Domande che fanno cadere le braccia /1 “Posso spammare che ho pubblicato il mio romanzo?


foto marco freccero

 

di Marco Freccero. Pubblicato suYouTube il 26 marzo 2020. Ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.

 

 

Sul mio canale YouTube inizio una piccola rubrica (non so quanto “regolare”), dedicata a replicare a certe domande che mi capita di incrociare. Domande poste da autori indipendenti e che… Fanno cadere le braccia.

Buona visione e buona lettura.

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“Posso spammare che ho appena pubblicato su Amazon il mio romanzo?”. No.

Ho intenzione di inaugurare una piccola rubrica dedicata all’autopubblicazione. E alle domande assurde che ancora adesso, nel 2020, vedo riproporsi con puntualità. E quando mi imbatto in una domanda del genere: “Posso spammare che ho appena pubblicato su Amazon il mio romanzo”, mi chiedo: Ragazzi, ma dove vivete esattamente? Non sul pianeta Terra, non nel continente europeo, non in quello sfortunato Paese a forma di stivale che chiamano: Italia.

Mettiamo un punto fermo: secondo la Cassazione lo spam non è un reato se il destinatario non subisce un danno effettivo, reale e attuale. Questa è la definizione corretta che ho trovato in Rete.

Di sicuro di tutti i sistemi che un autore o un’autrice ha in mano per far conoscere la propria opera, lo spam è il più inutile. Un autore indipendente deve avere un solo obiettivo: creare una conversazione con i suoi potenziali lettori. Come tutti gli obiettivi ambiziosi, questo richiede tempo e applicazione. Perché non lo puoi fare ogni tanto, ma occorre cercare di essere “regolari”.

E poi c’è bisogno di tempo. Si crede che lo spam permetta di ridurre questo tempo perché probabilmente si considera il proprio libro un mezzo come un altro per fare soldi. Quindi provo quei due o tre trucchetti che in breve tempo mi faranno scalare la classifica di Amazon.

Che ci siano trucchi, è evidente. Alcuni autori statunitensi per esempio compravano un mucchio di recensioni per attirare i potenziali lettori. Quei siti in parte sono stati chiusi, oppure sono stati trascinati in tribunale da Amazon.

Torniamo però allo spam.
Non serve per un sacco di ragioni. Innanzitutto, a nessuno piace lo spam, e appena abbiamo sentore che ci troviamo di fronte a un contenuto di questo genere, lo ignoriamo. Anche perché magari in passato persino noi abbiamo fatto ricorso a certi mezzucci, e sappiamo bene che non possono funzionare.

L’errore alla base di quella domanda risiede nel fatto che non si è combinato nulla per creare la propria comunità di lettori. E adesso ci troviamo in mano un romanzo e pensiamo che facendo un po’ di spam riusciremo a interessare qualcuno. Piccoli numeri, e poi come per magia si arriverà a vendere tantissimo. Nel 2020 non esiste magia: ma solo duro lavoro.

Prima ho parlato del vero obiettivo di un autore indipendente nell’era della Rete: creare conversazioni. Non vendere. Non piazzare la mia merce. Creare conversazioni. Con le reti sociali, col blog, col canale YouTube. Questo deve fare un autore indipendente, altro che spam. Poi, forse, alcune di queste persone, interessate e incuriosite, potranno dare un’occhiata a quello che combino: che scrivo insomma.

Alcuni scapperanno via, forse inorriditi; altri mi daranno fiducia e compreranno. A una parte di quelle persone che hanno comprato piacerà quello che scrivo, e magari su Amazon scriveranno una recensione.
A un’altra parte NON piacerà per nulla quello che scrivo, ma purtroppo NON lasceranno alcuna recensione su Amazon.
Un’altra parte ancora piacerà moltissimo quello che scrivo ma non scriveranno alcuna recensione: succede! Devi fare conversazione, altro che spam. Ma è più difficile.

Se però tieni davvero alla tua storia, alla scrittura: continuerai e continuerai, accumulando errori, imparando e riprovando. Ricorda sempre questo: un autore indipendente è un imprenditore di se stesso.
Non è uno che aspetta il colpo di fortuna, il miracolo. Bensì è una persona che costruisce giorno dopo giorno, con costanza e determinazione, la sua comunità di lettori. Grazie anche al marketing. Se ti fa impressione “marketing”, possiamo usare “promozione”.

Ma spetta a te perché hai deciso di autopubblicarti, quindi di essere imprenditore di te stesso, quindi di lavorare per promuovere le tue opere e il tuo nome. Ne parleremo ancora.

Alla prossima e: non per la gloria, ma per il pane.

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11 commenti

  1. Pasturare a caso è brutto e non funziona. Lo faccio ancora, a volte, per la scarsità di strumenti e le difficoltà a starmene invisibile, perciò giustifico almeno in parte chi lo fa (sennò che faccio, condanno anche me stessa?). Non è però tutto qui. Sono molto d’accordo con te sul fatto delle conversazioni. Quelle sono reali, sono persone, sono rapporti da coltivare, e non solo con le vendite in mente. Nel momento in cui si smette di pensare “e io?”, inizia la parte migliore. 🙂

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  2. Un po’ di spam l’ho fatto anch’io nei gruppi facebook dedicati a questo (dove spesso mi hanno iscritto a mia … insaputa), però siccome serve tempo anche per lo spam mi sono sempre limitata ad alcuni post nel week end, anche se da un mese a questa parte non riesco a fare più niente…

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  3. Giuro, credevo fosse uno dei tuoi soliti titoli provocatori, invece scopro che la domanda è arrivata per davvero! Ma come si fa a non capire che spingere fino alla nausea un prodotto significa ottenere il contrario? E poi, in questo periodo… una settimana fa un autore ha cominciato a promuovere il suo libro con video su facebook in diretta. Insomma, la gente pensa ad altro, non ha voglia di assecondare certe botte di narcisismo.

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  4. Uhm, che lo spam non sia reato è alquanto controverso. Si, l’hanno scritto in molti dopo che c’è stata una sentenza della Cassazione che ha assolto uno spammer, aveva usato gli indirizzi di un’associazione cui faceva parte per scopi personali, ma aveva inviato 93 mail in 5 mesi. Qualcosa mi dice che un autore in crisi di vendite arriva a spammare molto di più.
    Sul sito dei Carabinieri c’è un articolo in merito: Lo spamming a fini di profitto è un reato http://www.carabinieri.it/cittadino/consigli/tematici/giorno-per-giorno/questioni-di-privacy/spamming
    E lo scopo del profitto per un autore c’è eccome, è quello di vendere il suo libro, non è certo una raccolta fondi a scopo benefico. 😉
    Ma fosse solo questo. Se non ti portano in tribunale, lo spam è comunque un boomerang che ti si ritorce contro. Primo perché oramai tutte le webmail hanno un filtro antispam intelligente e basta un click per istruirlo ancora, secondo perché lo spam è la pratica di chi non sa che pesci pigliare.
    Oltre ai finti comunicati stampa che ricevo sulla mail del blog, che sembrano voler dire “ho scritto un libro, ma non so come promuoverlo, non è che me lo leggi e me lo recensisci tu?” (perché ti inviano il comunicato, ma mica ti dicono cosa vogliono…), ci sono le mail personali o le telefonate fatte da amici di amici di amici degli autori, che sapendo che ho un “blog di libri” mandano avanti gli amici di amici di amici per chiedere se gli do una mano. Gratis, ovviamente. Alla mia risposta “Seguimi sul blog, leggi e commenta interagisci con gli altri, e vediamo se intanto si creano relazioni proficue”, se ne escono con “Non ho mica tempo per queste cose!” Eh, ma se tu autore non hai tempo per queste cose, dove pensi di trovarli i lettori che hanno tempo per rischiare di leggere un esordiente?!
    Mah…

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