Savona e il mare


torretta savona

 

 

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 3 aprile 2023.

 

 

 

Piccolo articoletto dedicato alla città di Savona, al mare, al rapporto che c’è tra queste due entità molto particolari, uniche. Ma è Savona o meglio, il savonese, quella più strana e incomprensibile, ovviamente. Perché il mare lo studi e lo capisci (molto). L’essere umano lo studi e non lo capisci mai completamente, e il savonese è inutile che ti ci metti. Non si capisce nemmeno lui, figuriamoci gli altri se possono riuscire a capirlo, e poi magari a spiegare al suddetto savonese chi è per davvero.

Perché un tale articolo?

Non perché interessi poi a qualcuno, ma perché interessa a me. Se poi altri troveranno questo articolo di loro interesse, tanto meglio. Ma potrebbero anche trovarlo del tutto noioso. 

Da sud

Si può giungere a Savona, come in tutti i luoghi, dai quattro punti cardinali: est ovest nord o sud.

Da sud, vale a dire dal mare, non ci sono mai arrivato. Non è esatto dire che i liguri sono stati marinai o navigatori. Sono stati soprattutto gente di terra perché, si sa, è solida. Il mare è infido, e per amarlo bisogna essere incoscienti, probabilmente. Quindi o conoscerlo molto poco; oppure conoscerlo molto bene, e perciò essere consapevoli che da un momento all’altro si può scatenare. Non è certo l’Oceano Atlantico, è solo il Mar Ligure. Ma sottovalutarlo può costare la vita.

Il figlio più illustre di Savona (o meglio: uno dei più illustri) è stato però Leon Pancaldo, navigatore al seguito di Amerigo Vespucci. Sepolto da qualche parte a Buenos Aires perché ormai vecchio (sui sessant’anni ormai), si era deciso a tornare a navigare. E qui non c’è più tornato. E non è stato nemmeno il solo a navigare. La Storia è piena di marinai liguri che si sono lasciati alle spalle la loro terra per girare il mondo via mare, o anche solo per campare, pescando.

Il ligure e il mare

Questo devo scriverlo perché quasi certamente potrebbe arrivare qualcuno che contesta le mie affermazioni. Ma niente mi toglie dalla testa che il ligure è stato (adesso sta diventando un’altra cosa), un contadino che a un certo punto ha dovuto scegliere per forza il mare. Nel dialetto ligure “mare” e “male” si pronunciano allo stesso modo. Se, come si dice, la lingua di un popolo dice tutto (o tanto) di come quel popolo vede il mondo, credo che non ci sia altro da aggiungere su questo argomento. 

vista dal priamar

Arrivare a Savona

Chi arriva a Savona dal mare afferma che si tratti di un’esperienza in parte unica, forse condivisa con Genova. Pare che i turisti abituati a scali in altri porti, dove si sbarca su banchine deserte e la città si trova chissà dove, siano affascinati da Savona. Nel senso che la nave, per esempio quella della compagnia crocieristica Costa, attracca nel cuore della città. Ci entra dentro come un coltello nel burro. 

Ecco lì la Torretta, l’Aurelia, il traffico cittadino, via Paleocapa. Si scende e dopo essere usciti dal terminal si è nella darsena. Coi suoi locali, bar e ristoranti, il museo dedicato ai computer Apple (ebbene sì), il ponte mobile e in pochi istanti sei dentro al caos della città. Benvenuto, o turista!

Ma per il savonese, quello non è il mare. È solo il porto, che adesso “porta” i turisti. 

torretta savona

Per il savonese il mare è quello che si vede al Prolungamento, e da lì verso ovest dove ci sono le spiagge delle Fornaci, di Zinola. Oppure, verso est, dopo la galleria Valloria, la piccola spiaggia libera della Madonnetta, uno scoglio che è chiamato così perché ospita, appunto, una statua della Madonna.

Savona, appunto

Non è Venezia o Amsterdam, Savona. 

“Bella scoperta”, penserà chi legge. 

Ma quello che desidero scrivere è che molto spesso il savonese si dimentica del mare. Non ha quasi percezione che la sua città stia appunto sul mare. Chi arriva col treno vede solo palazzi, uscendo dalla stazione ferroviaria. E deve camminare un po’ (meglio in auto) prima di trovare spiaggia e appunto mare.
Non è solo per via del lavoro, degli impegni, della frenesia della vita quotidiana. Per ricordargli che vive appunto su una città di mare, il savonese deve andare verso Albissola Marina, oppure al Prolungamento. Allora se lo ricorda, lo vede, lo ama con l’incoscienza di chi crede (ma è la credenza della superstizione) che qualcosa di bello non possa mai diventare altro, cambiare volto. Chi abita nei quartieri più collinari come la Villetta o Valloria, e abita i piani alti lo vede. Ma non ne è contento perché quando è in burrasca, arrivano sin lì le gocce del mare, e tocca pulire i vetri delle finestre. 

savona panorama porto

Forse non ci si è ripresi completamente dal trauma. Savona col mare ha avuto una bellissima storia per secoli. Poi la disfatta, Genova che interra il porto, la fortezza del Priamar che ancora oggi se ne sta lì, tozza e sfrontata, una specie di panettone venuto male, indigesto. Quasi a sbarrare lo sguardo, a ricordare al savonese che è proprio il mare che ha ridotto per secoli Savona a mal partito. Solo con gli invasori (i francesi con Napoleone) hanno permesso a Savona di tirare il fiato, di ricominciare. Ecco perché abbiamo una piazza dedicata al prefetto Chabrol. Un invasore, tecnicamente. Ma qui a Savona siamo strani, e agli invasori dedichiamo appunto le piazze.

savona panorama da priamar

 

Il porto, prima della crisi, era il motore dell’economia della città. Erano qui che le navi con sulla fiancata la scritta “Höeg Ugland Auto Liners” imbarcavano le Fiat per il mercato statunitense. Qui arrivava (e arriva ancora) il carbone che con la funivia giunge a Cairo Montenotte (adesso però è ancora ferma. Si trasporta con i camion). E poi le rinfuse, e tutte le merci che un porto accoglie e distribuisce. Ma il grosso dei traffici adesso sono spostati a Vado Ligure, dove sorge la piattaforma Maersk, e sotto sotto il savonese non se ne fa niente. Non ne soffre troppo. Non è che sia indifferente, o superiore. 

Il savonese è un essere un poco sui generis, che fa parte di un’umanità che verso certi fenomeni (come appunto il mare) è scettico. Se sia il risultato delle traversie subite nel corso dei secoli, è complicato rispondere. Ma di certo lo scettico non si scompone troppo se appunto Vado Ligure diventa il cuore del sistema portuale della provincia di Savona. Forse perché ha imparato la lezione: oggi a me, domani a te.

Naturalmente allo scettico savonese vanno tutte storte; forse proprio perché è scettico? Può darsi.
Da tempo gli ripetono che il futuro (il suo futuro), è nel turismo. Che occorre mettere via l’orso che è, per fare spazio a un gioviale essere umano che va incontro ai turisti sorridendo (sorridendo?), dando loro il benvenuto (benvenuto? Dove? Qui a Savona?). Siamo nel bel mezzo di questa transizione direi antropologica. Incrociate le dita. Nessuno può dire, al momento, che cosa ne verrà fuori. Forse questo esperimento sarà un successo, forse non lo sarà affatto. Ma qualcosa sta cambiando, a Savona. Così dicono…

Dimenticavo. Il savonese va “a spiaggia”. E la Treccani si sbaglia.

10 commenti

  1. Questo articolo è bellissimo, una passeggiata virtuale che comprende storie, luoghi reali e tratti del carattere. Naturalmente aspetto altre proposte savonesi, caro Marco.
    Grazie e buona giornata a te!

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  2. Ammiro la tua passione per questa città e finalmente l’hai celebrata. Un racconto sorprendente che mi ha tolto un cliché ovvero che tutte le città suo mare siano città di mare e di marinai. Non avevo mai visto la città così, anche perché urbanizzazione spinta mi lascia perplessa. Ma come dimostri la si può amare lo stesso

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