di Marco Freccero. Pubblicato il 2 luglio 2020 su YouTube. Ripubblicato nel medesimo giorno su questo blog.
Adesso, dopo il successo dei film di Peter Jackson, un po’ tutti rivolgono la loro attenzione al professore di Oxford, il filologo J.R.R. Tolkien. Per iniziare a conoscere meglio la sua opera, ci sono di certo alcuni interessanti libri.
Io ho iniziato con questo.
Se vuoi sapere di più su Tolkien e la sua opera, forse questo libro fa il caso tuo.
Si tratta di “Invito alla lettura di Tolkien”. L’editore è Mursia, mentre l’autrice è Emilia Lodigiani. Si tratta proprio della fondatrice della casa editrice Iperborea.
Un’avvertenza importante, però.
Questo libro è del 1982, infatti ha ancora il prezzo in Lire sul retro. Quindi è possibile che ormai in circolazione siano rimaste poche copie. Se sei ineressato, devi sbrigarti.
Inoltre, alla fine c’è una buona bibliografia per chi desidera esplorare non solo le opere di Tolkien, ma anche conoscere gli studi sulla sua opera, e sulla sua vita.
Anche in questo caso: è una bibliografia ferma agli anni Ottanta che non tiene naturalmente conto di tutto quello che è successo dopo, come i film di Peter Jackson che hanno aumentato a dismisura l’interesse di tanti critici verso questo scrittore.
Ma perché leggere questo libro?
Innanzitutto, all’inizio presenta una cronologia parallela, in modo da indicare che cosa succedeva nel mondo mentre l’autore nasceva, oppure compiva determinate azioni. Questo è magari una piccola cosa, ma aiuta a inquadrare il suo cammino di artista nel panorama europeo e non solo.
Ma soprattutto è un libro compatto, anche perché la dimensione dei caratteri non è molto grande, che affronta e analizza in modo preciso ed esaustivo le principali opere di Tolkien. Quindi si parla del Signore degli Anelli, del Silmarillion o dello Hobbit mostrando che cosa contengano effettivamente; il loro senso e il loro valore.
Non solo questo. Qui c’è anche un’analisi interessante sui temi che Tokien affronta nelle sue opere. E così si scopre che siamo alle prese innanzitutto con un filologo. Che a uncerto punto, dopo aver creato una nuovalingua, con tanto di sintassi e grammatica, decide di dare a questa lingua, la lingua degli Elfi, anche un’ambientazione storica.
Perché tutto questo? Cosa muoveva questo uomo che viaggiò molto poco in vita sua, e che quando negli Stati Uniti esplose il successo del Signore degli Anelli restò interdetto, e anche infastidito da tutta l’attenzione che convergeva su di lui?
Anche persuaso che fossero ben pochi quelli che comprendevano il senso del suo immane sforzo intellettuale, durato per tutta la vita.
Uno sforzo che pescava a piene mani nella mitologia nordica, evitando però di riproporla uguale uguale, ma semmai rinnovandola in modo geniale e intelligente.
Credo che questo libro, soprattutto adesso che attorno alle opere di Tolkien si è concentrata tanta attenzione, sia utile per chi non voglia davvero addentrarsi nella massa di studi che vivisezionano l’opera di questo scrittore inglese.
Ma è davvero utile perché spiega il senso della sua scelta: quella di scrivere storie “fantastiche”, che adesso definiamo “fantasy”, non fu mai per sfuggire al mondo, che pure egli non apprezzava e dal quale si sentiva comunque escluso.
Semmai fu il tentativo, ciclopico e lucidissimo, di fornire a un mondo che perdeva la bussola e si stava incartando in un delirio di onnipotenza, una nuova mitologia.
Capace di parlare di verità profonde e sepre valide, e per questo perfettamente in grado di fornire alle persone del XX e del XXI secolo una via d’uscita. Una via d’uscita capace, forse, di riannodare il legame spezzato non solo con gli altri, che spesso vediamo come numeri o nemici.
Ma anche con la bellezza. Perché lo scopo di Sauron, l’oscuro signore, e della nostra società, è produrre cose prive di bellezza.
Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane.
Le storie cosiddette “fantasy” portano sempre dentro un messaggio profondo
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E secondo Tolkien, Il Signore degli Anelli parla della… Morte. Non del potere, o del bene o del male. L’argomento, il cuore di quel libro, è la morte e l’immortalità.
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Tolkien aveva fatto un lavoro titanico sulla lingua elfica, per pura passione. Nelle lettere si sente bene il suo stupore perché a qualcuno interessano che le cose strane dietro le quali perde il suo tempo. Mi sembra fantastico (non fantasy). 😉
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(Mi è scappato un “che” di troppo.)
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Un lavoro colossale, al quale ha dedicato tutta la vita (senza riuscire a portarlo davvero a termine). Si resta stupefatti dalla mole di un tale lavoro.
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interessante libro che si trova forse solo nei banchetti di libri usati.
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No, forse lo trovi ancora su Amazon o IBS.it
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allora non l’hai cancellato
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ho sbagliato risposta 😀 Mi è arrivato oggi da hoepli a tempo di record appena 3 giorni
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Ottimo 😉
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Interessante lettura, forse proprio perché precedente alla produzione cinematografica può fornire un punto di vista meno scenografico e più puntuale delle opere di Tolkien.
Si, aveva fatto un lavoro enorme, e in effetti tutta la sua produzione ruota lì, alla Terra di Mezzo. In ogni caso, al neurone romantico che è in me, piace pensare che Tolkien non abbia inventato proprio tutto, che avesse una porta segreta (un armadio? ah no, quello è un altro… 😀 ) per poter andare e venire a proprio piacimento dalla terra degli elfi, e che da qualche parte (un universo parallelo?) esista ancora, soprattutto se la cavino meglio di noi…
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Dici che se la cavano meglio? Lo spero!
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