Facebook Ads, la mia esperienza


 

di Marco Freccero. Pubblicato il 26 settembre 2022.

 

 

 

 

Alla fine credo proprio che si debbano tirare le somme e provare a fare un sunto di quello che ho capito (se è possibile capire davvero qualcosa) dei Facebook Ads. Vale a dire i banner pubblicitari su Facebook che ho utilizzato per pubblicizzare “Stella Nera – Le luci dell’Occidente”. 

Ho iniziato a metà maggio sino alla fine di giugno. Inutile specificare che i risultati sono stati molto modesti. Anzi, nulli.

Certe cose occorre farle

A questo punto dovrei mettermi a elencare il tipo di banner che ho escogitato (foto generica senza testo; poi foto con copertina; poi ancora generica ma con del testo). I vari testi che ho elaborato per accompagnare il banner (pescando dalle recensioni su Amazon; oppure inventando testi che potessero incuriosire).

Ho modificato il pubblico restringendolo, oppure allargandolo di poco (o di molto a seconda dei casi). Il risultato finale? Una spesa sui 30 euro per una copia venduta (probabilmente l’ho venduta senza l’aiuto dei banner di Facebook).

Però dovevo farlo. Se non lo avessi fatto sarei rimasto ad arrovellarmi e a pensare che forse avrei potuto e dovuto. Meglio togliersi ogni dubbio e tentare, invece che stare alla finestra.

Una cosa però credo di averla compresa.

Ecco perché ti dicono: Scrivi per un preciso pubblico

Hai presente quando ti dicono che devi partire con un genere preciso (fantascienza, thriller psicologico; romanzo storico)? Che devi scrivere per un pubblico preciso? Che è indispensabile fare una ricerca di mercato accurata e poi scrivere di quello che va per la maggiore in quel momento?

Ecco, lo si dice anche e soprattutto in vista della campagna pubblicitaria che dovrai mettere in campo quando il libro uscirà. Perché i banner che funzionano sono quelli che esprimono una forte identità. Che dicono subito al potenziale lettore con che tipo di libri avrà a che fare.

Il lettore quando vede un banner pubblicitario deve avere ben chiaro di che cosa si tratta, o meglio di che cosa parla: formaggio? Gelato? Libro? E se si tratta di un libro: che genere? Fantascienza? Thriller psicologico? Eccetera eccetera. Se è generico, oppure se non ha un gancio davvero efficace: preferisce lasciar perdere. 

Perché il lettore percepisce che non gli sta dicendo nulla. Magari “parla” quel banner: ma non ne comprende la lingua. 

Inutile specificare che ci si deve rivolgere a quel preciso pubblico che ama proprio quel genere (non a tutti i lettori in maniera indiscriminata), e quando il lettore si rende conto di avere a che fare con un banner pubblicitario di un libro che però parla chiaro perché si rivolge esattamente a lui: non dico che sia fatta. Ma probabilmente sei riuscito ad agganciarlo.

Poi ci vuole una buona immagine, un testo adeguato, un prezzo (sul sito di Amazon) giusto e una descrizione efficace. Ma prima, all’inizio, occorre scrivere un romanzo che sia ben definito. Che con una o due parola possa essere catalogato in maniera precisa. Su questa base puoi imbastire una campagna pubblicitaria.

Se però sei come me?

Domanda: e se scrivi storie che non hanno un’identità precisa, forte, che puoi descrivere in una o due parole? Se scrivi storie brevi o lunghe infischiandotene di quello che dice il mercato, e facendo (giustamente) spallucce riguardo la direzione che prende?

Allora sei (sono) nei guai.

Non sto dicendo che sia impossibile scovare un mezzo per arrivare ai tuoi (miei) lettori, che non sanno nulla della tua (mia) esistenza. Dico soltanto che occorre probabilmente evitare le campagne pubblicitarie. Poi, sia chiaro: vuoi provarci? Accomodati. 

Magari tu riuscirai alla grande dove io ho miseramente fallito. Il fallimento è dovuto (anche) al fatto che Facebook ha modificato il modo di cercare il pubblico, eliminando categorie che potevano essere efficaci, nel mio caso. Perché lo ha fatto? Molte le interpretazioni, ma probabilmente desidera che le persone investano più denaro. 

Ricorda però che se vuoi partire col piede giusto devi avere un libro che faccia parte di un genere che si possa catalogare con facilità. 

Quali alternative per chi, come me, quando legge “mercato” pensa a quello del lunedì che c’è qui a Savona? 

La newsletter

Hai presente il calzolaio che va in giro con le scarpe bucate? Io sono più o meno quel tipo lì. Ho una newsletter (clicca qui per saperne di più e iscriverti) che però non curo molto, anche se cerco sempre di spremermi le meningi e trovare degli argomenti che non siano una rimasticatura degli articoli di questo blog. Sarebbe molto semplice, me ne rendo conto, ma io sono dell’idea che la newsletter dovrebbe affrontare argomenti differenti rispetto a quello che trovi per esempio sul blog. Non adattati; differenti. Altra roba, insomma.
Eppure non ne sono mai soddisfatto per davvero. Mi pare sempre di scrivere qualcosa di deludente e i numeri infatti sono bassi (solo un centinaio di iscritti). Eppure secondo Mailchimp oltre il 50% degli iscritti alla mia newsletter apre la mia mail e clicca sull’eventuale link presente. Niente male davvero, ma per questi iscritti posso e devo fare di più.

Eppure la mailing list (o newsletter) è perfetta per chi, come il sottoscritto, non entrerà nelle classifiche nemmeno se lo legassero a una palla di cannone e lo sparassero. Perché la newsletter permette di avere uno zoccolo duro di lettori, di estimatori (o fan, come dicono quelli bravi) che possono davvero garantire delle buone soddisfazioni.

So bene che un sacco di autori che vendono a carrettate hanno anche la newsletter. Ma di certo credo che sia lo strumento perfetto per tutti coloro che scrivono storie di nicchia, come il sottoscritto. In fondo non tutti possono davvero sperare di avere migliaia di lettori. O decine di migliaia. 

Si può vivere alla grande anche con qualche centinaio di lettori determinati, schietti e genuini. Non possiamo essere tutti Camilleri o King (e devi riconoscere che se così fosse, sarebbe decisamente uno strazio!). Ma possiamo comunque coltivare e veder crescere la nostra piccola cerchia di lettori. 

Cura quello che già possiedi

Attenzione però. Non bisogna credere che lo scopo di una newsletter sia quello di diventare sempre più grande. Certo, veder crescere il numero degli iscritti è una buona cosa. Ma è fondamentale curare già adesso gli iscritti. Lo scrivo perché spesso nella frenesia dei grandi numeri, di raggiungerli, si finisce per commettere un errore madornale: trascurare quello che già si possiede. Un centinaio di persone che una volta al mese decide di usare il proprio tempo per leggere la mia mail: altro che petrolio. Altro che oro. È molto di più.

Ecco allora il mio consiglio se non hai soldi da investire per pubblicizzare i tuoi libri; oppure se le tue opere sono troppo di nicchia (ma anche se stai avendo un buon successo con le vendite): apri subito una newsletter.

9 commenti

  1. Le tue riflessioni sono sempre fondate e analizzano bene i diversi aspetti della questione. A parte la newsletter, da cui mi sento ancora lontana (ma chissà…), le mie conclusioni sono simili alle tue. Non è che niente funzioni: “qualcosa” funziona per “qualcuno”, ma non c’è una ricetta universale. Anzi, alcune caratteristiche insite nell’autore lo tagliano già fuori da certi percorsi (scrivere racconti, non occuparsi di gialli e romance). Per esempio sono convinta che non mi giovi avere scritto racconti, un manuale di scrittura, tre romanzi e una biografia. E’ un misto disorientante per il lettore. Mi adeguo? No. Però il nuovo romanzo, se uscirà, avrà una vena rosa imprevista. E’ venuto così. Sta di fatto che tutto, lo scrivere e il promuovere, deve portare a risultati percepiti come validi (piccoli, grandi, non importa) a fronte degli sforzi fatti, economici e non. Si torna così alla domanda ultima: ti va bene scrivere come scrivi (farti il cosiddetto “mazzo”) per una manciata di preziosi lettori, senza però individuare una crescita nel tuo percorso? Non ho ancora una risposta.

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  2. giuste riflessioni. Se non si prova, rimane sempre il dubbio di aver sbagliato qualcosa. Se si prova si va a tentoni nel buio a meno che non ci affidi a un guru – autentico e non fasullo – dell’uso degli ADS. Però il rischio è di spendere molto e ricavare poco.

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  3. Ma ogni tanto la spolveri sta nicchia?! 😛
    Guarda, Facebook Ads deve funzionare proprio malissimo. Perché io, che sono nella tua nicchia, non ricordo di aver visto la tua sponsorizzata, ma sto passando troppo tempo a segnalare altre sponsorizzate che non sono solo inutili, no no, proprio offensive. Mi sa che Facebook sta profilando qualcun altro al posto mio, e poi mi manda la pubblicità sua…

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  4. Concordo con Barbara, anch’io non ho visto nessuna tua pubblicità, ammetto però di essere un po’ latitante sui social negli ultimi tempi. C’è però un fattore di cui tu non parli ed è importante, il prezzo, i tuoi eBook costano 3, 99 un prezzo medio che però è più alto del solito 2,99. A volte le campagne vanno abbinate a una riduzione del prezzo, almeno del 50% (hai presente le promo che manda StretLib?) certo non è detto che funzioni però se c’è qualcuno interessato al libro con la riduzione è più spinto a comprarlo. Io stessa ho comprato degli eBook sui quali ero indecisa per il prezzo quando c’è stato un ribasso.
    Il genere è comunque importante per indirizzare la campagna, per la serie Stella nera c’è comunque un elemento interessante di mistero e di anni ottanta su cui puntare.

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