Di Marco Freccero. Pubblicato sul mio canale YouTube il 31 ottobre 2019 e ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.
Oggi ce ne andiamo in Norvegia, per scoprire il romanzo di un Nobel: Knut Hamsun. Uno scrittore dal grande talento, amato da Isaac Bashevis Singer (Nobel anche lui), Hemingway (altro Nobel) e altri autori importanti del Novecento; ma è l’autore che scrisse il necrologio di Hitler e regalò la medaglia del Nobel al gerarca nazista Goebbels.
Il titolo di questa storia: Victoria.
Buona visione e buona lettura.
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Una storia d’amore che non è solo una storia d’amore. Ecco che cosa tratta il romanzo “Victoria” dello scrittore norvegese Knut Hamsun.
L’editore è Lindau di Torino. La traduzione è a cura di Luca Taglianetti.
Hamsun vinse il Nobel della letteratura nel 1920. Regalò la medaglia ricevuta in premio al gerarca nazista Goebbels, e scrisse il necrologio di Hitler quando questi si fece saltare le cervella nel bunker di Berlino. Per questo fu processato per collaborazionismo e rinchiuso in un ospedale psichiatrico dove subì anche violenze fisiche e psichiche (all’epoca aveva oltre 85 anni).
Quest’uomo ha ispirato grandi scrittori come Isaac Bashevis Singer, anch’egli Nobel della letteratura; Hemingway, John Fante, Thomas Mann, Kafka e Bertold Brecht.
Di che cosa parli la storia l’ho già detto. Una storia d’amore tra Johannes, figlio di un umile mugnaio, e Victoria, figlia del castellano. Si conoscono sin da ragazzini. Lui è il tipico personaggio che incontriamo in buona parte delle opere di Hamsun. Legato alla terra, alla natura, a essa sempre ritorna, la ama, la conosce, ne comprende le qualtà, i misteri, li celebra amandoli.
È un solitario sostanzialmente. Ama Victoria, ed è riamato, nonostante la differenza di classe.
Gli anni passano, i ragazzi diventano adulti, lui inizia a scrivere, pubblica poesie. Ha talento, e un buon successo.
C’è solo un piccolo problema.
La famiglia di Victoria è sull’orlo del collasso finanziario. Urge un matrimonio che permetta di incamerare un mucchio di soldi, e salvare così l’onore. Victoria china il capo, e accetta.
Lui si chiama Otto, è un ufficiale. Durante una partita di caccia però viene colpito a morte. A questa catastrofe si somma la rovina. Il padre di Victoria rimasto solo nella grande casa scende nella cantina, vi si barrica, e appicca un incendio. Tutto brucia.
Se adesso pensi che alla fine di queste prove disumane l’amore trionferà, e i due protagonisti si ameranno felici e contenti, sbagli di grosso.
Stiamo parlando di un Nobel della letteratura, un pezzo da novanta quindi, e questo tipo di persone non ama le soluzioni facili. I finali semplici.
Questo non è un romanzo d’amore o sull’amore. Ma qualcosa di più importante.
Non conosco tutta l’opera di Hamsun, ma posso dire dal basso della mia esperienza che questo scrittore ha utilizzato la scrittura per portare avanti un’indagine: che cos’è la vita? Qual è il modo migliore per viverla davvero appieno, sino in fondo. Esiste la felicità?
Né si può affermare che la risposta sia univoca, e limpida come acqua di sorgente. Di certo come ho detto all’inizio detestava la città e adorava la natura. Lui stesso visse in una tenuta immersa nei boschi norvegesi. E per lui quel modo di vivere, l’unico vero per un essere umano, era sotto attacco da parte di quella modernità incarnata dagli Stati Uniti, che detestava cordialmente.
Tuttavia in questo libro appare ancora una volta la certezza che la vita è talmente imprevedibile e grande, così misteriosa e bizzarra, da giocare ferocemente con gli esseri umani, e agisce sempre obbedendo a delle leggi incomprensibili. Leggi che paiono volere, per gli uomini e le donne che popolano la Terra, separazione e dolore.
Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane.
Di Hamsun ho letto Fame e Pan tanti anni fa e m’erano piaciuti molto. Di Pan ho anche visto il film in norvegese. Ho un volume con una serie di romanzi (fra cui anche Vittoria): Un viandante canta in sordina; Cespugli; Siesta; Vittoria; Terra favolosa; Fame. E un altro romanzo: Sotto la stella d’autunno. Ma devo ancora leggerli.
In norvegese ho visto anche il film sulla vita di Hamsun. Molto bello, peccato non venga doppiato e distribuito in Italia.
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Ma conosci il norvegese?
Il film su di lui: gli ho dato un’occhiata. Hamsun è interpretato da Max Von Sydow, ed è una vergogna che non sia stato doppiato in Italia.
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Ja, jeg snakker litt norsk 😀
L’ho studiato 3 anni, dal 2009 al 2012, poi sono stato un mese e mezzo in Norvegia a lavorare per vitto e alloggio presso 2 famiglie in campagna, per poter parlare la lingua.
Sì, era Max Von Sydow l’attore, non mi ricordavo il nome. Veramente ben fatto quel film.
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Incredibile! 😀
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Do Hamsun conoscevo solo l’episodio del necrologio e non ho mai letto nulla.
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Potresti iniziare con “Fame”, il suo romanzo più famoso 🙂
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ci penserò
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Ottimo! 😀
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Ci porti sempre in giro per il mondo, bravo Marco. Penso anch’io che la vita giochi ferocemente con gli esseri umani, purtroppo…
Sarei curiosa di leggere il necrologio di Hitler.
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Eccolo:
“non sono degno di parlare solennemente di Adolf Hitler, la sua vita e il suo lavoro non invitano a parole sentimentali. era un guerriero, un pioniere dell’umanità e un apostolo del vangelo del diritto di tutte le nazioni. Era una figura di riformatore di altissimo rango e fu suo destino storico di dover lavorare in un tempo di inaudita bassezza, che alla fine lo piegò. Così gli europei devono guardare ad Adolf Hitler. e noi, suoi fedeli seguaci, chiniamo le teste davanti al suo mortale sudario.”
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Non conosco (ancora) questo romanzo, ma ho in qualche angolo sperduto dei miei scaffali “Pan”, dello stesso autore. Forse vale la pena che lo ripeschi. Gli autori scandinavi mi lasciano spesso un’impressione mista di interesse-estraneità che mi piace molto. 🙂
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Allora procedi! Leggilo (io non l’ho mai letto).
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L’ha pagata cara l’infatuazione per il nazismo. Un resoconto dettagliato della punizione che dovette scontare si può trovare nel libro “Per i sentieri dove cresce l’erba”, che però devo ancora leggere. A parte questo, concordo sul suo talento di scrittore, anch’io come altri ho apprezzato Pan e Fame (quest’ultimo, in particolare, è indimenticabile).
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“Fame” l’ho letto parecchio tempo fa, ma l’impressione ancora adesso è forte; “Pan” non lo conosco. Purtroppo è uno di quei casi dove il talento smisurato non trova corrispondenza in un’umanità altrettanto smisurata.
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Salve,
peccato che il romanzo che nel 1920 gli ha fatto vicnere il Nobel sia fuori catalogo da anni.
Sto parlando de “Il risveglio della terra” (pubblicato anche col titolo “I frutti della terra”).
Gli editori pubblicano sempre gli stessi suoi libri, Pan e Fame sopratutto.
Ma che cosa aspettano a ripubblicare “Il risveglio della terra” ??
Saluti,
Fabio
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Purtroppo è vero. Temo che non cambierà tanto presto.
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