A proposito di newsletter, conversazione e altro (forse)


trilogia delle erbacce
La mia Trilogia delle Erbacce. Non ne sapevi nulla, vero?

 

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 17 febbraio 2020.

 

 

 

 

 

Qualche giorno fa, ma ormai sarà “qualche settimana fa”, ho scoperto che su Amazon Barbara (che gestisce il blog Webnauta) aveva recensito il terzo volume della Trilogia delle Erbacce. 

Vale a dire la racconta di racconti dal titolo: “La follia del mondo”. 

Ma non è proprio di questo che desidero parlare. E di che cosa, allora?

Continua a leggere.

 

Forse voglio parlare di nuovo del #progettoIOTA, che arriverà a dicembre? Be’, no.  

Vorrei parlare della mia Newsletter: lo sai che ne ho una, vero?

Molti pensano che sia tutto sommato semplice. Io invece credo che sia tutt’altro che semplice gestirne una. Spesso per esempio mi trovo a pensare a che cosa offrire, ma lo faccio nei ritagli di tempo: col risultato di combinare ben poco. E questo è un errore: non puoi relegare una newsletter, i suoi contenuti, ai ritagli di tempo. Perché i contenuti che alla fine offrirai saranno con tutta probabilità poco interessanti.

Qualcuno potrebbe dire: ma tu hai un sacco di contenuti: i video del tuo canale YouTube e poi gli articoli che pubblichi sul tuo blog.

L’autore di questo blog e il suo canale YouTube

 

Lo so, ma non sono sufficienti. 

Sono infatti partito con l’obiettivo di creare una newsletter che non fosse solo la ripetizione di quanto faccio altrove. 

Il mio desiderio era offrire dei contenuti interessanti e “nuovi” (qualunque cosa volesse dire).

Ma è un problema.

Potrei “copiare”, o meglio trarre ispirazione, dalle newsletter alle quali sono abbonato; e sono un discreto numero. Di solito però esse offrono contenuti che hanno già trovato vita altrove (blog soprattutto, o sito Web). 

Oppure presentano contenuti interessanti, nuovi; il punto è che trattano di argomenti che sono distanti dal mio mondo.

Già, perché anche se non si nota, io sono un autore indipendente; o almeno uno che ci prova. E mi sono sempre reso conto di una cosa.

Ci sono contenuti facili da creare; e quelli difficili.

Lo so che cosa pensi: che semplifico troppo e che un contenuto “facile” semplicemente non esiste. Può darsi, però lascia che ti dica questo.

Nella mia attività di autore indipendente mi sono spesso imbattuto in guide, tutorial, ebook che spiegavano appunto come creare contenuti coinvolgenti, interessanti.

Mai che avessi trovato qualcosa che mi servisse per davvero. Perché il più delle volte non affrontano i racconti, oppure i miei strampalati romanzi con preti e malati. (E ancora non sai che cosa sto preparando per il #progettoIOTA…)

Tu dirai: ma spetta a te trovare contenuti e modo di proporli.

Esatto. Ed è qui che sorge il problema. 

Se io come autore indipendente affronto argomenti come l’autostima, oppure “Sii il leader di te stesso”, eccetera eccetera. Piaccia o no ho un bacino di argomenti enorme.

Se scrivo della Trilogia delle Erbacce, o del “L’ultimo dei Bezuchov”… Per quante volte posso parlare dell’ambientazione delle mie storie? 

Di come nascono i miei racconti?

Dell’importanza del dialogo?

Di come si scrive il finale?

Del perché il romanzo finisce per andare a sbattere nelle isole Orcadi?

Per un po’, certo; poi però: basta.

Si potrebbe obiettare: ma un sacco di persone non fanno che replicare (spesso) contenuti già pubblicati. Li ampliano, li rendono migliori.

Lo so.

Però a me non va.

Comunque, questo stralunato articolo (ma chi scrive ancora “stralunato”?) deve arrivare alla conclusione e soprattutto affermare qualche cosa di intelligente. Impresa praticamente disperata, ma ci proverò.

Perché come detto in apertura, non era mia intenzione parlare della nuova recensione ricevuta dai miei racconti; né del #progettoIOTA (ma su di lui tornerò).

Il tema centrale, anche se non si nota affatto, era la mia newsletter. Perché come ho detto ho deciso di affrontare i suoi contenuti in modo un poco differente.

Per prima cosa: smettere di dedicarci i ritagli di tempo, ma tentare di dedicarmici con maggiore impegno. Infine usarla per creare, con gli iscritti, (che misteriosamente continuano a crescere; poco ma crescono), una sorta di conversazione.

Non solo uno strumento per ricordare che esisto, e che esistono le mie storie. Ma proprio una conversazione. In fondo lo scopo di un autore indipendente è quello: creare una conversazione con i lettori affinché diventino, alla lunga i suoi lettori. 

Senza usare trucchi o scorciatoie o strategie; che funzionano, lo so. Ma non per me; e non per tutti, ma per pochi.

copertina romanzo l'ultimo dei bezuchov
Meglio ricordare anche il mio ultimo romanzo (clicca per finire su… Amazon!)

 

Credo comunque che la soluzione sia quella, appunto, di creare una conversazione; e di dare un’occhiata a alla newsletter di certi autori e vedere che cosa c’è di buono.

Per esempio: perché certe newsletter le leggi sino in fondo mentre altre… Le cestini senza alcuna pietà? La risposta è semplice, almeno nel mio caso.

Se una newsletter propone qualcosa di eccezionale, le butto un’occhiata veloce e poi passo oltre. Se devo essere sincero: io credo che il mio lettore (che non sa ancora che è mio perché non mi conosce proprio, né sa che esisto), non è affatto abbagliato da mezzo e mezzucci e strategie.

Esatto: conversazione. Solo quello potrebbe attirarlo e convincerlo a darmi una possibilità (forse).

Seguo un gruppo di autori indipendenti dove si parla parecchio degli Amazon Ads; in pratica i banner pubblicitari (a pagamento, naturalmente), che crei per promuovere su Amazon i tuoi libri. Una faccenda che richiede tempo, pazienza, molta sperimentazione (è facile bruciare un nel po’ di soldi senza ricavare nulla. O peggio ancora: credendo di guadagnare). 

Purtroppo non mi interessa.

Lo so: sono un caso umano. Me ne rendo perfettamente conto. È che io credo che un lettore (udite udite, o genti!) debba essere conquistato con delle armi diverse. Tutto qui. Non sedotto coi banner a pagamento; ma attratto, persuaso dall’onestà della sua scrittura. Sì, certo: una follia pura. 

Però intanto il mio canale YouTube (senza sigla; con uno sfondo per nulla gradevole), continua a crescere, un passo alla volta. Certo: oltre 1000 iscritti non significa un emerito nulla. Perché il 90% degli iscritti non commenta e probabilmente non guarderà mai i miei video.

Un 5% ci butta un’occhiata.

Il restante 5%: commenta. È buono così. La conversazione in Rete non può coinvolgere migliaia di persone, per ovvie ragioni. Non esiste il contatto, la vicinanza. Prevale sempre un po’ di diffidenza, probabilmente.

Elaborazione in corso…
Fatto! Sei nell'elenco.

13 commenti

  1. Un argomento spinoso. Mi trovi d’accordo con le tue considerazioni. Io non ho una newsletter (a parte quella automatica con gli aggiornamenti) proprio perché non saprei cosa scriverci. Se ho qualcosa da dire, perché non scriverlo pubblicamente? Un po’ mi demotiva anche vedere altre newsletter che ricevo. La gran parte sono promozionali, ovvero tutto quello che scrivono va a parare in una pubblicità a un loro prodotto. Questo mi infastidisce enormemente, al punto che cestino subito tutto. Ci sono, è vero, ottimi esempi, ma si contano sulla punta delle dita. E poi di fatto a me sembra un po’ un parlarsi addosso, nel senso che non c’è un vero scambio come nei blog. Ciò non toglie che tu possa trovare la tua strada. Come dici, forse è anche una questione di impegno, di dedicarci del tempo.

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  2. qualsiasi progetto – you tube, newsletter, blog, libri, ecc – richiede tempo e attenzione. Viceversa dopo la curiosità inizale scende l’oblio che è peggiore di qualsiasi cosa ci possa capitare sul web.
    Questo è ilmotivo per cui ho abbandonato progressivamente molti spazi che non ero in grado di curare dedicando il mio poco tempo a due attività: il blog e la scrittura – leggere si fa in silenzio e per quella il tempo si trova –

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  3. Più che una newsletter ho una mailing list per l’invio dei post. Ho pensato molte volte ad arricchirla ma non mi è mai venuto in mente nulla di veramente interessante. Come vedi non ti sono utile. Ma poi il progetto Yota lo finisci?

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  4. Non ho una passione per le newsletter. Non mi è mai capitato di trovarci qualcosa di particolarmente interessante, e non ne faccio certo una colpa al mittente. Io stessa non saprei cosa scriverci, e quando ho qualche idea preferisco riversarla direttamente nel blog, che già è un discreto impegno. Gli argomenti sono comunque limitati, perciò vanno usati con parsimonia per non ripetersi, soprattutto quando si ha un blog da anni.

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  5. Grazie per la citazione! Adesso poi che ho finito la Trilogia delle erbacce un po’ mi sento orfana dei racconti frecceriani. Speriamo che esca questo IOTA (ogni volta che scrivi IOTA io penso YODA, il Gran Maestro Jedi 😀 ).
    Sulla newsletter: sono poche le newsletter che leggo, che sono solo newsletter senza avere un blog alle spalle, non sempre ci trovo cose interessanti (quella di Montemagno ad esempio è solo un mezzo pubblicitario per i suoi eventi). La mia preferita attuale è quella di Skande.com, le cui riflessioni sono spesso applicabili alla scrittura.
    Su YouTube, non ti lamentare del solo 5% che commenta, perché YouTube non è fatto per commentare. Anche quelli famosi ricevono pochi commenti rispetto al numero di visualizzazioni. Lì contano quanto volte il video viene visto e soprattutto condiviso. Il commento è nato e riservato al blog. 🙂

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