di Marco Freccero.
Pubblicato su YouTube il 20 maggio. Ripubblicato su questo blog nel medesimo giorno.
Un nuovo libro (uscito però da almeno un anno, mi pare), per parlare di Tolkien.
Sono sempre di più i libri (italiani) dedicati all’opera del professore di Oxford, che tentano (con successo), di rendere completamente il senso della sua scrittura, facendola finita con interpretazioni superficiali oppure di parte.
Buona lettura e buona visione!
Oggi parlerò di un nuovo libro dedicato all’opera di Tolkien. Si intitola “Colui che raccontò la grazia”. L’autore è Mauro Toninelli mentre l’editore è Cittadella di Assisi.
Come dice il sottotitolo, si tratta di una rilettura de Il Signore degli Anelli.
Da un po’ di tempo anche l’Italia ha iniziato ad affrontare seriamente l’opera del professore di Oxford. E questo libro, di poco più di 200 pagine, è uno dei più recenti sull’argomento.
L’autore di questo libro, partendo dal pensiero di Tolkien presente nelle sue opere e nelle sue lettere, mostra, con successo a mio parere, la bellezza e la profondità racchiusa nei suoi libri.
Che ancora adesso nel nostro Paese non sono trattati con la serietà che meriterebbero, mentre altrove, Regno Unito o Stati Uniti, gli studi al riguardo sono tanti e di grande livello.
È un libro diviso in tre parti. E una parte è dedicata alle fiabe, il genere letterario più negletto e ignorato da tutti. Ma non da Tolkien che invece si è speso tantissimo per dimostrarne l’importanza e la complessità.
Tutti liquidiamo le fiabe come libri per bambini, che leggiamo appunto quando siamo bambini. Poi, cresciamo, purtroppo diventiamo persone serie e naturalmente ci dedichiamo a ben altro.
Tolkien invece ci dedica un testo, dal titolo “Sulle fiabe”, che era parte di una conferenza che lui tenne nel 1939. Ed è importante proprio perché già lì sono presenti le sue idee, le sue convinzioni sulla bontà del racconto fantastico. Spesso nelle sue lettere farà riferimento proprio a questa conferenza sulle fiabe.
Per quale ragione?
La fiaba (ma non tutte le fiabe, e Tolkien spiega quali sono le fiabe che rientrano nel canone, e quali invece devono essere escluse) per Tolkien non è affatto una lettura per bambini. E per questa ragione spiega da dove provengono; e soprattutto le caratteristiche tipiche delle fiabe e che le danno senso e significato.
Vale a dire: Fantasia, Riscoperta, Evasione e Consolazione. A ben vedere qualità che poi ritroveremo nelle sue opere maggiori.
Ma questo libro affronta soprattutto Il Signore degli Anelli. E sempre avendo come bussola le lettere di Tolkien, ribadisce e amplia alcuni concetti che molti non conoscono dell’opera del professore di Oxford.
Per esempio mette in chiaro una volta per tutte che Il Signore degli Anelli non è affatto un’opera allegorica (dove questo vuol dire quello, dove l’anello del potere altro non sarebbe che la bomba atomica, come credeva lo scrittore di fantascienza Asimov), e che Tolkien stesso più volte prendeva le distanze da questa lettura troppo semplice.
Semmai analogia, simbolo, e ancora una volta Tolkien rimanda al suo intervento sulle fiabe, dove questi concetti sono spiegati in modo approfondito.
Un capitolo non poteva che essere dedicato all’aspetto religioso de Il Signore degli Anelli. Tolkien stesso affermava che era un’opera religiosa e cattolica. E che il tema di fondo di tutto il libro non era affatto il bene e il male e la loro eterna lotta. Come tanti, in modo frettoloso, lo hanno liquidato.
Bensì la morte e l’immortalità.
“Il signore degli Anelli”, se è diventato così importante, non è dovuto affatto a superficialità oppure ignoranza. Bensì alla sua straordinaria ricchezza. E questo libro ha il pregio di dimostrarne almeno una parte,
È un libro per tutti? Sì, senza dubbio. I temi sono importanti, perché lo erano per Tolkien innanzitutto, e questa opera ha il grande pregio di offrire, con un linguaggio chiaro e un’esposizione che è sempre piacevole, la giista chiave di lettura.
Da notare infine che per il titolo dei diversi capitoli l’autore ha recuperato delle frasi estratte dai testi di Tolkien, soprattutto Il Signore degli Anelli. E per chi vuole andare ancora oltre, c’è una buona bibliografia alla fine del libro.
Alla prossima e: non per la gloria, ma per il pane
È un po’ strano che autori italiani trattino Tolkien, ma ormai può essere considerato un classico della narrativa.
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Gli italiani iniziano a trattare Tolkien, e pare con un buon successo anche nel Regno Unito e negli USA. Un altro libro, “Santi pagani nella Terra di Mezzo” è stato tradotto e ha ricevuto buone recensioni.
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le fiabe raccontano una realtà spesso terribile…Tolkien aveva capito tutto
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Tolkien è stato riscoperto di recente in Italia anche se il suo libro, Il signore degli anelli, è alquanto diffuso..
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Ed è stato scoperto soprattutto grazie ai film. Altrimenti se ne saprebbe ben poco, qui da noi.
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verissimo.
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Meno male che qualcuno ne scrive in maniera approfondita. Chissà che questo aiuti, in senso più largo, a comprendere che il fantasy non è una lettura (e men che meno una scrittura) da quattro soldi. Più di qualcuno che seguo come bookstagrammer (recensioni di libri su Instagram, quelli veri, non solo una foto buttata là) mi ha spiegato che quando pubblicano la copertina di un fantasy ricevono commenti negativi, persino critiche offensive in messaggio privato. “Io questa roba non la leggo” e fai male, dico io!! Può piacere o non piacere il genere, ma sottovalutarlo no, non è giusto. Tolkien poi ha lavorato vent’anni a plasmare la sua Terra di Mezzo e a un lettore ce ne vorrebbero altri venti per riuscire a comprenderlo in tutte le sue sfacettature. 🙂
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E l’Italia inizia a produrre libri sulle opere di Tolkien che sono apprezzati persino all’estero.
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