di Marco Freccero. Pubblicato il 28 novembre 2019 su YouTube. Ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.
Continuiamo a riflettere su “Il Signore degli Anelli”. Questa volta parliamo di Barbalbero.
Buona visione e buona lettura.
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Barbalbero, Barbalbero, Barbarlbero.
Che figura è, quale il senso di questo personaggio che compare nella seconda parte de “Il Signore degli Anelli”; dal titolo “Le due Torri”?
La prima risposta è che Tolkien era un ambientalista ante litteram, che ben prima della nascita ufficiale del movimento ambientalista lui avesse sviluppato un’attenzione per la natura che troveremo nell’opnione pubblica solo parecchi anni dopo.
Ma credo che questo sia un errore. Probabilmente lui adorava i boschi, la natura, anche per una ragione molto semplice. Lui aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale, aveva vissuto la battaglia della Somme. E la guerra è devastante per gli esseri umani, e poi anche per la natura che viene annientata dagli scontri. Quell’esperienza ha di certo rafforzato in lui l’amore per la natura.
Aggiungiamo che nella cultura europea, e non solo in essa, il bosco ha sempre rappresentato un luogo magico, oscuro e spesso pericoloso. Per secoli gli uomini e le donne del Medioevo temono di avventurarsi nelle selve, perché sono il luogo dove agiscono creature e forze ignote, diaboliche. Solo tra il 1100 e il 1200 si inizia l’opera di disboscamento perché c’è bisogno di terra, e c’è bisogno di terra perché la popolazione aumenta.
Se non ricordo male il poeta greco Esiodo, vissuto tra l’Ottavo e il Settimo secolo Avanti Cristo, riteneva che gli esseri umani discendessero dagli alberi.
Ma torniamo a Tolkien.
Barbalbero è l’emblema non dell’ambientalismo, ma di un mondo che lo scrittore inglese sentiva minacciato. Da quali forze? Nel libro il nemico è Sauron, ma uno scrittore non vive sulle nuvole: ma tra di noi.
Osserva, riflette, medita; poi scrive.
Il mondo attorno a Tolkien è un mondo che passa da una guerra all’altra: dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale. Sì, lui era schierato contro il nazismo, ma non era affatto convinto che la vittoria degli Stati Uniti alla lunga avrebbe reso la situazione davvero migliore.
Siamo infatti alle prese con un uomo, uno scrittore, che non ama la modernità, le strutture gerarchiche, la democrazia. Come altri scrittori guarda con disagio e diffidenza a quella modernità che avrebbe reciso ogni legame tra esseri umani e la tradizione, il passato, rendendoli soli, disperati e infine manipolabili.
Barbalbero è la personificazione di un mondo che viene minacciato di distruzione. L’obiettivo di questa distruzione è però l’essere umano che deve essere isolato, sganciato da tutto quello che lo lega sia agli altri che all’ambiente circostante.
È una delle figure che Tolkien usa per indicare la ricchezza della tradizione, del passato, di quel sapere che per secoli ha nutrito le generazioni, e che Sauron vuole spazzare via. Sauron vuole imporre il suo sapere, che non unisce, ma che separa e spazza via tutto quello che non si inchina a lui.
Attorno all’essere umano è necessario costruire un nuovo mondo che ha una fede assoluta non in Dio, ma nel progresso. Dove non c’è spazio per il passato, la tradizione, i legami con quelli che ci hanno preceduto: tutto questo sa di vecchio e di muffa.
Il mondo nuovo è un mondo rovesciato, dove i buoni sentimenti sono sostituiti dai cattivi. Dove il buono e il bello, pensiamo alla contea dove vivono gli Hobbit, deve essere cancellato per fare posto alla tenebra e al buio.
Tolkien usa immagini e simboli in apparenza distanti dal nostro mondo, per mostrarci che la logica non conduce alla vittoria. Ma alla rovina. Per spiegarci che ciò che abbiamo alle spalle, il passato insomma, non è roba vecchia da buttare via. Ma un patrimonio da tutelare e rinnovare.
Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane.
un bella lettura di un mitico personaggio tolkiano. Ma forse rappresenta anche l’unione tra le forze del bene contro quelle del male, dove uomini, animali e natura si coalizzano per evitare che il male prevalga.
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Anche, è possibile.
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Il passato è sempre un patrimonio da tutelare, spesso un monito per il futuro. In ogni caso la salvaguardia della natura non è un cattivo pensiero, anche in tempi non sospetti…
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Questo è vero. 🙂
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Sicuramente l’esperienza della guerra è stata determinante per Tolkien. Credo, anche in base alla sua biografia, che lui avesse un amore genuino per la natura – molto tipico inglese – e non sopportasse l’idea di vedere l’ambiente distrutto in nome dell’industria e del profitto. Quindi vedo Barbalbero come un simbolo della Natura, che può restare quieta e apparentemente inerte per secoli, ma quando s’…incavola, si fa sentire. Difficile dargli torto.
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Barbalbero è uno dei miei personaggi preferiti, lui e tutti gli Ent, i guardiani dei boschi. Tutta la sua essenza è nella presentazione che fa a Merry e Pipino, quando spiega che da tempo il male serpeggia tra gli alberi. Così come da tempo il male covava tra gli uomini, ben prima della Grande Guerra.
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In effetti è un personaggio particolare e ricchissimo.
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