Quale 2021 per l’autore indipendente?


   

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 4 gennaio 2021.    

 

 

 

Mi rendo conto che si tratta di un titolo ambizioso, e che io non sono certo in grado di offrire una risposta adeguata. L’imprevedibile è entrato nelle nostre vite, producendo situazioni che non potevamo affatto immaginare (o forse sì? Forse la resa dei conti sarebbe arrivata, prima o poi. E solo pochi lo stanno comprendendo). In questo scenario del tutto inedito, che cosa può sperare un autore indipendente? 

La situazione

Può apparire cinico rivolgere la propria attenzione a un ambito così ristretto e insignificante, perché la situazione per ancora parecchi mesi sarà all’insegna della pandemia: malati, morti, attività economiche chiuse o a ranghi ridotti. Tutto questo ci è piovuto addosso (ma davvero ci è “piovuto addosso”?) mentre da decenni l’economia italiana è ingolfata, lo Stato balbetta e si dimostra del tutto incapace di qualche guizzo di dignità e di… riforme, mentre il debito pubblico già preoccupante viaggia verso cifre spaventose. (Avete notato che non se ne parla magicamente più? Quando tra qualche mese pescheranno dai conti correnti di tutti noi, non chiedetevi perché. Sarà un modo per metterci una pezza. Ma abbiamo avuto 30 anni di tempo per riparare le cose, e non lo abbiamo mai fatto. C’è da maledire gli italiani solamente).

Comunque il 2020 si è concluso con l’apparizione del primo libro di “Stella Nera – Le luci dell’Occidente”, il mio nuovo romanzo autopubblicato. Nel mese di dicembre non ho scritto nulla della seconda parte: avevo bisogno di staccare un poco. A gennaio ho ripreso la stesura. Quando arriverà il secondo libro? Vedremo! Ma non è questo l’argomento del mio articolo.   

 

 

Con il confinamento in casa (prego notare che non uso il termine inglese: già, non lo fa nessuno) un sacco di gente si è buttata sulla lettura, e a quanto si scrive e si dice in giro, la percentuale di italiani che ha letto o legge è aumentata. Ammesso che voglia dire qualcosa, e che tutto questo sia davvero positivo (come se chi legge fosse davvero migliore di chi non legge), l’editoria tira un poco il fiato (ma forse è solo una speranza).
Il cartaceo tiene (acquistato soprattutto su Amazon o altrove), e l’ebook cresce nelle vendite. C’è da chiedersi che cosa accadrà alle librerie e temo di saperlo; ma non è certo questo il luogo dove parlarne.
Ma l’autore indipendente come il sottoscritto, che cosa si deve attendere da questo anno che si è appena aperto?

La prospettiva

Allora diciamo questo: probabilmente chi ha investito nel blog e nella newsletter ha qualche speranza in più. Se ha costruito nel tempo una presenza almeno autorevole (come vedi, evito di parlare di numeri) ha fatto la mossa giusta e potrebbe (il condizionale è sempre d’obbligo) vedere qualche cosa di interessante. 

Le reti sociali? Sì, certo, sono sempre lì a svolgere il loro lavoro. Ma chi negli ultimi dodici mesi è riuscito a costruire una conversazione con i lettori, pubblicando contenuti di qualità, dovrebbe iniziare a vedere qualche effetto del suo lavoro. Certo, non è detto (ho pur sempre ribadito che “il condizionale è d’obbligo”, non è vero?). Molto dipende dal genere letterario che l’autore indipendente affronta, dalla storia, e da tanti elementi che spesso sono al di fuori di qualunque pianificazione. Ma blog e newsletter sono i pilastri dell’ecosistema dell’autore indipendente che, senza casa editrice, deve fare da sé. 
Le critiche verso la scelta dell’autopubblicazione vertono spesso su questo: perché mai dovrei accollarmi un compito che non sento e non mi appartiene? Io voglio scrivere!

È tempo di guardare in faccia la realtà. Sempre ricordando che diventare un autore indipendente non lo prescrive il medico, ma si tratta di una scelta personale (e sarebbe bene che fosse ponderata), occorre ricordare un dettaglio.  Non è detto che la casa editrice faccia qualcosa e decida davvero di investire denaro (perché è di questo che stiamo parlando: soldi) per un autore esordiente. Se piccola, quasi certamente relegherà volentieri all’autore buona parte della “promozione”.  Se è grande, ne farà ben poca. Basta fare un giro sul sito di Mondadori e dare un’occhiata ai nomi degli autori italiani. A parte i soliti noti, ce ne sono decine che sì, fanno parte della più grande e prestigiosa casa editrice italiana. Ma sono dei perfetti sconosciuti perché l’editore non può seguire tutti alla stessa maniera, e quindi investe solo su quanti hanno già una loro visibilità. 

Ed è evidente anche questo: ci sono casi di autori che grazie solo a YouTube (niente blog quindi), oppure alle reti sociali, riescono comunque a realizzare dei numeri interessanti; ma questo non vuol dire che blog o newsletter siano una perdita di tempo. Come già detto tante volte in precedenza: una rete sociale oggi c’è, tra un mese: chissà. Potrebbe passare di mano, chiudere, e poi si sa: sulla Rete le cose cambiano spesso. Facebook e compagnia danzante disperdono i nostri contenuti, mentre con il blog sono sempre lì. A proposito di Facebook…

Arriva la tempesta oppure…

C’è un certo fermento perché gli Stati (Stati Uniti, e Unione Europea) si stanno interessando sempre più alle attività dei colossi del Web. Alcuni si spingono a immaginare Facebook costretto a vendere Instagram, mentre anche Amazon potrebbe pagare, almeno in Europa, multe salate e ridimensionare il suo ruolo. Ma al momento si tratta di ipotesi e non è affatto escluso che tutto si risolva in una bolla di sapone. Ma anche queste avvisaglie di tempesta per le GAT (Grandi Aziende Tecnologiche) in fondo che cosa ci dicono? Esatto: che l’autore indipendente farebbe bene a costruire il suo angolino riparato, in modo che se succede qualche cosa, possa essere sempre al sicuro e soprattutto rintracciabile. Il dialogo, o meglio la conversazione con i lettori non dovrebbe mai interrompersi e (ci risiamo!) il blog e la newsletter sono i canali privilegiati. E poi? Che cosa fare? Come agire?

Nel 2021

Se è vero che le persone leggono di più, che strategia può adottare l’autore indipendente? Che cosa occorre fare per intercettare questi nuovi lettori? Nulla di nuovo, credo: è sufficiente procedere come ha fatto sino a ora, grazie all’accoppiata blog + newsletter. Sempre fornendo pochi contenuti, ma di qualità. Semmai cercando di fare ancora meglio. Sì, c’è qualcuno che si fa prendere dalla frenesia e propone di pubblicare più libri durante l’anno (?!). Ognuno faccia quello che vuole e probabilmente funziona (per alcuni). Non sono entusiasta di una simile strategia. La seconda parte di “Stella Nera” arriverà, certo; ma preferisco fare le cose con calma. 

L’autore indipendente nel 2021 dovrebbe comprendere il privilegio che la tecnologia gli ha fornito: essere appunto indipendente e quindi capace di costruire il proprio pubblico, un lettore alla volta. E tutto questo senza dover aspettare che l’editore, o chi per lui, lo faccia.  Non è numeroso come ci si aspettava? Capita anche se vai con un editore: c’è Stephen King e Richard Yates. Charles Dickens e Herman Melville. C’è chi vende a vagonate e chi pochissimo.  A ben guardare essere un autore indipendente vuol dire anche fare davvero chiarezza su che cosa voglia dire la scrittura per noi. Quanto è davvero importante al di là dei risultati tangibili (che comunque si possono sempre migliorare).  Se ottieni poco e continui a scrivere: vuol dire che ami la parola.

Elaborazione in corso…
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9 commenti

  1. Sono giunta alla tua stessa conclusione. Più precisamente ho messo a fuoco (senza fiamme) che quello che amo considerare “lavoro”, cioè scrivere, è in realtà la passione da cui attingo le energie per svolgere il mio vero lavoro, cioè… tutto il resto, in particolare quello che non mi interessa, che detesto e mi fa arrabbiare. Sono le prove a dimostrare la nostra tempra, o a farcela sviluppare se non l’abbiamo (in questo senso le difficoltà nel farsi conoscere sono portentose!). Che lavoro può mai essere la scrittura, quando mi ci tuffo e devono staccarmene a forza? Si chiama gioia di fare, semmai. 😀

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  2. Credo che in questo anno di confinamento (bellissimo il nome in italiano!) non avrei resistito senza la scrittura e il mio blog, poter scrivere è stata una vera ancora di salvezza, anche se non ho mai smesso di lavorare per l’altro lavoro, quello che mi fa pagare le bollette (per mia fortuna). Sul futuro non oso esprimermi, devo capire se avrò ancora voglia di scrivere oppure no, per ora mi sembra di sì…

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  3. Ripeti con me: looc-daun, looc-daun, dai che ce la puoi fare! 😀
    Confinamento mi sa di Napoleone confinato all’Isola d’Elba… ma magari mi avessero confinato all’Isola d’Elba invece che in mezzo alla campagna e alla nebbia!!!
    Come sarà il 2021 proprio non lo so, e dubito di qualsiasi previsione. Tra l’altro, io ho potuto leggere grazie ad Amazon e ai suoi corrieri, perché le signore Poste hanno fatto abbastanza casino con le spedizioni (si sono perse anche delle bollette) e qui da me le librerie indipendenti non ci sono. Ce ne sono in centro a Padova e durante il “confinamento” si sono organizzate a consegnare a domicilio, ma solo in centro, nei paesi fuori dalla cintura urbana se non ci fosse Amazon sarebbe il nulla assoluto, sì, lo stesso nulla de La storia infinita.
    Anche per questo, quando ho un libro che potrebbe essere interessante per altri, lo regalo alle casette di bookcrossing del quartiere. 🙂

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