Perché per l’autore indipendente è fondamentale trovare il proprio pubblico


 

 

 

di Marco Freccero. Pubblicato il primo giugno 2020.

 

 

 

Nei mesi di marzo e aprile, e in parte anche a maggio, il mio blog ha visto un aumento considerevole delle visualizzazioni e dei visitatori. Esatto, è dovuto al fatto che un sacco di gente si è trovata chiusa in casa e ha pensato non solo di trovare qualcosa da leggere. Probabilmente avrà avuto il desiderio di recuperare quell’intenzione che da tanto tempo se ne stava addormentata chissà dove: quella di scrivere un libro.

Ed è capitata (anche) su questo blog.

Adesso cercherò di spiegarti perché (purtroppo) l’aumento di visualizzazioni e di visitatori per me è stato in realtà una pessima notizia.

Chi ha visitato questo blog?

Qualcuno potrebbe pensare: “Il Freccero non è mai contento”. In parte è proprio così: non sono mai contento. Ma c’è una buona ragione. Tutta quella “gente” in più capitata su questo blog non ha fatto nulla di quello che desideravo. No, non parlo di vendite (i miei ebook sprofondano serenamente). Parlo di altro.

Le persone che hanno visitato questo blog, lo hanno fatto digitando in Google termini come “libri per imparare a scrivere”, oppure qualcosa di simile a “come pubblicare gratis un libro”.

E qui ci sono degli articoli che ho prodotto tempo addietro che rispondono perfettamente a queste curiosità.

E poi? E poi: il deserto. Benché ci sia per esempio una newsletter “Pochi ma Buoni” prodotta dal sottoscritto (con omaggio allegato: un ebook), e inviata una volta al mese agli iscritti, tutte quelle persone (almeno un centinaio, ogni giorno. Ho visto raddoppiare gli accessi al mio blog al tempo del Covid-19) l’hanno ignorata. Qualcuno in realtà lo ha fatto e si è iscritto: ma sono meno di dieci, credo meno di 7. Sì, gli iscritti nuovi di zecca alla mia newsletter nonostante l’enorme (!) afflusso di lettori sono meno di 7. Ma invece di strapparsi i capelli, o gettare la spugna (lo so che lo speri), è meglio riflettere.

Perché mi mollano alla velocità della luce?

Possiamo liquidare la faccenda dichiarando che Freccero Marco è uno scarpone, e che i contenuti che propone puntualmente ogni lunedì sul suo blog sono noiosi e inutili. Il che è possibile, sia chiaro.

Oppure: gli iscritti non si iscrivono perché quegli articoli attirano i lettori sbagliati. Probabilmente aspiranti autori che planano, trovano quello che desiderano (“Ehi! Un elenco di libri da leggere per imparare a scrivere”; oppure: “Ma guarda! Una guida su come pubblicare gratis un libro! Proprio quella che cercavo!”), e poi mi mollano alla velocità della luce. Giustamente.

Questo succede perché ho trovato i lettori sbagliati. Che non sono lettori, in realtà, bensì persone che desiderano pubblicare. È vero: a chi si iscrive alla mia newsletter regalo un libro. Purtroppo si intitola “La scrittura è difficile”, e le persone non vogliono sentirsi dire la verità. Vogliono sognare.

copertina la scrittura è difficile

Vogliono che si dica loro che scrivere è come farsi una risata: e che ci vuole? Se quindi annusano qualcosa che li costringe a fare i conti con la realtà: arraffano quello che serve e scappano da un’altra parte.

Ma è tutta colpa mia.

Dove ho sbagliato

L’errore più grave è aver scritto quegli articoli. A volte mi dico che dovrei eliminarli. Gli accessi al mio blog precipiterebbero, certo; ma almeno non attirerei più i lettori sbagliati. Ne resterebbero pochi, ma probabilmente (non esistono certezze), sarebbero quelli giusti.

Invece di attirare i lettori (che so) di Sciascia o Silone, e farli diventare i miei lettori, qui trovano convegno persone che non gliene importa un fico secco se ho scritto la Trilogia delle Erbacce, oppure un romanzo a 4 mani con la scrittrice Morena Fanti dal titolo “L’ultimo giro di valzer”.
Se allevassi cani San Bernardo ad Alessandria d’Egitto sarebbero un po’ più interessati.

trilogia delle erbacce

copertina l'ultimo giro di valzer

Quegli articoli non dovevo scriverli (infatti non lo faccio più). Il consiglio che mi sento di dare a chi desidera intraprendere la carriera di autore indipendente è questo: lascia perdere guide o tutorial (a meno che tu non voglia provare a campare vendendo questo tipo di cose). Perché ti porteranno sì dei visitatori; ma non quelli che ti servono sul serio. Il che è un po’ un problema, giusto?

Giusto.

Ribadisco: lo sbaglio è tutto mio. Benché la stesura di una guida richieda tempo ed energie, credo che sia il sistema più “facile” per ottenere visibilità; ma è quella sbagliata.

L’ho già scritto su queste pagine: ai lettori di Sciascia o Remarque, non importa un accidente su come pubblicare gratis un libro o roba del genere. Un articolo del genere nemmeno lo vedono. Desiderano altro, e appena lo avrò capito: lo terrò per me, naturalmente. Non ci farò alcuna guida, promesso.

Cosa vuole il lettore? Se lo sapessi…

A parte le battute: un lettore di Sciascia o Guareschi immagino che desideri esplorare magari altri autori che conosce molto poco; altre letterature più o meno sconosciute. È necessario costruire un percorso di conversazione che purtroppo richiede pazienza e tempo, mentre un sacco di persone desiderano avere “Tutto & Subito”.

Ho anche riflettuto su questo: che dovrei semmai avere maggiore cura di chi mi segue. Di quanti sono iscritti alla mia newsletter, o che commentano e seguono il blog seriamente; il dramma è che non so proprio come fare. 

Vero, potrei parlare del #progettoIOTA; ma mi pare di farlo.
Sì, la prima parte è finita mentre la seconda, che dovrebbe uscire nel 2021, e ancora ambientata negli anni Ottanta, la sto scrivendo in queste settimane. Ma anche in questo caso dubito che i lettori di fronte alla prospettiva possano davvero affezionarsi al sottoscritto. Perché dovrebbero?

Una domanda capitale

Eccoci al punto, forse. 

La domanda che un autore indipendente dovrebbe porsi non è: “Perché non comprano i miei libri”. Ma: “Perché dovrebbero?”.

Vale a dire: che cosa ho IO di così originale da indurre una persona che legge Simenon oppure Torgny Lindgren o Giovanni Testori a seguirmi e forse, un bel dì, acquistare uno dei miei libri (e magari pure a raccomandarmi presso amici e conoscenti)? Non è affatto semplice rispondere a una domanda del genere. Ecco perché un sacco di persone che scrive e pubblica non se la fa. Ma se vuoi essere un autore indipendente devi fartela eccome. E poi dovresti trovare pure una riposta decente.

Intanto, non mi resta che attendere che la gente torni a uscire, e le visite al mio blog precipiteranno, tornando attorno ai 50/60 accessi al giorno. E quei pochi (nuovi) che planeranno sul mio blog, forse col tempo diventeranno miei lettori.

Elaborazione in corso…
Fatto! Sei nell'elenco.

14 commenti

  1. La questione mi tocca molto da vicino, infatti mi pongo i tuoi stessi quesiti. Non penso che eliminare i post che ti procurano visualizzazioni sarebbe la soluzione, anzi. Il punto è che in un blog si scrive di ciò che ci interessa, tu magari hai scritto argomenti di un certo tipo perché ne avevi bisogno. In sostanza il blog ci rispecchia nel corso del tempo. Il problema è che chi cerca “libri per imparare a scrivere” non è interessato ai tuoi libri. Però può capitare che partendo da lì impari a conoscerti e apprezzarti anche per le tue opere di narrativa. Certo non è scontato, ma succede. E poi va considerata l’altra faccia della medaglia. Ovvero, noi ci possiamo permettere di parlare solo dei nostri libri? Chiaramente no. Considera i post (o i video) che ti fanno avere visualizzazioni come ganci per i lettori. La maggior parte prenderanno ciò che cercano e passeranno oltre. Ma qualcuno resterà e avrà voglia di conoscere meglio Marco Freccero. Come è capitato a me 😉

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  2. Non credo che tu faccia niente di sbagliato, anzi, senza suonare la grancassa ti fai conoscere e apprezzare; solo non esistono sempre sistemi che funzionino. Anch’io mi pongo domande e cerco di darmi delle risposte, naturalmente, ma spesso non le trovo. I lettori quotidiani del tuo blog sono il doppio dei miei; con il passaggio da Blogger a WordPress ne ho persi molti, e per ora si stanno iscrivendo solo personaggi con indirizzi fake, che cancello prontamente (non ho ancora capito cosa sia ‘sto fenomeno). Cioè, non voglio fare la battaglia delle sfighe, per dirla con classe, ma non sempre si trova la via. Se si rapporta ciò che si fa a ciò che si ottiene, non vale quasi mai la pena. Meglio non farlo, o farlo soltanto per decidere cosa sfrondare e cosa no.

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    • Forse alcuni hanno una nicchia, ma così nicchia che quasi non si vede. Ma proseguono lo stesso non perché siano masochisti, ma perché se facessero dell’altro, se scrivessero altre storie non ci riuscirebbero. Quindi, procedono sul loro cammino abbastanza solitario.

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  3. forse hai ragione, oppure no. Diciamo i visitatori che passano senza leggere nulla ma solo per effetto di ricerche c’è sempre stato e ci sarà sempre. Io da molto ho detto a WP che non coglio essere ricercato. Non so se sarà vero ma almeno non troveranno nulla di me. Tanto nessuno legge quello che scrivo, tanto meno quello che pubblico

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  4. Quegli articoli sulla scrittura rispecchiano il tuo modo di essere, non credo tu debba cancellarli, concordo con il punto di vista di Maria Teres, magari qualche lettore del blog che si è avvicinato per i post sulla scrittura, imparerà ad apprezzarti anche per i libri che scrivi. E se non lo fa pazienza, tu sii te stesso.

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  5. Caro Marco, i tuoi dubbi sono leciti, e sono anche i miei. Affinché molti acquistino i tuoi libri, a meno che tu non abbia alle spalle una CE importante che garantisce per te, devono conoscerti e accordarti fiducia. Ma questo è lungo e arduo da ottenere. Soprattutto perché viviamo in un’epoca di bulimia di stimoli e informazioni, e la rete ne è la grancassa, nel bene e nel male. Sul web tutti vogliono tutto, con qualità alta e una velocità di “rinnovo” dell’offerta elevatissima. Salvo poi soffermarsi solo un istante. Pubblicato il mio primo libro e incontrato enormi difficoltà a promuoverlo (anche a causa dell’immobilismo della casa editrice), ho visto azzerare dalla pandemia le presentazioni inseguite da mesi. Ho aperto allora un canale YouTube; ma è come schiacciare reset e ripartire: attirare parlando di libri in senso ampio è complesso, a meno che tu sia già famoso. Da questo punto di vista blog e newsletters sono strumenti utili, anche se il processo di crescita è comunque lento. Il moltiplicarsi di autori, blog, newsletters, canali ecc. non fa altro che agevolare il gioco delle grandi CE. Più aumentano le voci e meno i lettori ascoltano, aggrappandosi ancora più forte al senso di certezza rappresentato dai grandi autori. Chi è interessato alla lettura trova così tanta offerta nelle CE di grido, le quali a loro volta hanno una sponda enorme nelle voci della rete, che non sente quasi la necessità di cercare altrove.
    Allora (forse) gli ingredienti sono sempre quelli: tanto lavoro, oscuro e duro, senza mollare mai; un po’ di talento; risultati validi e infine il lievito assolutamente indispensabile: un bel pizzico di sana fortuna. Un colpo di vento inaspettato e provvidenziale che gonfi la vela. Quest’ultimo però non dipende più da noi. Tutto ciò ne vale la pena? Questa è un’altra buona domanda… a cui non ho risposta. Sappi che apprezzo molto la tua newsletter. Aspetto il tuo progetto yota, spero tu lo faccia uscire anche in cartaceo.

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  6. Anche io sono contrario a eliminare i post. Ogni blog attira lettori interessati e anche lettori casuali, che magari hanno cercato tutt’altro, che tu, per mille motivi, hai nominato in un tuo articolo.
    Fai una cosa: scrivi un articolo ben fatto intitolato “Libri per imparare a scrivere” e un altro “Come pubblicare gratis un libro”, ma dando informazioni reali, complete.

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  7. Come avevo già scritto in un commento ad un altro tuo post (sull’importanza o meno della SEO mi pare), i lettori sono lettori e non importa da dove arrivino, cosa leggano e quanto restino a leggere. La prima volta. L’aumento del numero di accessi ti aiuta ad accrescere il ranking anche degli altri articoli, quelli a cui tieni di più e che trattano dei tuoi libri pubblicati. Perciò non solo non toglierei i post più letti, ma organizzerei meglio l’esperienza del lettore per incuriosirlo di più a rimanere. Il problema del “prendi e scappa” ce l’ho anch’io, dagli articoli che scrivo su yWriter (che però mi aiutano a studiarlo meglio), ai manuali di scrittura che ho recensito, ai vari software o utility (per un dato periodo sembravo l’unica a rispondere alle domande sulle licenze di Canva, per dire).
    Ma molti di quei lettori sono tornati, ancora e ancora, e si sono iscritti alla newsletter. Oppure hanno iniziato a condividere il mio link (altro fattore di aumento del ranking). Alla fine è lo stesso Google che mi ha “premiato” al primo posto per “racconti dark” perché io non avevo proprio fatto nulla per essere lì. L’hanno fatto i lettori, tutti insieme. 😉

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