di Marco Freccero. Pubblicato il 3 ottobre 2022.
Si scrivono racconti o romanzi con la speranza che siano letti da più persone possibili.
Se però scegli come il sottoscritto di essere un autore indipendente, il marketing (o la pubblicità) dei tuoi libri spetta a te. Tutti i compiti e gli oneri che sono della casa editrice ricadono sulle tue robuste spalle (be’, spero lo siano!). Forse ti sarà utile conoscere i miei 5 errori gravi di marketing che ho commesso in tutti questi anni.
1) Credere nel miracolo
Il mio errore più colossale: credere nel miracolo. Vale a dire pensare che se il contenuto è buono, senza difficoltà troverà il suo pubblico, e i lettori poi faranno il grosso del lavoro col passaparola.
Credo che dovrei erigere un monumento ai miei lettori (ma costa moltissimo), e se le mie opere sono riuscite a registrare qualche consenso lo devo solo a essi. Ma è un atteggiamento ridicolo credere che “ci penseranno gli altri”. Ci devo pensare io, innanzitutto. Il mio lavoro di autore indipendente comprende anche la promozione delle mie opere.
Non esistono miracoli, solo duro lavoro. È un mestieraccio, quello dell’autore indipendente, e prima lo comprendi, e ti rimbocchi le maniche, meglio è.
Su Amazon ci sono centinaia di ottimi lavori che non arriveranno mai al grande pubblico. Nella scuderia della casa editrice Mondadori ci sono decine di scrittori e poeti che non conosci, e che hanno prodotto dei grandi libri. Ma li leggono in pochissimi.
Un autore indipendente deve capire alla svelta che se desidera intraprendere questo mestieraccio, deve avere anche una mentalità da imprenditore.
Gli oneri della casa editrice sono sulle tue spalle.
Non sto affermando che il duro lavoro ti farà diventare una stella dell’autopubblicazione. Nulla del genere. Non siamo destinati tutti a diventare il prossimo Charles Dickens. Ma con impegno e determinazione potrai creare attorno a te un pubblico sufficiente per proseguire negli anni il tuo mestiere di autore indipendente. Questo potrà accadere però soltanto se sarai in grado di lasciarti alle spalle l’idea del miracolo, o del colpo di fortuna.
2) Lo stesso contenuto per tutti
Il blog è diverso da una pagina Facebook, che è diversa da un canale YouTube, che è diverso dalla newsletter. Sia chiaro: non è necessario essere dappertutto, anzi. Le reti sociali sono la più colossale perdita di tempo che ci sia. Sul serio.
Per questo non devi essere su tutte, ma solo su quelle che ti paiono tagliate su misura della tua indole.
Immagina che si tratti di un paio di scarpe: esatto, devono essere comode per i tuoi piedi, non solo belle allo sguardo. Perché con quelle scarpe dovrai percorrere moltissimi chilometri. Quindi scegli con cura la rete sociale (o le reti sociali) che preferisci, che senti adatte alla tua indole, al tuo temperamento. Lo riscrivo: non devi essere su tutte, anche perché le reti sociali (Instagram, eccetera), NON aiutano a vendere il tuo libro. (Adesso non spiego perché, ma ne ho già parlato in passato e ho anche spiegato a che cosa servono).
Di certo devi pensare a un contenuto specifico per ogni piattaforma. Stai sgranando gli occhi, lo vedo.
“Ma io dove lo trovo il tempo?”.
Evidentemente non leggi con cura quello che ho scritto qualche riga fa. Non devi essere ovunque, ma solo su quelle che ti calzano a pennello.
Ricorda sempre che lo scopo di un autore indipendente è scrivere: racconti o romanzi (concentrati però sui romanzi). Non aggiornare il tuo status su Instagram. Al primo posto ci deve essere solo ed esclusivamente la scrittura delle storie; e anche al secondo posto.
Poi, occorre trovare dei contenuti adatti. Non pubblico più i video che realizzo su YouTube su questo blog proprio perché sono “altro”.
In realtà ci sarebbe anche da aggiungere parecchie altre cose.
Per esempio: il pubblico che puoi trovare su un blog è ben diverso da quello che ha scelto di iscriversi alla tua newsletter. E chi ti guarda su YouTube è abbastanza lontano da quanti magari ti seguono su Instagram. Quindi il contenuto deve essere differente. E comunque ricorda (lo riscrivo): le reti sociali sono una perdita di tempo. Dedica a esse poco tempo. Buona parte degli autori indipendenti, se ha una presenza sulle reti sociali, vi passa pochissimo tempo. Preferiscono scrivere. Storie, esatto.
3) Non investire nella newsletter
In realtà la newsletter rimane il mio tallone d’Achille! Eppure credo con forza che si tratti dell’arma TOTALE più essenziale in mano all’autore indipendente. Completamente sottovalutata, eppure essa crea un legame intimo e forte proprio tra autore e ogni lettore.
Pensaci un attimo: che cosa impedisce a Meta di buttarti fuori domani da Instagram o Facebook? Credi che non sia possibile? Che non accada? Succede più spesso di quanto tu creda, e c’è ben poco di che essere allegri o soddisfatti.
Un autore indipendente deve avere un canale suo, e la newsletter a questo serve. Un lettore decide di darti il suo indirizzo di posta elettronica. E tu magari ogni mese (come succede con la mia newsletter. Chi si iscrive riceve in omaggio 2 ebook), fornisci dei contenuti golosi solo per lui.
Quali? Come li crei? Purtroppo non posso spiegartelo in questo frangente, ma ricorda solo che se devi proprio scegliere a cosa dare la precedenza tra blog e newsletter: scegli la newsletter. Se devi scegliere il tempo da dedicare tra reti sociali e newsletter: scegli di dedicarlo alla newsletter.
4) Sperare che il prossimo andrà meglio
Questo punto è di fatto il “figlio” del primo. Attendi il miracolo, che immancabilmente non si verifica; e allora che cosa fai? Esatto: scrivi un’altra storia e ti dici che “questa volta” andrà decisamente meglio. Ma non perché combinerai qualcosa, ti darai da fare, ti impegnerai magari a creare migliori contenuti per la tua newsletter: nulla del genere. Ma per via della convinzione che insistendo alla fine qualcosa accadrà. E può darsi che succeda.
Per esempio conoscevo uno che insistendo, gli hanno dato 20 anni…
È importante continuare a scrivere, e infatti il primo consiglio che si rivolge a un autore indipendente è di pensare al secondo libro mentre conclude il primo. Ed è corretto, occorre scrivere.
Ma perseverare (nel non fare nulla) è diabolico. Se non ti dai da fare, se non ti fai notare, se non ti muovi, puoi stare certo che nessuno mai verrà a cercarti. I buoni contenuti (lo riscrivo) non escono di casa. Sono troppo timidi purtroppo, e hanno bisogno di una spintarella. La promozione, esatto.
5) Credere che il marketing sia un affare poco onesto
Per come la vedo io adesso, il marketing (o la promozione delle proprie opere) vuol dire annunciare (ma non a tutti indiscriminatamente) che in città c’è uno nuovo: tu.
In fondo, quando arrivi in una città devi presentare all’albergo la tua carta d’identità perché l’albergatore comunichi alla Questura che sei arrivato. Quindi, per quale motivo non fare qualcosa di analogo quando pubblichi o stai per pubblicare un libro? È pure follia agire altrimenti.
Lo ripeterò ancora una volta, ma credo che sia necessario. Un autore indipendente deve pensare come un imprenditore. Ben sapendo che probabilmente la sua “impresa” non diventerà la prossima Tesla o Apple; ma anche senza diventare i leader assoluti, puoi comunque ritagliarti delle belle soddisfazioni, sul serio. Però fai il favore di smettere di credere che il marketing sia qualcosa di poco onesto. Se lo fai in modo disonesto, allora sì che è poco onesto.
E tu, quali errori di marketing hai commesso? Che cosa consiglieresti di fare, a chi inizia ora?
Buongiorno, magari mi sbaglio, ma su Amazon hanno introdotti Amazon Ads proprio per lucrare sugli autori indipendenti e magari anche per rientrare dei costi di gestione dei server su cui ci sono milioni di file e-book, il che ci può pure stare, visto che anche Amazon deve pagare l’energia elettrica per tenere i server in funzione e protetti da attacchi informatici, anche perché non è obbligatorio pagare campagne di Amazon Ads.
Prima se non davi l’esclusiva ad Amazon promuovendoti un po’ non vendevi, ora non devi dare l’esclusiva, ma devi pagare per vendere e siccome pagano tutti è come quando devi salire su una aereo e paghi la tariffa extra priority per essere servito prima e salire prima sull’aereo. però poi scopri che dei 200 passeggeri sono in 189 ad aver pagato la tariffa che permetterebbe loro di salire prima degli altri, ma visto che sono in 189, alla fine pagato o no salgono per ultimi quelli che pur avendo pagato la tariffa extra priority si mettono in fila per ultimi. In pratica salgono prima solo degli 11 che non l’hanno pagata.
Certo è vero che senza pubblicità non vendi, ma è anche vero che ci sta troppa concorrenza e se davvero si desidera vendere esiste un solo genere per farlo, ma diciamo che è ben lontano dalle nostre corde. Ogni tanto accarezzo l’idea, ma se anche avessi successo non sarebbe un vero successo e non lo andrei dicendo in giro, sia chiaro. In realtà non lo direi nemmeno se avessi successo coi miei attuali romanzi.
Per il resto avere un newsletter, canali social sui quali si investe tempo è bene. Una volta sui social c’era più interazione. Mi ricordo i tempi d’oro di Twitter, oggi invece si parla, su Twitter, solo di politica, si critica solo, difficilmente ho visto cose interessanti e quindi forse è il caso di concentrarsi davvero solo su poche piattaforme o magari solo su una.
Anche la diversificazione dei contenuti è da farsi perché altrimenti non c’è modo di fare distinzione del mezzo. Oggi il marketing è molto importante.
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Io Twitter l’ho chiuso. Faccio quel poco che faccio cercando di difendere il mio modo particolare di scrivere, di vedere le cose. Senza l’autopubblicazione non avrei mai pubblicato così tanto. Non ho raggiunto grossi numeri? Pazienza, ci sarà tempo per arrivare ad altri lettori, ma che non saranno mai numerosi.
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Eh, sì, si fa quel che si può. Stessa cosa pure io.
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Cosa ho sbagliato e dove ho sbagliato? Banale il primo punto. Il miracolo non c’è stato – e quando mai si verifica? – e non ci sarà. Per il resto non ho fatto nulla
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Anche nel mio caso dubito che ci sarà mai un miracolo. Probabilmente occorre guardare con gratitudine a quanto si è ottenuto.
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Convengo con te. Trovare qualche lettore per me è quasi un miracolo.
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Anch’io all’inizio ho creduto nel miracolo, invece per farsi conoscere è necessario provare e riprovare, passando anche da campagne poco efficaci…
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Le mie campagne sono sempre poco efficaci 😀
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La newsletter è una nota dolente: da anni ho in mente di crearne una, ma il problema è sempre lo stesso: che ci scrivo? Non ho semplicemente idee.
Concordo che non bisogna fossilizzarsi sulle reti sociali, come fanno tutti, proprio perché possono buttarti come e quando vogliono, per presupposte violazioni dei loro regolamenti.
Idem per i contenuti: andrebbero progettati per la piattaforma, ma tutti non fanno altro che condividere e dedicarsi al copia-incolla.
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Anche per me è un problema la newsletter. Non voglio replicare i contenuti del blog: e allora che ci metto? Soprattutto la newsletter ha bisogno di contenuti accurati e studiati apposta. Ma è un’impresa quasi titanica.
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Il mio primo errore di marketing è il provider di hosting… anche stamattina il sito ha avuto qualche rallentamento. Ed è un problema, se i lettori ti vogliono commentare e non ce la fanno. E’ l’unico punto per cui i social battono il blog, le risorse tecnologiche, mannaggia.
Il secondo errore di marketing è non passare la mia vita sui social, non postare almeno una foto al giorno (meglio se succinta…) e non avere un gatto, che i gatti fanno sempre un sacco di followers! E nonostante i miei errori, ho un sacco di militari-vedovi-americani che mi chiedono l’amicizia… 😀 😀 😀
Il terzo errore di marketing è che non uso i miei contatti locali. Solo di recente ho svelato ai colleghi che scrivo, e non tutti, ho limitato i danni, o forse le possibilità…
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Ma facciamo gli stessi errori! È fantastico 😀
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