Le star del Web pubblicano libri. Quindi?


 

Di Marco Freccero.
Pubblicato il 9 gennaio su YouTube. Ripubblicato nel medesimo giorno su questo blog.

 

 

Ogni tanto l’indignazione si forma attorno ad alcuni piccoli eventi. Per esempio: una star del Web pubblica un libro, e un sacco di gente ne approfitta per dire la sua. 

Quindi dirò anche la mia…

Buona visione.

 

L’ennesimo personaggio popolarissimo su Instagram (di cui non faccio il nome perché ne hanno parlato tutti, pubblica un libro. Ed ecco che tutti si scatenano.

Ma dove andremo a finire!

(Pensiero nascosto: Andate dove diavolo volete, ma perché non comprate il mio romanzo?).

Ormai si pubblica qualunque roba!

(Pensiero sottinteso: “Vil razza dannata! Perché non compri i miei libri?”).

Lo sappiamo come funzionano queste cose!!!! Vergogna!!!!!

(Se lo sai perché non ce lo dici?).

Eccetera eccetera.

Per prima cosa: una casa editrice è lì per fare soldi. Così come la Ferrero è lì per presentare a fine anno i conti in regola e pagare gli stipendi, una casa editrice non lavora per la gloria ma per fare i soldi. Quindi pagare le tasse (si spera); i dipendenti e collaboratori (si spera); gli autori (anche qui: speriamo).

Una casa editrice è un’azienda come la Ferrero, la Fiat, l’Impregilo. Se non tiene i conti in ordine chiude, e la gente che ci lavora finisce a casa.

Si può contestare che non faccia lavoro di scoperta di nuovi talenti? Ma certo!

Che non “spinga” certi autori che meriterebbero maggiore fortuna?
Siamo d’accordo.

Ma se non chiude, e rispetta le regole (pagamenti e affini): fa solo il suo lavoro, lo fa bene e quindi è giusto che pubblichi il libro del personaggio celebre su Instagram.

Perché è un’azienda.
D’altra parte Georges Simenon era considerato un artigiano (vale a dire: un imbrattacarte) perché vendeva.
Lo stesso per Dickens.

Non intendo certo affermare che certi personaggi sono come questi due celebri autori. Ma che è facile giudicare come “scrittorucolo” un autore solo perché ha successo.
Quel successo che a noi manca.

L’aspetto che mi sbalordisce di più è che le critiche arrivano da persone che si definiscono autori indipendenti. Costoro non sanno davvero di che cosa stanno parlando.

Perché la presenza degli altri autori non danneggia affatto il sottoscritto, o altri. Che certi personaggi pubblichino libri non vuol dire che mi tolgono il mercato.
Ma vendono perché conoscono il mercato. E si rivolgono a quella fetta di mercato che vuole quel tipo preciso di libri.

Io non vendo perché non lo conosco abbastanza: fine. Se quindi questi personaggi non pubblicassero, la mia situazione non cambierebbe di una virgola. Né l’editore verrebbe a cercarmi: non ho un pubblico numeroso, ricordi?

Se vuoi fare autopubblicazione, sei imprenditore di te stesso. Lo puoi fare in due modi: male o bene.
Ma se qualcuno lo fa bene: o impari, oppure lasci perdere.
Imprenditore di se stesso significa conoscere il mercato, e seguirlo; oppure conoscerlo, non seguirlo, ma cercare comunque di offrire il meglio che puoi, senza trovare alibi o scuse o giustificazioni.
Non è vero che non vendi perché il mondo ce l’ha con te e pubblica i libri delle star del Web.

Non vendi perché non sei un autentico imprenditore di te stesso.
Non vendi perché il tuo genere è di nicchia e probabilmente non farai mai grandi numeri.

Lo ripeto: o sei imprenditore di te stesso, oppure ciccia.

Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane.

20 commenti

  1. Lo dico sempre che una casa editrice è un’azienda.
    E neanche io considero concorrenti i Vip che pubblicano: hanno lettori diversi dai miei.
    Certo, mi scoccia un po’ vedere libri insulsi nelle librerie, ma per fortuna c’è libertà di scrivere, leggere e pubblicare.

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    • Eppure un sacco di gente crede ancora che una casa editrice non debba considerare le leggi economiche. Ma se le rispetta il mio panettiere (leggermente più indispensabile di una casa editrice), perché un editore dovrebbe infischiarsene?

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  2. Già, proprio così. Ma vuoi mettere la soddisfazione di farsi una bella tirata sugli editori cattivi, i lettori ignoranti e gli scrittorucoli del cavolo che vendono alla faccia nostra? Insomma, mi meraviglio di te.

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  3. così va il mondo! Pensare di cambiarlo per legge è da cretini. I vip scrivono? Lasciamoli scrivere. Chi determina il successo è il lettore.
    Non vendo i miei libri? Come dici giustamente non sei un buon imprenditore di te stesso.

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  4. Tutto perfetto. Non credo che chi compra il libro pubblicato da uno youtuber comprerebbe qualcosa di scritto da me. Non perché io sia migliore, intendiamoci, ma perché non è il mio pubblico. Allo stesso modo, io non comprerei il libro di uno youtuber.
    Anche in questo caso, spesso l’indignazione nasce dall’invidia.

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  5. Premetto che non penso che questi libri siano scritti dalle star del web 🙂 ma con tutta probabilità del ghost writer di turno. E comunque hai ragione su tutta la linea: anche se non ci fossero questi personaggi pubblici che pubblicano, non venderei una copia in più. C’è parecchia gente che “rosica”.

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  6. Per me il problema è un altro: non m’interessa che la vip o il vip di turno abbiano successo editoriale con il proprio libro pubblicato da una casa editrice, mi interessa avere stima di una casa editrice per pensare che possa garantire sempre l’approdo di un bel testo. Invece mi dispiace ammettere che non è così: in quanto azienda deve fare soldi a prescindere dalla qualità (e per qualità non intendo solo il livello contenutistico di un libro, perché anche lo sportivo può avere una grande storia da raccontare, ma in termini di valorizzazione dell’attività intellettuale dell’autore, in termini di spendita di nome, ecc.); per questo ho maggiore fiducia nel lavoro serio e professionale di molte casa editrici indipendenti, che si affannano il pane pubblicando autori che non hanno bisogno di avere un nome famoso per ottenere la loro attenzione,

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  7. Ci sono youtuber che fanno divulgazione scientifica e filosofica i cui libri possono attrarmi, anche se non ho ancora avuto occasione di comprarli.
    Sono incappata in case editrici che pubblicano materiale di dubbio gusto scritto da influencer del web solo per sfruttare il loro pubblico.
    Lo scopo alla fine è guadagnare, ogni tipo di pubblicità è ormai lecito.
    Ma alla fine non è detto che chi ha molto pubblico riesca a vendere un prodotto a loro: se il pubblico è di ragazzini nella prima adolescenza non è detto che abbiano i soldi per comprarlo.

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