliente più soddisfatto. Un cliente soddisfatto vuol dire che tornerà a comprare.

Per esempio: facciamo finta che tu sia un estimatore della letteratura del Nord Europa: Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia. Benissimo.

Incrociando i tuoi dati degli acquisti passati, con quelli di altri clienti con gusti simili ai tuoi, Amazon potrebbe consigliarti… Dei libri sui Vichinghi. E tu potresti dire: “Ottima idea!” e comprarne uno.

Il tuo libraio di fiducia probabilmente si limiterebbe a segnalarti che è uscito il nuovo romanzo di Halldòr Laxness: “La campana d’Islanda” (di cui parlerò in un’altra occasione).

Ecco perché adesso noi leggiamo più libri. Perché il sistema messo in piedi da Amazon è geniale! Ma ricorda sempre questo: lo fa per i soldi.

A questo punto io dovrei tirar fuori il colpo di genio, la strategia vincente, la ricetta capace di spararti nei 100 libri più venduti su Amazon.

Se l’avessi (e io come sempre non ce l’ho), non la direi mai e poi mai. Perché probabilmente funziona solo per me; e poi perché se l’applicassero tutti smetterebbe di essere così efficace.

Il punto di questo articolo non è soltanto scoprire che Amazon agisce esclusivamente per denaro. Ma che rappresenta un modo piuttosto semplice e abbastanza economico (non gratis) per pubblicare le proprie opere, e costruire il proprio pubblico.

Nessun complotto

Perciò quando vedi nei primi 100 libri più venduti, delle opere che non dovrebbero esserci; mentre la tua ha una posizione in classifica che sembra il numero di abitanti di una media città cinese, rammenta questo.

Non è un complotto. Amazon è il campo da gioco più accessibile che ci sia attualmente. Tu però non giochi secondo le “sue” regole (in poche parole: non vendi). 

Per quale ragione? Perché non hai un pubblico abbastanza grande (o forse non ce l’hai proprio).

Perché la tua storia è troppo di nicchia. 

Perché chi legge la tua sinossi o si addormenta oppure gli si incrociano gli occhi perché contorta.

Perché la copertina è brutta.

Perché è così che gira il mondo. Se l’editoria è una follia quando è gestita dalle case editrici, figuriamoci adesso che è entrato in lizza pure Amazon.

Non siamo tutti destinati a vendere a carrettate. Una volta che hai fatto pace con questa splendida verità, scriverai meglio (ammesso che tu abbia il talento per farlo).

Elaborazione in corso…
Fatto! Sei nell'elenco.

19 commenti

    • Come dato certo, ti posso portare il sito di Passione Scrittore che, in collaborazione con il gruppo Mondadori, mette in vendita gli spazi di presentazione, gli spazi a scaffale, gli spazi nella rivista e quelli nella newsletter del gruppo Mondadori. Ad oggi il servizio di presentazione prevede un “contributo di attivazione” (?) di 149 euro e un impegno da parte dell’autore a garantire la vendita di almeno 25 copie del volume (se non le vende, se le acquista l’autore stesso). Il solo firmacopie costa 129, euro e la vendita/acquisto di almeno 20 copie del volume al termine del firmacopie. Il servizio di esposizione con un numero di copie permanenti a scaffale per un mese costa 199 euro e la vendita/acquisto della tiratura scelta (a partire da 5 copie). La stessa esposizione di una sola copia (e quindi l’ordine dei lettori per la loro copia) costa invece i soli 199 euro, senza obbligo di vendita/acquisto di altre copie. L’esposizione sulla bacheca delle ultime novità (chiamata Ziggurat) per un mese costa 479 euro. L’inserimento in rivista Mondadori (il cartaceo gratuito fuori dai negozi) costa 399 euro e quello in una newsletter settimanale invece 149 euro.
      Non è difficile immaginare che anche per gli altri gruppi editoriali ci sia la stessa tipologia di prezziario, solo che non è pubblica, rimarrà confinata alle decisioni di investimento del singolo autore/libro/casa editrice del gruppo.

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  1. Amazon è brutto e cattivo perché vuole far soldi, poi scopri che anche gli altri gruppi editoriali vogliono far soldi (vedi mio commento sopra) e poco gliene frega della qualità. Altro che letteratura! 😉

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  2. Anch’io ho fatto pace con questa splendida verità e aggiungo che il mio interesse per editori, Amazon, scalate al successo, esperimenti vari ed eventuali per emergere dal nulla è vicino allo zero. Peace and Love, amico! 😉

    Piace a 1 persona

  3. Bisogna darsi all’ippica. Questo è il vero successo! O alla politica, dove la poltrona paga, ma bisogna avere stomaco. Farsi eleggere promettendo una cosa e poi fare l’esatto contrario! 😀 Se ce la fai a mentire agli elettori, sarai un ottimo politico e farai gran carriera e, quindi, soldoni. 🙂

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  4. I soldi, brutti, sporchi e cattivi, muovono il mondo. Amazon non ne fa mistero, mentre alcune case editrici fingono di voler fare beneficienza o cultura, in realtà, vogliono fare i soldi anche loro, però non dobbiamo inorridire di fronte a questa verità: i soldi per quanto sporchi e cattivi, servono per mantenere in piedi un’azienda con i suoi dipendenti e le sue famiglie e forse la legge del mercato non può essere disattesa.

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  5. Sfondi una porta aperta da tempo: ho sempre considerato l’editoria un’attività commerciale come un’altra.Non la trovo un’idea così orribile, sinceramente; e anche l’ipotesi che non tutti si possa vendere carrettate di libri mi pare ragionevole. Quanto ad Amazon, tutti i miei auguri a chi rovescia un tavolo troppo incollato al pavimento; se poi volessero badare anche un po’ all’etica nella gestione del personale, sarebbe meglio. 🙂

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