Pronto a conoscere Solzenicyn?


 

 

di Marco Freccero.
Pubblicato su YouTube il 10 novembre 2020.
Ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.

 

Chi conosce lo scrittore russo Aleksandr Solzenicyn?

Che tu lo conosca oppure no: forse è giunto il momento di conoscerlo di più.
Buona visione e buona lettura!

 

 

Chi conosce lo scrittore russo Aleksandr Solzenicyn? In Italia pochi, eppure si tratta probabilmente di uno dei giganti della letteratura russa del Novecento. Quindi, uno dei più grandi a livello europeo.

Questo libro, dal titolo “Il respiro della coscienza”, è edito da Jaca Book ed è una raccolta di saggi e interventi sulla libertà, che lo scrittore tenne tra il 1967 e il 1974.

Il traduttore è Sergio Rapetti.
La voce di Solzenicyn in questo breve arco di anni si schiera sempre e comunque in difesa della libertà e della libertà di coscienza. Se tutti siamo, almeno a livello ideale, a favore della libertà, Solzenicyn ci spiega ben altro.
Ma chi era questo scrittore?

Solzenicyn nasce nel 1918 e muore nel 2008. Partecipò alla Seconda Guerra Mondiale e si distinse al fronte per il coraggio e le capacità. Se ricordo bene fu promosso al grado di capitano.

Scrive però delle lettere a un amico nelle quali critica duramente Stalin. È la sua fine. Tutte le lettere che dal fronte vanno verso l’interno, e non solo quelle, sono vagliate attentamente. Quindi viene arrestato e condannato a 8 anni di lavori forzati nei Gulag.

Nel 1970 viene insignito del Nobel della letteratura, ma lui non va a ritirarlo perché teme che poi gli venga impedito di rientrare nella sua amatissima Russia.

Sì, perché lui nel frattempo ha ingaggiato con il regime totalitario sovietico una vera e propria guerra. Non vuole abbandonare il suo Paese, vuole scuoterlo, invita i giovani, e tutti i russi, a rifiutare la menzogna sulla quale si basa il regime sovietico.

Nel frattempo è scampato a un avvelenamento, e anche al cancro che non gli viene diagnosticato, ma riesce a essere curato e si salva. Esperienza che racconterà nel libro “Padiglione cancro”.

Scrive l’opera forse più celebre, Arcipelago Gulag, in tre libri che viene pubblicata prima in Occidente, mentre in Russia gira in modo clandestino e lui stesso viene duramente attaccato per un’opera che comunque non si limita a dichiarare il male dello stanilismo.

Solzenicyn afferma altro in quei libri: il comunismo è un male assoluto che ha come scopo quello di sradicare ogni traccia di umanità dall’essere umano, per produrre un fantomatico “uomo nuovo” che non è altro che uno schiavo.

Se ti pare di sentire l’eco de “I demoni” di Dostoevskij: senti molto bene!

Un giorno, Solzenicyn viene arrestato, e lui con la moglie e i figli portati all’aeroporto, caricati su un aereo e spediti o meglio espulsi dalla Russia, destinazione la Germania Ovest. Viene anche privato della cittadinanza sovietica.

Dopo essere stato ospitato in Germania dallo scrittore Heinrich Böll, emigra negli Stati Uniti, e si stabilisce nello stato del Vermont. Ci resterà sino al 1994 quando, dopo aver ricevuto di nuovo la cittadinanza russa, potrà finalmente rientrare nel suo amato Paese.

In questo libro Solzenicyn, che in principio aveva creduto al comunismo, proclama e denuncia la natura di questo totalitarismo. Assistiamo per esempio a un incontro (trascritto da lui stesso) tra Solzenicyn e i rappresentati dell’Unione degli scrittori sovietici, che spiegano a lui come deve scrivere. Sì, perché si prendeva un po’ troppe libertà, e poi doveva chiedere scusa perché con le sue opere metteva in cattiva luce il potere sovietico. Ed era troppo “aggressivo” con la sua pretesa di scrivere quello che vedeva e sapeva.

Ma è di particolare interesse il discorso che tenne all’università di Harvard. Fece impressione perché non si limitò ad attaccare l’Unione Sovietica, ma al centro della sua dura critica c’è l’Occidente. Debole, vigliacco, che per un piatto di lenticchie, quello del benessere, accetta ogni compromesso con chi soffoca la libertà nel mondo.

Un Occidente ben attento, ci dice Solzenicyn, a promuovere il conformismo, non la libertà. Il materialismo, non la spiritualità. Il pensiero unico, non la libertà di coscienza. Una voce da riscoprire e ascoltare.

Alla prossima e come al solito: Non per la gloria, ma per il pane.

8 commenti

  1. Ammetto di non conoscere l’autore, ma solo l’uomo politico (tale lo considero) di cui peraltro non ho mai condiviso le opinioni. Di sicuro è questo che mi ha tenuto lontana dalla sua opera, vorrei saperne di più sul libro che suggerisci. Il paragone con Dostoevskij mi pare azzardato

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    • Credo che bisognerebbe leggerlo, non è semplice spiegare nel dettaglio il suo pensiero. (Non volevo nemmeno realizzare il video: mi pareva troppo arduo riuscire a fornire una panoramica completo su di lui in così poco tempo).
      Nel discorso ad Harvard attacca l’Occidente perché ha perso completamente la bussola, ed è disposto a scendere a tutti i compromessi necessari pur di avere la pace e il benessere. E lì sono d’accordo con lui. Sul Vietnam… No.
      Dici che è azzardato il paragone con Fedor? Io ci ho trovato dei punti in comune con “I Demoni” quando uno dei personaggi (non ricordo il nome), chiede a Stavrogin di unirsi al loro gruppo, e gli spiega il loro progetto. Una cosa che differisce da Fedor (e lo avvicina invece a Tolstoj, e non solo per la mole spaventosa dei suoi libri), è che lui mi pare non tenere conto della complessità e del mistero dell’essere umano. Cosa che invece fa proprio Fedor (mentre l’ultimo Tolstoj, quello di “Resurrezione”, è troppo impegnato a dimostrare la giustezza delle sue idee. Condivisibili; ma la vita è ben più scabrosa e difficile).

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      • Quest’ultimo paragone, quello con Tolstoj, la sento più vera, per me ovv9. Di FD penso ogni bene e gli riconosco una totale focalizzazione sulla natura della complessità umana che per me è al pari della capacità di leggere con assoluta onestà i fatti storici. Questo è quello che ho sempre pensato di lui. Io apprezzo molto questa tua ricerca e conoscendoti un pò la discussione su S. è appena cominciata
        La seguirò con interesse. Se alla fine comprerò mai un suo libro, sarà merito tuo. Assumiti le tue responsabilità 😉

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