La debolezza dell’autore indipendente


 

 

di Marco Freccero. Pubblicato il 24 aprile 2023.

 

 

 

Dopo la disavventura su Twitter (per chi se lo fosse perso: quelle sagome mi hanno bloccato e sospeso l’account per sempre), mi sono a un tratto chiesto anche altro.

Vale a dire: e se Amazon (il più grande negozio online per la vendita di ebook e libri cartacei) domani mi sbattesse fuori? La faccenda non è affatto peregrina…

Un aspetto che viene sottovalutato è la scarsa (o nulla) capacità di trattativa di un autore indipendente di fronte appunto a una forza come Amazon. Se fai parte di una casa editrice medio-grande probabilmente sei in una posizione di forza (anche se forse…). 

Se al contrario sei nella scuderia di una casa editrice piccola, oppure sei un autore indipendente, la tua capacità di trattativa è prossima allo zero. E ovviamente è fuori discussione rivolgersi a uno studio legale.

Manteniamo un contatto

Quindi è opportuno riflettere anche su questo punto, e cercare di predisporre delle… Difese? Ma come? Quali? E con quali possibilità di successo?

Una forma di difesa abbastanza efficace è quella che chi legge (vale a dire: tu) sta vedendo in questo preciso momento, ed è il blog.
La seconda è la newsletter (che possiedo pure io. Clicca qui per ulteriori informazioni). Questi due canali permettono almeno di avvisare i propri lettori se succede qualcosa di imprevisto. E non è una cosa da poco. Ma poi?

Ci sono gli altri negozi online. Che non hanno affatto la “potenza di fuoco” di Amazon (quindi IBS, Bookrepublic, eccetera eccetera), ma che permetterebbero comunque di restare sul mercato.

Restare sul mercato: è una parola! È già tanto se si riesce ad arrivarci! In realtà buona parte degli autori indipendenti il mercato lo vede con il cannocchiale. 

Tranquilli. Non è mia intenzione iniziare adesso un piagnisteo a proposito delle mie vendite sempre mediocri. O dei lettori di questo blog (sempre pochissimi, anzi, sempre di meno. E non sto scherzando!). Ormai ho capito a sufficienza che quei pochi (lettori del blog o delle mie storie) sono tantissimi. Perché le mie storie sono strane, particolari. Seguo il mio percorso che non ammicca, che non strizza l’occhio a mode o tendenze. Faccio di testa mia. 

Non si intona con i voleri del mercato o della maggioranza? E allora? Posso garantire che la notte dormo perfettamente. Sul serio. E scrivere guide che mi garantirebbero forse (molto “forse”) più lettori: non ne ho voglia. Richiedono parecchio tempo e io preferisco dedicarlo a scrivere la mia nuova storia (probabile uscita dicembre 2024). 

Scrivo questi articoli che nessuno legge, che contengono sempre i soliti concetti (ma se ne vuoi di pimpanti e nuovi, puoi andartene da un’altra parte, giusto? La Rete offre così tante voci!).

Ma torniamo a parlare di Amazon.

Anche la copertina è un problema. A volte

Una volta si diceva, e si dice ancora, che l’autopubblicazione è un’ottima cosa. Che ti rende libero. Il che è vero. 

Ad alcuni parrà una piccola cosa, invece credo con forza che poter decidere non solo prezzo e copertina, ma il tuo percorso di autore senza dover subire pressioni di alcun tipo, sia l’aspetto migliore di essere un autore indipendente. Ma non esistono rose senza spine. Ed ecco che di fatto come autore indipendente ti devi appoggiare ad altro, vale a dire a una società (Amazon esatto), che non vuole rogne. Che di fatto può prendere decisioni che teoricamente spetterebbero alla magistratura. È già successo che una copertina di un romanzo distopico di un autore indipendente, Alessandro Girola, che raffigurava un Hitler invecchiato, sia stata bloccata. 

Naturalmente non c’è nessun omino che si sciroppa l’immagine di qualche centinaio (o migliaio) di libri al giorno e poi interviene. Algoritmi. Poi mail che rimandano alla pagina delle regole, che dicono tutto e niente o meglio: espongono un tutto così vasto che può contenere ogni cosa, mentre dovrebbero essere un tantino più precise. Ma stiamo parlando di aziende che sono qui per fare soldi. Magari nascondono tutto questo sotto gli sgargianti colori della libertà di parola e di espressione che loro garantirebbero, ma sono bubbole. Vogliono solo i soldi, infatti ammainano alla velocità della luce i loro ideali quando questi minacciano i profitti. Si difendono affermando che il “libero mercato” scatena le libertà nei popoli, quando arriva e porta benessere e voglia di osare. 

Bubbole.

Non vogliono noie. Se sentono puzza di seccatura, un taglio e via. Tanto, chi mai potrà permettersi di intentare una causa ad Amazon?

Non dico di preferire la casa editrice. Non mi interessa. Ripeto ancora una volta una banalità totale: essere un autore indipendente impone tutta una serie di scelte senza le quali si rischia di diventare irrilevanti. Ma… Se sei già irrilevante?

Bella domanda, sul serio. Però se la formuli al sottoscritto, ti rammento che ho già risposto qualche riga fa.  

Credo che se mi sbattessero fuori da Amazon regalerei i miei ebook a chiunque plani su questo blog, piazzando da qualche parte un pulsante “PayPal” in modo che chi vuole, possa regalarmi due o tre euro. O anche cinque. Se poi sono dieci… Qui in Liguria non siamo schizzinosi in fatto di denaro.

Se il Parlamento battesse un colpo…

Insomma.

Quello che voglio infine affermare è che lo scrittore indipendente deve fare attenzione a quali copertine sceglie e anche a quali parole scrive. Perché non si sa mai come gli algoritmi reagiranno. Algoritmi che sono ovviamente ultra-segreti perché garantiscono una montagna di denaro e un grande vantaggio sui concorrenti. Però…

Però sarebbe carino se qualcuno (il Parlamento?) si ricordasse che certe decisioni non possono spettare a un’azienda che ha sede Oltreoceano. In base a criteri che: BOH! Ecco, sarebbe bene che i criteri fossero più chiari.

Dovrebbero essere i magistrati a decidere se una copertina va “bene” o no (ma in base a quali criteri?). O se il contenuto di un libro è irriverente, o altro (ma anche in questo caso: come ci riesci a stabilirlo? Quello che lo era 80 anni fa adesso nemmeno si nota più).

Qui abbiamo invece realtà che decidono senza fornire molte spiegazioni. La gente si adegua, quando invece dovrebbe fermarsi e ragionare. Magari, tanto per iniziare, scrivere un articoletto come questo che, in modo molto superficiale e maldestro, dica: “Forse abbiamo un problema”. Proprio per esserne almeno consapevoli, invece di far spallucce e inondare le reti sociali di inutili post.

8 commenti

  1. Mi sa che siamo pesci troppo piccoli per avere potere concreto, non avevo ancora letto delle tua disavventura su Twitter, però se Amazon decidesse di buttarci fuori non potremmo fare granché, in effetti sarebbe giusto avere una legge italiana che regoli questi colossi stranieri (anche se il parlamento non mi da una grandissima fiducia soprattutto recentemente, siamo sicuri che farebbero una legge a favore dell’autore indipendente?)
    Comunque hai ragione bisogna stare attenti con tutto, le cover poi sono molto delicate bisogna cercare l’immagine giusta, soprattutto politicamente corretta…per l’algoritmo.

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  2. “Forse abbiamo un problema” dici. Io penso che ce ne sia più di uno e da decenni. E non ti aspettare, se mai se ne dovessero occupare, una legge a favore dell’autore indipendente. Se se ne occupano lo fanno sparire nello stesso modo con cui il parlamento europeo per aver scritto male una legge si sta apprestando a rendere illegale il Software Libero in Europa. Alla fine il Software Libero resterà in Cina, in America, in UK ma non in Europa. Se gli permetti di occuparsi dell’autore indipendente lo fanno sparire dall’Europa e/o dall’Italia nello stesso modo, fidati.

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  3. Mi sento un po’ monotona a commentare un post dopo l’altro con “sono perfettamente d’accordo”, ma… come faccio a non esserlo? L’esistenza dell’autore indipendente è pericolante, da qualunque parte la guardi: fatica come una bestia a ottenere qualunque risultato, è soggetto ad autorità e selezioni di ogni tipo, e appena lascia un attimo la presa, per così dire, sparisce del tutto. In questo quadro mi è difficile dire se Amazon o Twitter sono problemi… Tutto è un problema! Firmato: “la voce dell’ottimismo”. XD (Fermo restando che a scrivere non ci obbliga nessuno, è una nostra scelta, si ama il percorso più dell’obiettivo eccetera eccetera.)

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  4. la nostra forza contrattuale come hai detto è nulla. Penso che nemmeno sappiano chi siamo. Ignoravo la disavventura di Girola, come il problema sollevato da Giovanni, che leggendo un articolo apparso su Wired potrebbe essere il de profundis per il software libero.
    Comunque siamo noi autori indipendenti pesci piccoli che la balena Amazon può inghiottire in una sola boccata.

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  5. Ormai abbiamo un problema su molte cose ed essere controllati non è più una novità che fa scalpore. Sembra tutto normale: essere oscurati dalla rete, censurati per un titolo, un’immagine, una parola, la copertina di un libro… Tutto questo non mi lascia indifferente, ma non immagino una soluzione utile.
    (Anche il livello di attenzione si è abbassato: io continuo a visitare i blog dei miei “preferiti”, ma commento poco e c’è stato un periodo in cui non ho voluto nemmeno più aggiornare il mio blog. Qualcosa sta cambiando o forse è già cambiato. La consapevolezza di ciò mi aiuta)

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