Ho riletto “Delitto e castigo”


 

 

 

di Marco Freccero.
Pubblicato su YouTube il 26 novembre.
Ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.

 

 

Rileggere un classico? Sì, certo.
Rileggere “Delitto e castigo”? Molto volentieri! Ne parlo nel video di oggi. Buona visione e anche: buona lettura!

 

 

Qualche settimana fa, ma ormai dovrei dire: un paio di mesi fa, ho acquistato la nuova edizione cartacea di “Delitto e castigo” del grande Fedor Dostoevskij. Editore Feltrinelli, la traduzione è a cura di Damiano Rebecchini.

L’ho fatto perché ero attirato da questa traduzione, che l’Ambasciata russa in Italia ha premiato come la più fedele al testo originale.
Sì, io avevo già quella della Garzanti, sia cartacea che digitale. Ma avevo voglia di rileggerlo!

A grandi linee: di che cosa si tratta?

Un giovane studente povero, Raskolnikov, che non frequenta più l’università, e vive in uno stambugio grande come un armadio, si decide a commettere un omicidio. Assassinare una vecchia usuraia, derubarla, e poi trascorrere il resto della sua vita a fare il bene.

Di per sé non è un’idea originalissima, vero? Però se tu dai un’idea tutto sommato banale in mano a uno scrittore come Dostoevskij, stai pur certo che ne viene fuori un capolavoro.

L’impresa, l’omicidio insomma, riesce anche se non mancano gli intoppi (per esempio: ci saranno due omicidi, non uno). Raskolnikov è persuaso di avercela fatta, ma all’istante si rende conto che con quel gesto ha reciso ogni legame tra sé, e gli altri.

Madre, amici, sorella, tutto gli viene a noia, tutto lo urta e lui tutto odia. Commette strani gesti (regala quel poco denaro che ha a un ubriacone); poi nasconde la refurtiva senza nemmeno fare l’inventario di che cosa ha rubato.

Ma che romanzo è “Delitto e castigo”?

Non è un giallo, benché non manchino le indgini ovviamente, l’innocente fermato e interrogato; poi appare l’uomo che ferma Raskolnikov e gli dice: “So che tu hai ucciso”. Non manca nemmeno il giudice istruttore reso alla grande dal buon Fedor (e di certo lui ha preso ispirazione dalla sua esperienza personale, quando fu arrestato e interrogato nella fortezza di San Pietroburgo). Giudice che gioca con Raskolnikov come fa il gatto col topo.

Non è un racconto filosofico perché Fedor non è mai stato un filosofo, né voleva esserlo. E allora che cos’è?

Quando Dostoevskij scrive questo romanzo ha detto addio alle idee progressiste di gioventù. Ha iniziato una riflessione serrata e schietta sull’essere umano. Il socialismo per lui è troppo superficiale, non riesce assolutamente ad affrontare il tema del “mistero dell’essere umano”. E della sua libertà.

L’idea dei progressisti che l’ambiente sia la causa di tutti i mali, e che basti un tetto, un focolare, l’istruzione e un buon lavoro per rendere l’essere umano del tutto felice, per lui è una sciocchezza.

L’essere umano è molto più complesso di così. E l’essersi prepotentemente riavvicinato alla religione ortodossa non rende le cose più semplici per Dostoevskij, al contrario.

Alla fine del romanzo Raskolnikov getta la maschera, e dichiara perché ha ucciso. No, non per fare del bene coi soldi rubati. Nemmeno per rendere il mondo più giusto, eliminando un essere inutile come l’usuraia.
Ha ucciso perché voleva uccidere. Lo ha fatto per il piacere di farlo, fine.

Ancora una aspetto. Benché sia un romanzo che narra di un omicidio, dove si affronta, anche se sfiorandolo soltanto, il tema dell’alcolismo: “Delitto e castigo” è anche un grido in favore della vita. Della vera vita. Come un fiume carsico, questa smodata voglia di vivere, di vita, attraversa quasi ogni pagina del libro.

Davanti a una realtà che opprime, che pare costruita da un pugno di persone senza scrupoli per schiacciare e schiantare l’essere umano, Fedor Dostoevskij alza la sua voce e sembra ancora dirci, a distanza di così tanto tempo: “Essi non prevarranno. Mai!”.

Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane.

 

11 commenti

  1. Hai trovato differenze rispetto all’edizione Garzanti?
    Il romanzo che ho letto io è di un editore che non conosco, Canadese. Io avevo inteso però che avesse deciso di uccidere per la sua teoria che distingueva gli uomini in straordinari e ordinari, almeno è questo quello che viene ventilato da Porfirij
    Credo che il protagonista non riesca poi a sostenere il peso di quello che ha commesso.

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    • Due refusi 😃 (Forse ce n’erano anche in quella Garzanti, ma non ricordo). A me è sembrata buona anche se non conosco il russo. Più fedele all’originale (dicono i russi che l’hanno premiata).
      Quella è la sua teoria, quello che adotta per darsi un “tono”. Ma poi getta la maschera. In Siberia.

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  2. Resta il mio classico preferito. Sai che quest’estate m’era venuto il ghiribizzo di leggerlo anch’io per la seconda volta? Sì, ma lo farò: Dostoevskij mi chiama sempre, dovrò rispondergli prima o poi. 🙂

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  3. Farò bene a rileggerlo anch’io, visto che l’ho letto da bambina, in pratica. (Bellissimo titolo il tuo nuovo romanzo… ovviamente già prenotato. :))

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  4. Quanto voglia di rileggerlo mi ha messo addosso! 😉
    la scena in osteria in cui Marmeladov racconta a Raskolnikov la sua vita (un pugno nello stomaco)
    l’incontro tenerissimo di Raskolnikov con i fratellini di Sonia
    la scena in cui Sonia legge a Raskolnikov il miracolo della resurrezione di Lazzaro ovvero la scena in cui la prostituta legge all’assassino un brano delle Sacre Scritture…

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  5. Niente, non mi manca, non mi hai convinto. L’ho letto all’università, nascosto dentro il testo di Microeconomia (la narrativa non aiuta a trovare lavoro, dicevano). Una lettura intensa, ma che non sento di dover rifare. Vuoi perché il comodino è zeppo di letture in attesa. 🙂

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