Scritti dal sottosuolo – di Fedor Dostoevskij


di Marco Freccero.
Pubblicato su YouTube il 18 marzo e ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.

Tutti conoscono questo libro di Fedor Dostoevskij con il titolo di “Memorie dal sottosuolo”. Questo libro ha un altro titolo e poi: perché è così corposo? Che cosa racchiude? Che cosa racconta? Siamo certi di conoscere bene quest’opera di Fedor, oppure…

Buona lettura e buona visione!

Perché leggere questa edizione di “Scritti dal sottosuolo” di Fedor Dostoevskij?
Adesso te lo spiegherò.

Tutti conoscono quest’opera di Fedor con il titolo di “Memorie dal sottosuolo”, e di certo non ha una simile dimensione. Qui abbiamo però una traduzione più fedele al testo russo, e poi un lungo e interessante intervento della filosofa e scrittrice Tat’jana Aleksandrovna Kasatkina.

Sono anche presenti due brevi testi, sempre di Fedor, intitolato “Maša è distesA sul tavolo”, che lui scrisse dopo la morte della prima moglie. Mentre il secondo si intitola: “Socialismo e cristianesimo”.

Dimenticavo. L’editore è La scuola, mentre la traduzione è a cura di Elena Mazzola.

Di questo libro ho già parlato in passato perché lo avevo letto in un’altra edizione. Ma ero curioso di avere questa perché si tratta di una traduzione che per esempio, rispetta certe ripetizioni del testo messe lì da Fedor. E messe lì non a caso.

Non solo questo.

Come ho detto, se è così corposo è perché c’è anche dell’altro. Un lungo intervento di Tat’jana Kasatkina che ha come fine quello di spiegare il senso, i significati che Dostoevskij ha nascosto in questa sua opera fondamentale.
Senso e significati che in parte la traduzione tradisce perché non può essere altrimenti.

Senso e significati che possiamo però recuperare proprio grazie a questo libro.

Per esempio il riferimento al numero “quaranta”. Perché Fedor lo usa e a che cosa si riferisce, usandolo?

Anche se a prima vista può apparire del tutto fuori argomento: Tat’jana Kasatkina ci avverte di quanto sia importante non solo leggere, ma soprattutto rileggere. Perché quando ci avviciniamo a un libro, come questo oppure un altro di Dostoevskij, spesso lo facciamo rovesciando sul testo le nostre aspettative.

Questo non ci aiuta affatto a “vedere” davvero il testo, a capire i riferimenti. In un certo senso siamo l’ostacolo alla comprensione del libro.
Quindi una rilettura è obbligatoria.
E se la rilettura è obbligatoria, quale sarà la logica conseguenza?

Esatto: è fondamentale leggere più lentamente. Dappertutto pare di assistere a una sorta di gara: quanti libri leggiamo? Quanti ne vogliamo leggere ogni anno? Ogni mese?

Ma che fretta c’è? Se la lettura è anche e soprattutto comprendere, allora non c’è ragione di accettare questa frenesia. Molto meglio procedere con calma, senza precipitarsi. Magari è difficile, perché la storia ci prende, ci trascina.

Ma occorre invece procedere senza fretta alcuna. E poi, rileggere.

Che cosa si ricava dalla lettura di questo libro, tradotto, come ho detto, in modo da rispettare il più possibile l’originale russo di Fedor?

Diciamo questo.
Spesso i traduttori, che fanno un lavoro encomiabile, non amano le ripetizioni. Ma certi scrittori, come Fedor, le adorano e ne fanno uso.
Non lo fanno perché non sanno scrivere, semmai è il loro modo per indicare, ma in modo quasi dimesso, che siamo in un punto importante, che dobbiamo drizzare le antenne.

Il riferimento al “volto”. Quando e perché Fedor usa questa parola, e con quale significato.
Il significato della parola “sottosuolo” e anche della parola “angolo”.

Quello che ci viene svelato in questo libro è che in realtà “Scritti dal sottosuolo” è soprattutto un libro che Fedor scrisse per rivelare non solo la malattia dell’uomo moderno (come molti leggono quest’opera); ma anche la soluzione.
La cura.

Perché è un’opera soprattutto religiosa. E questo aspetto nelle traduzioni pure buone che in tutti questi anni si sono viste, resta nell’ombra.
Ci sono rimandi, allusioni alla Bibbia, ai Vangeli che ai russi che lessero quest’opera quando fu pubblicata erano evidenti, ma che ai nostri occhi lo sono molto meno.

Tat’jana Kasatkina fa quindi un lavoro meticoloso, serio, per aiutare, e questo aiuto è rivolto ai lettori italiani, a capire il più fedelmente possibile quanto Dostoevskij intendeva illustrare scrivendo questo testo.

Non è un libro facilissimo, ma si legge con interesse e piacere, e svela aspetti e dettagli sia di Fedor, che di quest’opera, che molti di noi non conoscevano.

Alla prossima e come al solito: Non per la gloria, ma per il pane!

10 commenti

  1. I tuoi video sono sempre più belli, bravo Marco! Avevo letto anche io la versione standard e sono molto interessata ai due racconti di Fedor e al saggio della (nome inscrivibile) filosofa. Ma si può trovare anche altrove????

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  2. Leggo con attenzione sempre le tue parole anche se talvolta non ho nulla da dire. Per il russo lo sai ma hai fatto un bel pezzo che merita applausi. Breve, conciso che va al dunque senza troppi giri di parole.

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  3. Ah, ma hai cambiato inquadratura nei video! (di solito non li guardo perché non posso, ma leggo il testo)
    Adesso si vede un bel mobile bianco a sinistra e un computer portatile appena accennato sulla destra. 😀
    Non lo so però se mi tenti con Fedor eh. Mi rileggerei Anna Karenina, ma Fedor….

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