di Marco Freccero. Pubblicato il 17 aprile 2023.
Già, Savona vista da est o meglio: arrivando a est.
A questo proposito bisogna ricordare che la città di Savona, che pure ha un porto che accoglie, al momento, soprattutto i crocieristi, non ha un’uscita autostradale…
“Scusi, e il mare?”
La sua uscita ufficiale è “Savona – Vado” ma, come dice il nome, è più Vado (Ligure) che Savona. I pullman e i tir diretti in porto e provenienti da levante, mai escono a Savona – Vado perché vorrebbe dire, per raggiungere il porto, dover attraversare l’intera città da ovest a est. Un’esperienza che in determinate circostanze potrebbe essere fatale per i nervi.
Quindi l’uscita autostradale non ufficiale è quella di Albisola Superiore. Che non è un sobborgo di Savona, ma proprio un altro comune. E tra Albisola Superiore e Savona ce n’è pure un altro: Albissola Marina (senza uscita autostradale. Prego notare le due “esse” nel nome).
Comunque.
Se arrivi da levante e devi andare a Savona: pullman, tir o turista, deve uscire ad Albisola Superiore. Il che getta il povero turista milanese, che ama le cose semplici e lineari, nella confusione più totale.
Perché dall’autostrada mentre si avvicina alla meta agognata, vede il mare alla sua sinistra, è lì, non ci sono dubbi. Esce ad Albisola Superiore, e il mare è scomparso. Non c’è più. Palazzi, alberi, asfalto, traffico: e il mare?
Non è raro incontrare alcuni di questi poveri esseri chiedere indicazioni: “Scusi, e il mare?”. E magari quella sagomaccia di ligure risponde: “Fino a ieri era laggiù”. E “laggiù” in fondo non ci sono che palazzi. Quindi il povero turista milanese, o pavese, deve fare un atto di fede, forse il primo della sua vita. E procedere.
Ogni tanto qualche fine umorista parla di realizzare un casello autostradale proprio a Savona. Ma la battuta viene accolta da un gelo così assoluto che il fine umorista ha finito per cambiare lavoro.
Da est
Arrivando da est, percorrendo l’Aurelia intasata di traffico non solo nel fine settimana, si supera infine la galleria Valloria e si scorge la torre Orsero, e avvicinandosi le strutture delle funivie dell’Alto Tirreno per il trasporto del carbone dal porto, a Cairo Montenotte. Benché il servizio sia in teoria ancora attivo (vale a dire: il carbone arriva, viene scaricato e dovrebbe essere caricato sui vagonetti per giungere infine in Val Bormida) la linea è ferma a causa dell’alluvione di due anni fa. Il trasporto si fa con i camion. Ma l’impianto per lo scarico del carbone che si vede è chiuso, e tutto è abbandonato in attesa che si decida cosa farne. Ci vorranno almeno altri 15 anni perché si arrivi a qualcosa.

La strategia credo sia quella di veder tutto ridotto a macerie, e poi dichiarare: “Non è più recuperabile, purtroppo. Demoliamo!”.
Ma qualcuno dirà: “Nulla di nuovo sotto il sole!”. E invece qui c’è qualcosa di molto savonese. A questo aggiungiamo che dietro il terminal crociere svetta una carcassa. Sul serio.
Quella della sede dell’autorità portuale andata a fuoco anni fa (tutti assolti i responsabili), e ancora lì, a far bella mostra di sé. Qualcuno potrebbe ben dire (sbagliando), che è uno scandalo, che non è un biglietto da visita degno della città di Savona. Che non si possono accogliere così i turisti: con le strutture in abbandono delle funivie, e la carcassa bruciata di un edificio.

Ma quello È il biglietto da visita che la città offre al turista. E lo fa col cuore. Con la testa e con il cuore. (E comunque in pieno centro c’è l’edificio della Banca d’Italia chiuso da anni, senza che nessuno si faccia avanti per trasformarlo in qualcosa).
Per ora il savonese è una creatura che non si cura di quanto gli altri possono dire di lui e della sua città. Guai a criticarla, certo, guai. Ma lui non se ne cura. Non si mette in ghingheri per degli sconosciuti, e lo fa con un certo sforzo per quelli che conosce. Al savonese piace il bello, ma preferisce che sia qualcosa che vedono solo i suoi occhi. Tanto gli altri, i “foresti”, non lo capirebbero. Direbbero “Bello!”, e poi passerebbero ad altro; un’altra città, un altro Paese.
Quindi preferisce chiarire sin da subito che Savona è casa sua, che le regole le fa lui, il savonese. Non tira fuori dall’armadio il vestito buono perché ci sono degli “ospiti”. Se proprio devono venire, se non è possibile dirottarli da qualche altra parte, che vengano (“Dannazione!”).
Ma il savonese è schietto. E ti sbatte in faccia i suoi ruderi, le sue carcasse. Perché è un filosofo, uno degli ultimi di questo Paese (ed è in via di estinzione, sia chiaro). Chi arriva da fuori crede che sia scarso amore per la città. Cattiva gestione politica. Indifferenza per il bene comune, eccetera eccetera.
Niente del genere.
I ruderi
Nei ruderi c’è la verità. Il savonese (ma come scritto in precedenza: è in via di estinzione), è scettico, e sa bene che i rovesci della sorte sono sempre dietro l’angolo. Lo sa bene. La storia della nostra città parla chiaro. Siamo sempre stati dalla parte sbagliata, coi cartaginesi contro Roma, per esempio. Ma solo lo sconfitto conosce la verità, assapora sino in fondo non il gusto della vita; ma la sua imprevedibilità. Avevamo due papi (i Della Rovere), ma poi ci hanno interrato il porto, decapitato le torri, demolito una delle più belle cattedrali del Mediterraneo. Con una simile Storia (pesante) sulle spalle davvero dovremmo metterci in ghingheri? Sorridere? Accogliere a braccia aperte dei perfetti sconosciuti?
Ma nulla del genere. Per questo il savonese è così affezionato ai ruderi. Fatica così tanto a liberarsene. (Ci si creda o no, ci sono ancora quelli della Seconda Guerra Mondiale!). Sono una lezione che il savonese si ripete tra sé e sé ogni volta che il suo sguardo si posa su di essi.
Come ho già scritto: il savonese, questo tipo di savonese, è in via di estinzione. Sta sparendo. Invecchia e muore, come tutte le cose. Presto, nel giro di vent’anni, esiste il rischio di venire a Savona e di trovare tutto in ordine, lindo (be’, abbastanza. Magari nel centro storico, quello sì). Ma quella non sarà Savona, né il savonese. Sarà un altro essere che si sarà uniformato. Sarà divenuto il sorridente piazzista della sua Storia, avrà perso la vera lezione che la Storia distribuisce a quanti desiderano davvero imparare.
Oggi a me, domani a te.
Fantastico! I tuoi articoli su Savona così brillanti e vivaci sono delle vere perle, una maniera bellissima per far conoscere una città e il suo spirito… a questo punto desidererei che questo genere di post arrivassero a cadenza regolare, pensaci eh!
Buona giornata Marco, grazie!
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Grazie a te. Buona serata.
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Un altro post su Savona interessantissimo, appoggio la proposta di Miss Fletcher dei post su Savona a cadenza regolare
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Arriveranno! 😉
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Ma ai savonesi doc Savona piace così. Sempre arguto sie quando parli della tua città.
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Io provo a essere arguto!
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e fai bene
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