di Marco Freccero.
Pubblicato il 14 dicembre 2020.
Può sembrare una follia quanto affermo (e ho piazzato nel titolo di questo articolo). Però è così o almeno: a me pare evidente. O forse appare evidente solo a me. Ma questo cosa dimostra? Che vedo lontano?
No: semmai che a parte il progresso tecnico o tecnologico, le cose non cambiano mai. Sul serio. Sono sempre le stesse. E se leggi un romanzo dell’Ottocento, senza telefoni né automobili, ti ritrovi ad avere a che fare con idee che oltre un secolo dopo avrebbero trovato applicazione negli Stati Uniti (e non solo lì).
Adesso, spiego.
Una bella rilettura
Ho riletto il romanzo di Fedor Dostoevskij “Delitto e castigo”. Non conosco una parola di russo, ma la traduzione di Damiano Rebecchini mi è piaciuta assai.
Però non è di questo che voglio scrivere. Tra i tanti personaggi che affollano questo straordinario e unico romanzo russo (si vede che sono freddo e distaccato, vero?) abbiamo anche Luzin. Chi è costui?
In poche parole, è un tipo ambizioso, Benestante, con intenzione di diventare ancora più benestante; e per ottenere tutto questo ha bisogno di due cose: San Pietroburgo (non puoi scalare il successo dalla provincia, vero?), e una moglie. Giovane, e povera, così che possa trascorrere il resto dei suoi giorni a idolatrare il marito (chiudendo gli occhi sulle immancabili scappatelle, ça va sans dire).
Ma il buon Fedor Dostoevskij, perché è un geniaccio? Perché anche con i personaggi “secondari” lui non si risparmia per nulla. Non fanno da contorno, non sono affatto il contorno magari necessario; se ci sono, se occupano spazio sulla pagina, lo fanno per un motivo ben preciso, uno scopo. Un personaggio se c’è, deve essere utile alla storia, ma in fondo, se noi guardiamo a quanto ho (velocemente) descritto, si potrebbe affermare che è già più che sufficiente.
Un ambizioso provinciale, gretto, materialista, che ama solo e stesso e disposto a tutto pur di scalare la società e arrivare ad occupare quel posto che (ai suoi occhi), spetta solo a lui.
Insomma, ci si potrebbe accontentare, non è vero?
Luzin, un tipo interessante
Aggiungiamo che costui, per meglio farsi largo tra la spumeggiante società di San Pietroburgo, tiene d’occhio le nuove idee che circolano; non gliene importa un fico secco, sia chiaro. Nel giro di tre minuti potrebbe mollarle per adottarne di diverse, nuove oppure addirittura contrarie a quelle che proclamava sino poco tempo prima.
Però ci tiene a far colpo, e allora le “studia”, le ripete, cerca di rendersi simpatico e competente agli occhi dei giovani, che appunto introducono il nuovo all’interno della provinciale società russa. Sa che avere il “lasciapassare” dei giovani, o delle persone che contano (e che sono araldi di quelle idee destinate al successo), è fondamentale per il suo obiettivo. Naturalmente, conta solo lui, e i suoi scopi; gli altri (naturalmente anche la moglie, che nei piani di Luzin dovrebbe essere la sorella di Raskolnikov), sono strumenti. Utili, e quando non lo sono più, si gettano via.
Fin qui ci siamo? C’è qualcuno che è riuscito a leggere tutto questa pappardella? (Ma chi scrive ancora “pappardella”?). Bene, allora possiamo continuare.
Luzin a un certo punto dimostra di aver mandato bene a memoria la lezione, e la espone quando serve; vale a dire quando si incontra con dei giovani (Razumichin, l’amico di Raskolnikov. Prima o poi bisognerebbe parlare anche di lui, adesso che ci penso…).
In che cosa consiste la lezione imparata, ed esposta a regola d’arte?
La lezione
Naturalmente, da una parte c’è la “vecchia” Russia, ancorata alla tradizione, alle vecchie idee che le impediscono di spiccare il volo. Si tratta (anche e soprattutto) di un attacco al cristianesimo, ma non si può farlo (ancora) direttamente, e quindi si parla, si dice, si allude.
“Se ad esempio fino ad ora mi si diceva ama il prossimo tuo, e io lo amavo, sapete quali erano le conseguenze?”.
Già quali erano?
“Erano che io prendevo e strappavo a metà il mio caftano e lo dividevo con il mio prossimo, e così rimanevamo tutti e due mezzi nudi.”
Con l’inconveniente, forse, di beccarsi una denuncia per oltraggio al pudore, e magari una polmonite (o entrambe le cose). Ma i tempi dell’oscurantismo sono finiti anche in Russia, perché chi giunge in soccorso al signor Luzin, e ai tanti Luzin di ieri e di oggi?
Ma lei, si capisce. La scienza.
“La scienza invece dice: prima degli altri ama te stesso, perché tutto a questo mondo si fonda sull’interesse individuale.”
E poco più avanti:
“E la verità economica insegna che tanto più nella società ci saranno iniziative individuali che andranno bene, o per così dire caftani che rimangono interi, tanto più l’intera società avrà solide basi e l’intera situazione generale migliorerà.”
La verità economica, signore e signori; mica cotica.
Infatti negli anni Ottanta che cosa si diceva? Che l’alta marea innalza tutte le barche.
O ancora: se agevoliamo i ricchi, essi “naturalmente” finiranno col trascinare alla ricchezza tutta l’intera società, senza distinzione.
Ma anche se fosse proprio così; e grazie a questa verità economica l’80% dei poveri che c’erano in Cina all’inizio degli anni Ottanta, si sono ridotti al 15% (se non erro. Ed effettivamente qualcosa del genere è accaduto): va tutto bene?
Qualcuno potrebbe dire: ci sono storture inevitabili e che si possono correggere. Ma siamo certi che si tratti di storture? E se invece fossero l’anima di quel modo di concepire la vita? Se il caftano intero per restare tale deve per forza di cose rendere l’individuo totalmente concentrato su se stesso: quale sarà l’epilogo?
Se accettiamo che questo mondo si fondi sull’interesse individuale (per andare di bene in meglio): siamo certi di guadagnarci tutti, e sempre tanto? O perdiamo qualcosa?
In fondo è per dare sfogo alle iniziative individuali che disboschiamo, e certe specie animali che se ne stavano nel cuore delle foreste, senza alcuna intenzione di spostarsi da lì, entrano in contatto con mucche, capre, pecore. Quelle specie hanno dei virus che passano ai nostri animali, e loro finiscono per passarle deliziosamente a noi. E ci si ritrova con una pandemia.
Di certo Fedor scriveva queste cose dopo averle studiate per bene; e non ne era per nulla attratto, anzi. Immaginava che la verità economica era solo un travestimento usato dai ceti più evoluti per nascondere una fame di guadagno che prima o poi avrebbe presentato il suo conto salato. Ed è quello che sta avvenendo, giusto?
Cambiano i tempi ma la sostanza resta. La società umana resta sempre quella che è: immutabile nel tempo.
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Il buon Fedor aveva l’occhio lungo
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Vero!
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“se agevoliamo i ricchi, essi “naturalmente” finiranno col trascinare alla ricchezza tutta l’intera società, senza distinzione.”
Ci hanno raccontato una gran balla. Ad oggi l’1% più ricco detiene più del doppio della ricchezza netta posseduta da tutti gli altri miliardi di persone del pianeta. Loro hanno i caftani dorati, e più di uno, gli altri girano ancora nudi…
No, la società non cambia, semmai peggiora. Pare che i ricchi siano pure diventati più ricchi con la pandemia.
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Non mi sorprende. E chi era in difficoltà adesso lo è ancora di più.
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