Pubblicato il Primo gennaio 2020 sul mio canale YouTube.
Ripubblicato nel medesimo giorno su questo blog.
Eh sì. Fedor (Dostoevskij) è un classico della letteratura dell’Ottocento. Forse però è il caso di ripercorrere alcune tappe della sua vita perché se è diventato uno dei massimi scrittori non solo russi, ma della letteratura europea, questo è accaduto in seguito ad alcune esperienze che lo hanno travolto.
Buona lettura!
Un sacco di gente si avvicina a Dostoevskij grazie alla lettura de “Le notti bianche”.
Bravissimi. Fate bene, avete il mio plauso e il mio encomio solenne.
Purché ti ricordi che Fedor non è diventato un classico grazie a questo libro. Ma a ben altre opere. E che opere!
Un po’ di cronologia per capirci.
Nel 1844, o 46, non sono riuscito a capire quando, pubblica il romanzo “Povera gente”, e il successo è grande. I circoli progressisti di San Pietroburgo, in particolare quello di Belinskij, lo acclamano come un nuovo grande scrittore che ha a cuore la sorte… della povera gente.
L’anno dopo però qualcosa s’incrina, anzi si rompe. Pubblica “Il sosia” e i rapporti con i circoli progressisti si raffreddano parecchio. Tutte quelle elucubrazioni, quelle riflessioni: a che cosa diavolo servono?
Nel 1848 esce “Le notti bianche”. L’anno dopo, la catastrofe. Dostoevskij viene arrestato per attività sovversiva e rinchiuso nella fortezza dei Santi Pietro e Paolo di San Pietroburgo.
Viene condannato a morte.
Di fronte al plotone di esecuzione, lui e gli altri condannati, ecco il colpo di scena. Lo zar di tutte le Russie, padre affettuoso e sovrano illuminato, concede la grazia.
No, Dostoevskij non torna libero: viene spedito a scontare la pena in Siberia. Nel 1850 viene rinchiuso nella fortezza di Omsk. Solo dopo 4 anni, per buona condotta, è liberato e spedito a fare il soldato in una città vicino al confine cinese: Semipalatinsk.
Potrà tornare nella Russia europea solo nel 1859 quando finalmente viene congedato.
Il Dostoevskij che torna da questa esperienza terribile è lo stesso di sempre, ma è anche un altro uomo.
Inizia il suo nuovo percorso di scrittore.
Quello che lo ha tenuto in vita sono i libri. Scrive spesso al fratello, scongiurandolo di fargli avere libri su libri. Soprattutto per il resto della sua vita leggera e rileggerà una copia di un Vangelo che una donna gli aveva regalato, prima di essere spedito in Siberia.
Lo stesso Vangelo che avrà in mano al momento della sua morte.
Per Dostoevskij il socialismo non è la risposta autentica, genuina, sana al problema dell’uomo russo; ma anche europeo. La sua opera, da “Delitto e castigo” in avanti, affronta le conseguenze del socialismo, quello che questa ideologia porta con sé e che non salva e non salverà mai l’uomo.
Benché Dostoevskij nella sua opera non abbia più alcuna simpatia per le idee socialiste, io credo che sia riuscito a dimostrare una cosa, tra le tante.
Il problema dell’essere umano è sempre il terrore della libertà.
Nei fratelli Karamazov quando l’inquisitore scopre che Gesù Cristo è tornato, lo fa arrestare. E gli spiega che l’uomo ha paura della libertà, vuole solo padroni, e non può accettare un padrone che lo renda libero.
Vuole sempre essere suddito di qualcuno. Per questo ci sarà sempre bisogno di uomini forti. Si acclameranno sempre gli uomini forti che regalano un po’ di benessere, un po’ di libertà; ma tutelata.
Non è un Dostoevskij pessimista però, a mio parere. Per lui c’è solo una risposta. E non la contiene il socialismo e nemmeno il progresso dell’Europa dei Lumi con le sue industrie, le locomotive, il positivismo, la logica e la razionalità.
La soluzione per Fedor è solo in quel libro che in punto di morte ha voluto avere con sé.
Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane.
Il primo e unico libro letto di Dostoevskij è stato proprio Le notti bianche, di una collana di classici di mia madre.
Ho però anche I fratelli Karamazov, Delitto e castigo, Netoscka Nesvanova, Demoni, Memorie della casa dei morti e L’eterno marito. Un bel malloppo ancora da leggere.
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Prima o poi ti toccherà iniziare a leggere qualcosa…
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lo sai che non nutro particolari simpatie per i russi e in dettaglio per Fedor ma ho letto ugualmente questo post dove ripercorri la vita privata e letteraria di Dostoevskij. A memoria ho letto solo Povera gente, spinto più da altri motivi che dalla voglia di cimentarmi con questo autore.
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Io dopo aver letto “I demoni” pensai: “Fedor non fa per me”. E invece 😃
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Non mi convinci. E’ una crisi di rigetto quando leggo un russo.
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Ma è terribile 😀
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questo vale anche Joyce
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L’uomo ha paura della libertà e cerca un uomo forte al potere che lo guidi, questa affermazione mi fa paura perché l’uomo forte finisce sempre per abusare del suo potere…io preferisco la libertà anche se è difficile da gestire, non per niente la libertà ha un prezzo altissimo (; scusa ma non ho resistito ad autocitarmi 😉😊)
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😀
Hai fatto benissimo a citarti.
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Memorie da una casa di morti (l’esperienza del carcere) è terribile…
Complessivamente trovo Dostoevskji abbastanza pessimista, e non condivido la sua “soluzione”. Però lo considero un grandissimo scrittore.
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Anche quel libro è da leggere e rileggere.
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Carcere, plotone di esecuzione, Siberia, il paesino di confine con la Cina… ce n’è di materiale per cambiare un uomo. Ho letto Delitto e castigo molti anni fa, ma è ora di riprendere in mano questo autore. Con te che spacci suggerimenti sugli scrittori nordeuropei, la lista si allunga… 😉
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Bene! Buona lettura allora! Fedor non delude! 🙂
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