di Marco Freccero. Pubblicato il 19 settembre 2022.
Quando ho iniziato a scrivere la prima parte di “Stella Nera” (vale a dire: “Le luci dell’Occidente”), sapevo già come sarebbe finita quella storia. O meglio: era del tutto consapevole che una certa cosa doveva essere in un certo modo (peccato che al momento non possa spiegare il significato di quanto intendo!). Però non avevo alcuna idea di come fare in modo che accadesse.
Siamo arrivati alla fine
E non era certo la sola cosa che ignoravo. Iniziando quell’avventura non sapevo che Leonardo Perrone sarebbe morto alla fine del primo libro. Né ero a conoscenza degli sviluppi che ci sarebbero stati nel secondo libro oppure nel terzo. Rischioso? Può darsi, ma adesso che ormai la parola “Fine” è stata scritta, perché a dicembre arriverà la terza e conclusiva parte, posso dire che non è stato affatto semplice; ma decisamente impegnativo.
Chi non sa nulla di “Stella Nera”, oppure quelli che per caso hanno letto il primo libro e non lo hanno affatto amato, si chiederanno dove si trovi “l’incredibile” che ho piazzato nel titolo. Come dar loro torto?
Nessuno sa per quale motivo un sacco di gente detesti con cordialità Zola o Tolstoj. Quindi è perfettamente ovvio che a un vecchio narratore ligure riservino i peggiori giudizi e recensioni. Ma di certo per il sottoscritto la scrittura di quella storia è stata un’avventura bella e difficile. Ufficialmente terminerà a dicembre con l’uscita appunto del terzo libro. Ho già adocchiato una data, ma se avete seguito le uscite precedenti non sarà difficile azzeccare il giorno che ho scelto (forse).
In realtà quando leggerete queste righe mi occuperò solo di “levigare” alcune parti. La scrittura è finita. “Stella Nera” appartiene ormai al mio passato.
Il bello e il buono della cronologia
A questo punto qualcuno potrebbe attendersi un lunghissimo articolo su come scrivere una trilogia; ma non è mia intenzione farlo. Non credo affatto che interessi perché si tratta di un’impresa leggermente folle che non raccomando a nessuno.
Mi piace però riflettere su alcune dettagli piuttosto banali.
Il primo: la cronologia.
“Stella Nera” è ambientata negli anni Ottanta, ma si rifà anche a episodi accaduti in precedenza. È del tutto ovvio scrivere quindi una cronologia degli eventi, o se ne esce male (oppure non se ne esce affatto). Ma se devi sviluppare una storia su tre romanzi (e il bello è che non me lo ha fatto fare nessuno! Solo io mi sono imbarcato in questa folle avventura), è naturale scrivere date ed eventi per non correre il rischio di scordarsi qualcosa. Certo, puoi sperare che i lettori non si rendano conto di certi errori o dimenticanze (tre romanzi, pubblicati in tre anni…). Anche Alexandre Dumas commetteva degli errori: ha sbagliato il calcolo dell’età di Edmond Dantés (e non è stato il solo errore). Pochissimi però se ne accorgono.
Diciamo che la cronologia aiuta a mantenere la propria pazzia entro un recinto.
Le schede dei personaggi
Altro punto essenziale sono da sempre le schede dei personaggi. Impossibile farne a meno. Se hai (almeno) 15 personaggi (alcuni fanno solo una o due battute, d’accordo), non puoi certo andare a memoria. Ogni personaggio deve avere una scheda, magari di poche righe, che ricordi a chi scrive chi diavolo è e cosa fa e anche il suo aspetto fisico.
Ma queste sono banalità, me ne rendo perfettamente conto. Ne ho già scritto in passato e quindi non c’è nulla di nuovo sotto il sole. L’aspetto che più incide su una storia del genere (anche qui non c’è nessuna rivelazione da fare, in realtà), è la riflessione. Vale a dire: una storia del genere, così lunga e articolata (be’, io ho provato a farla articolata), richiede a chi scrive proprio la riflessione. Il pensarci su. Non basta affatto scrivere, costruire dialoghi o situazioni. Devi anche indicare la cornice, e pure pennellare la tela in modo almeno coerente ed efficace. Chi leggerà dovrà almeno avere la sensazione che chi ha scritto non ha proprio buttato giù le frasi a casaccio.
A Savona c’è sempre vento?
Se qualcuno conta (io l’ho fatto per voi, ma non mi dovete ringraziare!) quante volte torna il termine “vento” nei tre libri di “Stella Nera”, potrebbe pensare che la faccenda mi sia un po’ scappata la mano.
In “Stella Nera – Le luci dell’Occidente” ricorre 9 volte. Salgono a 12 in “Stella Nera – La promessa”. Infine, nel terzo capitolo il botto: 27 volte! Ma a questo punto mi tocca svelare che l’azione nella terza parte di Stella Nera si sposta da Savona a un paese dell’entroterra. E pure lì c’è il vento!
Quindi Savona è una città ventosa? Sì, anche se sono sicuro che tra cinque minuti netti qualcuno di Savona piomberà su questo articolo e nei commenti scriverà:
“Sei un pubblico mentitore! Qui a Savona non c’è un alito di vento dal 1909!”.
Comunque il vento sembra essere proprio una caratteristica di Savona che colpì anche gli inglesi che, all’indomani dell’affondamento del transatlantico Transylvania al largo dell’isola di Bergeggi, colpiti dalla generosità dei savonesi (e non solo dalla loro) affermarono che era “una città dal vento freddo ma dal cuore caldo”. E se lo dicono gli inglesi…
Non c’è nulla da spiegare
Ma a parte questo aneddoto, del tutto trascurabile, mi rendo conto che sto tradendo il tutolo di questo articolo. Non ho spiegato nulla di come ho scritto “Stella Nera”. Perché in realtà non c’è nulla da spiegare.
Ci si aspetterebbe uno dei quei lunghissimi articoli capace di sviscerare ogni dettaglio della storia, svelando retroscena e chissà cos’altro. Purtroppo nulla del genere, come si può vedere. Perché alla lunga, se hai letto un po’ di libri, e se ne hai scritti un certo numero, hai adottato un tuo metodo di lavoro che non puoi certo spiegare agli altri. Perché è il tuo e di sicuro gli altri lo troveranno folle, complicato e privo di logica. Al di là degli ovvi consigli (scrivere le schede dei personaggi; la cronologia; pensarci su): che cosa vuoi raccontare?
Che tanto per cambiare ho eliminato dei capitoli?
Che avevo eliminato un capitolo (quello che conclude “Stella Nera”, che poi grazie a un consiglio azzeccato della scrittrice Morena Fanti), ho reintegrato? Esatto, sono le solite chiacchiere, i soliti guizzi e consigli. Che in realtà non servono a nessuno. Se qualcuno vuol scrivere una trilogia ambientata negli anni Ottanta, come “Stella Nera”, se la scriverà da sé. Dopo aver letto quei 400, o 500 libri che sono sempre appena propedeutici alla scrittura.
Probabilmente nello scrivere una trilogia non c’è nulla di incredibile.
È un’impresa impegnativa, scrivere un romanzo lo è figuriamoci tre collegati.
Allora a dicembre leggerò il finale!
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Troppo impegnativa. Comunque dicembre è dietro l’angolo.
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E chi ne scrive sette, di cui uno vale doppio e uno triplo? 🙂
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È matto da legare 😃
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Mi hai turlupinata: credevo davvero di scoprire come hai architettato questa storia in tre libri (non proprio una trilogia, a mio parere) e invece, come al solito, hai ciurlato nel manico e, da bravo ligure, non hai rivelato nulla.
Inoltre, con il link al mio povero blog, mi hai fatto ricordare da quanto tempo sia in disuso 😦
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in effetti è un romanzo a puntate
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Turlupinare è tipico dei liguri 😉
Da un pezzo non leggo un simili verbo!
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Io penso che tu abbia fatto un gran lavoro con Stella Nera e che tu debba esserne fiero, non deve essere facile. Complimenti Marco, aspetto il numero 3!
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Grazie. A dicembre! 🙂
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Allora anche tu pensi al finale prima di iniziare la storia. Le date? Servono e come servono per evitare pasticci.
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In realtà il finale l’ho pensato dopo, e lo avevo anche scartato, per poi riprenderlo 😉
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Allora hai dichiarato il falso 😀
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Può darsi! 😀
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buon pomeriggio
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Buona serata!
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