Facebook Ads per autori indipendenti: cosa è cambiato?


 

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 2 maggio 2022.

 

 

Le belle cose prima o poi finiscono. Ma i Facebook Ads possono definirsi “belle cose”?
E poi: perché parlare di “fine”, quando sono lì e continuano a fare il loro lavoro?
Perché da qualche mese le cose sono cambiate…
Se sei un autore indipendente che le usava; o prevedeva di usarli: forse ti conviene leggere il resto dell’articolo.

Che cos’è Facebook Ads

Facebook Ads, per chi non lo sapesse, è la piattaforma pubblicitaria di Facebook. In pratica, chiunque con una carta di credito (anche una prepagata), può creare un banner pubblicitario della propria attività, o per promuovere i propri libri, e mostrarlo a chi frequenta quella rete sociale.

Ma mostrarlo a chi? No, non a tutti in maniera indiscriminata, naturalmente. Facebook permette di individuare un “target” ben preciso, e di mostrarlo solo a costoro. Persone che “potenzialmente” potrebbero essere interessati alla tua attività (o al tuo libro). 

Permette anche di far sì che l’addebito su carta di credito avvenga solo se la persona clicca sul link che tu fornisci (link, per esempio, che cliccato conduce alla pagina Amazon del tuo ebook. Li quella persona potrebbe persino essere spinta a comprarlo).

Il bello di questa soluzione, era che permetteva di investire 1 solo euro al giorno. Siccome l’addebito avviene solo quando qualcuno clicca sul link, e tu imposti come limite un euro; sei certo che spenderai sempre e solo un euro al giorno. Certo, puoi anche alzare la cifra, ma di solito si ottenevano dei risultati comunque interessanti.

E poi c’era il target. Vale a dire il pubblico al quale mostrare il tuo banner. Non un pubblico indistinto, ma una fetta che potenzialmente, poteva essere interessata al tuo genere. E questo si otteneva non solo indicando, per esempio, l’età (“tra i 35 e i 65 anni”); ma anche individuando una serie di categorie sia un po’ generiche (“lettori ebook”); che più specifiche (per esempio: “pacifismo” o: “Anni Ottanta”, a seconda del libro da promuovere). 

Questo insieme di categorie aveva l’enorme vantaggio di restringere il pubblico interessato al tuo libro. Probabilmente, in questa maniera ti rivolgevi a qualcuno che poteva essere interessato alla tua opera.

L’idea non era di parlare a tutti; ma solo a quella fetta di pubblico che forse era interessata ad ascoltare la tua voce. Le categorie permettevano di ritagliarsi un pubblico di 50.000, oppure 85.000 persone, e a esse solo mostrare il tuo annuncio. Poi, c’era tutto il tempo per ingrandire quel pubblico; ma poi. 

Se sei un autore indipendente, quasi certamente NON sei la Fiat o la Coca Cola che acquistano (a milioni) spazi sulle reti Mediaset o Rai, e dove di certo c’è un sacco di gente che:

  • non guida l’automobile
  • non ama le bibite di Atlanta

Lo sanno. Ma possono permettersi di spendere.

L’autore indipendente non ha una simile massa di denaro. Ma i Facebook Ads erano un ragionevole compromesso. Potevi spendere poco ogni giorno e, lavorando sulle categorie, arrivare ad avere una fetta di pubblico al quale mostrare i tuoi banner. Questo non garantiva nulla (anche chi cliccava sul tuo link e planava sulla pagina Amazon del tuo ebook, non era detto che acquistasse. Ricorda: non ci sono certezze). Ma era tutto sommato semplice e spesso dava i suoi risultati.

(Un buon ebook era quello di Silvia Pillin: “Annunci Facebook per scrittori”, che però è aggiornato solo al 2020).

Ebbene: Facebook ha cambiato le regole del gioco.

Facebook ha cambiato le regole del gioco

Vale a dire?
Ha eliminato un sacco di categorie. Questo che cosa vuol dire?
Che se prima grazie a determinate categorie ti potevi rivolgere “probabilmente” a un pubblico interessato (50.000, oppure 85.000 persone); adesso ti ritrovi senza quelle categorie e con un pubblico di 400.000 persone.

“Meglio! Ti rivolgi a più persone e quindi hai più possibilità di vendere i tuoi ebook!”.

Confessa: non leggi quello che scrivo, vero?

La forza dei Facebook Ads era di permettere all’inserzionista (per esempio io), di avere un pubblico ristretto; ma perché interessato all’argomento dei tuoi ebook. Le categorie permettevano di indicare appunto certi argomenti (per esempio: “pacifismo”, oppure “Anni Ottanta”), e sapevi che il tuo banner pubblicitario sarebbe stato mostrato soltanto a persone interessate a questo genere di argomenti. Quindi la speranza era che queste persone avrebbe cliccato sul link, planato su Amazon e… Di lì in avanti nessuna certezza, ma si trattava comunque di una carta in più che ti giocavi per uscire dall’anonimato.

Domanda: perché Facebook lo ha fatto?

Perché Facebook lo ha fatto?

La spiegazione ufficiale è che si trattava di categorie “sensibili”, e che si riferivano a salute, razza, organizzazioni sociali e non solo. E questo agli occhi dell’azienda era “divisivo”, probabilmente.
In realtà anche una categoria come “Kindle” o “Kobo touch” non sono più disponibili (l’alternativa: Amazon Kindle o… a volte non ci sono alternative a quanto rimosso da Facebook). Altre categorie ancora sono state rimosse perché troppo “granulari”.

Perché lo ha fatto?
Forse questo è solo un mezzo per costringere le persone che vorranno usare i Facebook Ads ad abbandonare l’investimento (che funzionava bene) di 1 euro, per arrivare a 3, 4 o 5?

D’altra parte Facebook assicura che i suoi algoritmi sono decisamente più affidabili rispetto a prima; ci penseranno loro a individuare il pubblico migliore, fornendo un lavoro decisamente più preciso e quindi (forse) efficace di quanto farei io, o altri.
Ma sarà vero?
Per alcuni inserzionisti pare proprio di sì (ma stanno investendo la stessa somma di denaro di prima? Oppure…). 

C’è però un aspetto che occorre ricordare, e ne parla nella sua newsletter Ricardo Fayet:

Facebook cercherà le persone che più probabilmente faranno clic sull’annuncio. Indipendentemente dal fatto che acquistino il libro in seguito, o addirittura leggano nel tuo genere, Facebook non può saperlo e non se ne preoccuperà, perché l’unica cosa per cui ottimizzeranno è ottenere quel clic

Questo è un punto importante. E poco dopo aggiunge:

In alcuni casi, va bene. Se il tuo annuncio rende molto chiaro che si tratta di un libro e non hai un target troppo ampio, puoi comunque ottenere risultati eccezionali con gli annunci di Facebook. In altri casi, invece, si può soffrire del fenomeno sempre più diffuso dei “clic ma nessuna vendita”.

I sintomi sono facili da identificare: quando inizi a pubblicare il tuo annuncio, ottieni alcune vendite qua e là. Progressivamente, l’annuncio inizia a generare sempre più clic, a un costo per clic inferiore. Ma nessuno di questi si converte più in una vendita.

Cosa è successo? Facebook è ottimizzato per i clic. All’inizio, ha iniziato a offrire il tuo annuncio a diversi tipi di persone all’interno del tuo pubblico. Alcuni di loro erano davvero interessati al tuo libro, quindi hai ottenuto alcune vendite.

Ma poi, gli algoritmi di Facebook hanno trovato un segmento di persone all’interno del tuo pubblico che, per qualsiasi motivo, erano abbastanza attratti dal tuo annuncio da fare clic su di esso, ma non erano interessati ad acquistare il libro in seguito.

Poiché queste persone stavano raggiungendo l’obiettivo della campagna (traffico) e a un costo contenuto, gli algoritmi di Facebook le hanno identificate come il pubblico perfetto per l’annuncio e hanno concentrato su di loro tutta la spesa. Il risultato? Tonnellate di clic, un ottimo costo per clic, ma nessuna vendita.

Qui forse c’è da tenere ben presente un aspetto.

Anche prima si potevano verificare un sacco di clic a un costo davvero molto contenuto, e zero vendite. La gente vedeva su Facebook il tuo banner, era interessata e cliccava; planava su Amazon e poi… Se ne andava senza acquistare. E questo dipende da un mucchio di fattori:

  • era interessata; ma non ad acquistare
  • era interessata; più in là, magari.. acquisterà
  • era interessata; ma il prezzo dell’ebook è eccessivo
  • era interessata; purtroppo la copertina è una spremuta di orrori
  • era interessata; disgraziatamente la descrizione pare costruita per allontanare i potenziali acquirenti
  • eccetera eccetera

Al momento i banner per “Stella Nera” sono fermi; e anche quelli della Trilogia delle Erbacce per adesso sono spenti.

E gli Amazon Ads?

Ne sto alla larga, grazie. Ho dato un’occhiata, ho cercato di capirci di più. Ho letto un ebook dello scrittore Michele Amitrani dal titolo: “Destinazione Amazon Ads”, e ho visto confermate le mie supposizioni.

Che si tratti di uno strumento valido e potente non ci sono dubbi. Sei sul sito che vende (in Italia) più ebook in assoluto. E questo ha un costo: non solo di risorse economiche, ma anche di tempo.
Che richieda una grande quantità di impegno e dedizione rispetto ai banner di Facebook (che comunque devono essere costantemente seguiti, migliorati, verificati…) credo che non sia nemmeno necessario ribadirlo (proprio perché capace di offrire molto di più). Oltre al fatto che è necessario investire tra i 5 e i 10 euro al giorno, rispetto a 1 euro di Facebook. 

Le alternative: blog e newsletter

Alla fine della fiera, come si dice dalle mie parti, che cosa resta?
Esatto: blog e newsletter.

Hai presente quando leggi in giro di avere sempre (sempre) un blog e una newsletter? Perché tutto il resto (reti sociali per esempio) da un giorno all’altro possono cambiare le regole del gioco, e tu finisci a gambe all’aria dall’oggi al domani?
Ecco.
Se hai una newsletter, impara a investirci tempo ed energie. (Io ce l’ho: clicca qui)
Se non ce l’hai, allora è tempo di crearla da zero.
Intanto cercherò di capire qualcosa di più a proposito dei Facebook Ads e nel caso, ne scriverò ancora.

Qual è stata la tua esperienza coi Facebok Ads? Stai continuando a usarli, oppure hai smesso?

9 commenti

  1. Qualcosa è cambiato senza dubbio. Io continuo a tenere in piedi tre inserzioni ma ho fatto dei cambiamenti (anche di spesa) perché dopo un po’ l’effetto positivo si esaurisce, ma al di là di questo ho notato che i clic costano di più rispetto al passato. D’altra parte il mio approccio è molto pratico: se ci sono vendite che giustificano la spesa, tanto vale continuare.
    Poi personalmente credo poco nella specificità di certe parole chiave. Può darsi che qualcuno sia interessato per esempio agli anni ’80 ma non è detto che sia interessato anche a leggere un libro ambientato in quel periodo. Credo che l’immagine che si propone sia di gran lunga un fattore più importante per il clic iniziale, ovvero si deve capire subito che la pubblicità riguarda un libro e a che genere appartiene. E il testo deve rimandare subito al tipo di storia. Altrimenti è un clic sprecato (e soldi buttati per noi).

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    • Sul mostrare o meno l’immagine del libro ci sono due scuole di pensiero. Ma credo che quella che dice di mostrarla sia alla lunga la migliore. Pare che Facebook punisse testo e immagine del libro tempo fa. Adesso non più

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  2. Ho smesso sia i Facebook che gli Amazon Ads. Non sono stata soddisfatta dei risultati, pur avendo insistito per un annetto, aggiustando e modificando come i famosi esperti insegnano. Mi è sembrato controproducente continuare a spendere tempo e denaro per ricevere in cambio dubbi: ma allora è la copertina? O forse la descrizione? O forse…? Una volta presi in considerazione i vari elementi, come è intelligente fare, non ha più senso dibattersi (e sbattersi). Sempre pronta a cambiare idea, eh. Ma deve esserci un motivo.

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  3. In realtà ho fatto poche inserzioni Facebook negli ultimi tempi, lo facevo solo per le promozioni, proprio oggi dovevo cominciarne una ma ho lavorato fino a tardi e ora sono troppo stanca, ci penserò domani, poi ti dirò cosa ne penso. Certo che si cambia sempre in peggio, mamma mia che stress

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  4. da facebook mi tengo alla larga fin dalla sua nascita. Quindi gli ADS non li ho usati Di amazon ads non ho capito nulla, quindi mai usati. Inutile spendere denaro in qualcosa che non capisci.

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