Perché Amazon è un buon alleato dell’autore indipendente?


 

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 31 ottobre 2022.

 

 

 

Un autore indipendente (come sono io), ha a che fare con una realtà che risponde al nome di Amazon. È il più grande negozio di vendita di ebook, ma quanti effettivamente ne venda non si sa. Perché Amazon non fornisce questi dati (quindi quando leggi che l’ebook sta tramontando: bubbole. I dati proposti sono recuperati dagli altri negozi online, ma non da Amazon. Che è il più importante).

Ho scritto “il più grande negozio di vendita di ebook”? Che errore. In realtà Amazon è un motore di ricerca.

Amazon è un motore di ricerca. Sul serio

Quello che pochi ricordano è che Jeff Bezos, fondatore di Amazon, è stato uno dei primi investitori di Google. Quando il re era Yahoo!, lui già investiva il denaro nell’azienda di Mountain View. E non si tratta affatto di un dettaglio da poco, al contrario. Perché parte della filosofia di Google, del suo motore di ricerca, la ritroviamo proprio nel motore di ricerca di Amazon. 

Per questa ragione è forse necessario capire come “funziona” Google, in modo da comprendere com può funzionare il motore di ricerca di Amazon per l’autore indipendente.

La parola chiave di Google è “pertinenza”. Forse ne hai già sentito parlare, forse no. Più probabilmente, hai pensato che non ti riguardasse: diavolo, sei un autore indipendente! Devi scrivere storie! Molte storie! Molti romanzi! E fai bene, continua. Anche se non sembra sto parlando non solo a te; ma sto parlando di te.

Il colpo di genio di Google in fondo è di avere dato fiducia all’utente che, quando sbarca sulla home, effettua appunto le proprie ricerche. Ti sei mai chiesto perché se per esempio in Google digiti la striscia di testo:

libri per scrivere

google campo di ricerca

 

ottieni questi risultati, e non altri?

risultati ricerca google

 

Per quale ragione compaiono questi siti, e non altri? (Ehi, tra i primi c’è anche un mio articolo!).

Esatto, perché gli utenti (non Google, e nemmeno gli autori di quegli articoli), hanno decretato coi loro clic che questi sono tra i migliori contenuti sull’argomento. Un argomento che al momento di questa ricerca accoglieva ben oltre 24 milioni di risultati in Italia.

 

 

(Dall’immagine ho tagliato i risultati a pagamento che sono sempre in alto). 

In realtà esistono anche altri parametri che permettono al contenuto di un sito di restare in quella posizione. Per esempio: una volta cliccato sul link che conduce al contenuto dell’articolo, l’utente resta sulla pagina? Ci resta poco, oppure tanto, o tantissimo? Se ci resta tanto o tantissimo vuol dire che è soddisfatto, che ha trovato esattamente quello che cercava (e Google ne prende nota). Se viceversa va via subito, molto male. Non ha trovato quello che cercava (in questo caso si parla di “frequenza di rimbalzo” o “bounce rate”). Pure in questo caso Google ne prende nota e spedisce quella pagina sempre più in basso. Anche aggiornare il contenuto di una pagina, rinfrescarla, permette a quel contenuto di occupare la prima pagina dei risultati di ricerca di Google nel corso del tempo.

Questo sistema è stato adottato anche da Amazon. Amazon infatti mostra agli utenti il prodotto che è più probabile vogliano acquistare, non il prodotto che potrebbe far guadagnare ad Amazon più soldi. Presenta agli utenti cosa vogliono veramente, indipendentemente dal margine di guadagno che quel prodotto potrebbe garantirgli. Questo comportamento conduce l’utente a fidarsi sempre di più di Amazon. Torna più spesso su Amazon, e acquista più spesso su questo sito.

Sia chiaro: è una strategia che a molti investitori di Amazon (e in precedenza di Google) non piaceva affatto. Siccome quello che importa è la soddisfazione del cliente, e per questo gli si mostra non il prodotto che garantisce più margine al venditore, ma quello che effettivamente il cliente acquisterà, nessuno ne capiva lo scopo. Ma Google e Amazon lo sapevano benissimo: il cliente si affezionava. Tornava e tornava sui loro siti. Ecco perché le case editrici quando si avvicinano ad Amazon si incartano alla grande, e straparlano. Non hanno la più pallida idea di che cosa sia, di che cosa muove questa enorme realtà. Garantendole quindi un oceano di opportunità (che stanno sfruttando alla grande).

Prima di passare oltre ricorda quello che ho scritto in precedenza. Amazon mostra agli utenti il prodotto che è più probabile vogliano acquistare, non il prodotto che potrebbe garantire ad Amazon più guadagno. Questo vuol dire che, per questo sito, Mondadori o Marco Freccero sono la stessa cosa. Forse fatichi a crederlo ma è esattamente così, però sappi che non sei solo, pure le case editrici non lo capiscono, e si vede. Per Amazon i miei libri, e i libri di un autore Mondadori sono la stessa cosa. Non tratta quelli della casa di Segrate in modo diverso, migliore. Siamo alla pari. Ecco perché alcuni autori indipendenti adorano Amazon (ma tanti non hanno compreso un accidente di questa realtà e nemmeno si sforzano di comprenderla).

Giù, dentro il Kindle Store

Il cuore di Amazon però, almeno nel nostro caso, si chiama Kindle Store. È lui che accoglie i nostri libri elettronici. È bene parlare di lui, allora.

Il Kindle Store, assieme al dispositivo Kindle, non rappresentano esattamente solo un negozio, e il dispositivo con il quale posso acquistare gli ebook, e leggerli. In realtà sono molto di più. 

Il loro fine è quello di raccogliere dati, montagne di dati, per capire il comportamento dell’utente quando legge un ebook acquistato su Amazon, ma anche mentre naviga, tramite il Kindle, sul Kindle Store. Questi dati sono quindi confrontati cercando delle analogie e somiglianze tra gruppi di clienti che per esempio, amano la letteratura scandinava. I dati, analizzati, sezionati, studiati, permettono alla lunga di raggruppare simili con simili. A quale scopo? Tanto per iniziare, per prevedere il tipo di prodotti che ogni individuo sarebbe più incline ad acquistare, quindi consigliarli.

L’effetto che ne consegue, qual è? Forse ci arrivi da solo, ma se hai qualche difficoltà ti aiuto io. 

Quando sbarco su Amazon, vedo un Amazon differente da quello che vedi tu quando plani su di esso. La massa di dati che Amazon raccoglie in base alla mia cronologia di navigazione (navigazione sul suo sito, che comprende anche, per esempio, le ricerche che effettuo sui libri di cui ho sentito parlare, oppure che vorrei comprare); i dati sui miei acquisti passati; la lista dei desideri; e ancora (se uso il Kindle per leggere gli ebook acquistati su Amazon. Ma succede lo stesso se uso l’app Kindle) le informazioni su come procede la mia lettura, quali passaggi sottolineo, quali annoto, oppure il punto preciso in cui abbandono l’ebook per non riaprirlo più: tutto questo genera appunto una massa di dati che produce un’esperienza di navigazione su Amazon differente dalla tua. Tagliata su misura, completamente personalizzata e differente da quella di chiunque altro.

 

La home di Amazon quando plano come Marco Freccero

 

home di amazon modalità privata
La home di Amazon quando plano con la modalità privata

 

 

Inutile ricordare che questa massa di dati evolve: ogni nuovo acquisto su Amazon, ogni ricerca, ogni elemento aggiunto alla mia lista dei desideri, ogni clic che faccio sulla newsletter che Amazon mi invia regolarmente (oppure: ogni clic che NON faccio perché non sono interessato) cambia la percezione che ha Amazon di me. E lui velocemente si adatta.

Ancora una volta tutto questo ha uno scopo soltanto: permettere al cliente di ottenere quello che desidera. A qualunque cliente. A qualunque lettore, qualunque sia il genere di libri che ama, o che preferisce.

Per Amazon Mondadori o Marco Freccero sono sullo stesso piano; bene. Ma il cliente, solo il cliente, è il vero sovrano. Il suo desiderio è di accontentarlo, perché in questo modo tornerà e tornerà ancora a comprare. Sarà un cliente soddisfatto. Oppure, un lettore soddisfatto, perché anche se ha gusti letterari del tutto particolari, di nicchia, su Amazon troverà quello che cerca. Forse a questo punto inizi a comprendere che un autore indipendente che ignori questi dettagli (il funzionamento di Amazon, dei suoi algoritmi) probabilmente fa il medesimo errore degli editori. 

Ci sono lettori che amano non soltanto i racconti statunitensi (quelli di Raymond Carver), ma adorano quelli ambientati in Italia che si svolgono nelle città di provincia al tempo della crisi economica. Altri che cercano romanzi che non siano solo ambientati negli anni Ottanta; ma che siano anche romanzi di formazione. Insomma: abbiamo a che fare con lettori molto particolari, di nicchia, che sono a caccia di storie di nicchia, ma che gli altri negozi online non possono soddisfare, e che le case editrici non sanno raggiungere (perché considerano Amazon un nemico). Per tutte queste persone Amazon è il benvenuto.

Per un autore indipendente, comprendere questo vuol dire essere di un palmo davanti alle case editrici, e agli altri autori indipendenti che credono ai trucchi e alle dritte per scalare le classifiche. Il tuo pubblico (di nicchia) c’è. Resta solo da capire in quale modo raggiungerlo. Grazie ad Amazon, però.

8 commenti

  1. Wow, hai scritto proprio un bel post interessantissimo, io non sapevo niente, tranne che a livello meramente intuitivo, di tutto questo complesso funzionamento di Google e Amazon. Complimenti per la posizione del tuo articolo sulla scrittura!

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  2. Wow, hai scritto proprio un bel post interessantissimo, io non sapevo niente, tranne che a livello meramente intuitivo, di tutto questo complesso funzionamento di Google e Amazon. Complimenti per la posizione del tuo articolo sulla scrittura!

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  3. Tutto giusto, ma.
    Sia quando cerco qualcosa su Google sia quando lo cerco su Amazon, io impazzisco al triplo per trovare quello che voglio. Perché? Perché ahimè non rientro in quella grande mole di dati e comportamenti. Sono un outlier, termine statistico per dire che non mi conformo alla massa. E quindi cerco, cerco, cerco… 😀
    Non uso mai l’ordinamento “rilevanti” e a volte prendo delle gran cantonate con gli articoli “Scelti da Amazon”, in teoria quelli che danno minori problemi al servizio assistenza in post-vendita. Per quanto riguarda i libri… impazzisco a trovare le edizioni che voglio, spesso ci sono ma non riconducibili alla ricerca per autore. Ci arrivo da Google, a casaccio. E non parliamo dei “se ti piace questo, ti piace quest’altro”. Siccome mi piace Diana Gabaldon, autrice della serie Outlander, parliamo di milioni di copie in vent’anni, ecco che mi compaiono romanzetti-fotocopia, che toh guarda, una viaggiatrice del tempo e un highlander… ma va va va, per piacere!
    Questo da lettore. Da autore, sì, è meglio capire subito come gira. 😉

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